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P.i.L. + The Horrors live

Azzano Decimo (PN)

www.fieradellamusica.it

Il problema è la tecnologia. La calcolatrice, il tacs, il telecomando. Ecco gli strumenti del demonio che hanno ucciso il rock. Lapiderei chi sproloquia affermazioni del tipo "il rock del diavolo". Il diavolo odia il rock, segnatevelo. Anche una volta i fans partivano in direzione concerti ... con quali calcoli? Quale telefono? Quali informazioni? Solo sentimenti. Oggi invece potrei (non solo io, c'è gente defunta là fuori che lo ha già fatto) raccontarvi di aver visto persino i P.i.L. in concerto. Sono passati mesi, tanto c’è voluto per convincermi che è successo. Parto in direzione “evento” con le mie solite zero aspettative, che volete farci, oggi sono tutti cadaveri, quelli di un tempo almeno. Ma è sempre pronta la scusa del "ci sanno fare", "si vede che han cavalcato gli anni dorati", "vengono da un'altra generazione" etc. naturalmente per giustificare spettacoli al più gradevoli. L'anno scorso gli Stooges mica mi esaltarono, figata avere Iggy in giardino, ovvio, ma ho ancora abbastanza capelli da non temere furibonde pettinate sonore ed in quella serata, a conti fatti, i capelli mi sono pure cresciuti. "Never Mind The Bollocks" è il disco colossale, lo scrivo subito così da dimenticarmene e non ripetermi. Ma forse forse proprio il disco più colossale di tutti in relazione a quello che piace a me (e che dovrebbe piacere anche a tutti voi, non fosse che dopo non vi sarebbe più nulla di cui discutere, continuate quindi pure ad ascoltare e svelarmi le robacce che sentite, su tante negli anni qualche cosa ho anche salvato. Grazie quindi, nonostante tutto). Non andrei peraltro mai a vedere i Pistols sottocasa (magari anche sì all'ultimo momento, nelle intenzioni comunque no). Ho visto un dvd di qualche anno fa, roba super, ma appunto perchè è un dvd. Gli organizzatori non hanno neppure scritto "P.i.L., feat. Johnny Rotten, la voce dei Sex Pistols", io l'avrei scritto, che mi frega, fossi un organizzatore che organizza i P.i.L. mica sarei così masochista. Invece no, ad Azzano X credono ancora al popolo rock. Tutti sanno chi sono i P.i.L., tutti verranno, a tutti piaceranno. Sarà un successo senza precedenti, nessun problema, ottimo. Non pioverà, clima ideale. Si scrive la storia e l'indomani avanti come niente fosse. Una fiducia nel prossimo da pazzi scatenati. Respect. Prima han suonato i The Horrors. Bravi … cioè, un attimo: paiono una boy band. Per tutto il concerto ho la copertina del primo cd in tasca, la guardo due volte, poi anche una terza, la copertina del primo cd RIPETO, li confronto uno ad uno. Paiono loro (tre su cinque almeno). Ho stentato tutto il concerto, me li aspettavo TUTTA UN'ALTRA COSA. Fatevi raccontare qualcosa da quelli a cui sono piaciuti, a me sono scivolati addosso. Con l'aggravante che ora ho un cd (il primo, non si fosse capito) di una band che non esiste più. Tutta la fiducia ricade sui P.i.L. a questo punto. Apposto. Ci si può fidare di uno come John Lydon? Boh. Il vecchio Rotten non c'è più, ma Lydon si è presentato comunque con una band vera, suonando per davvero, proponendosi da borghesotto. Il chitarrista suona un banjo ed una chitarra che si è fatto fare ed ha solo lui, basso e batteria viaggiano all'unisono che non si scherza nemmeno un po'. Sono anche vestiti benino (Lydon no, veste una tovaglia con cravatta, ma è da anni che si interessa più alla tavola che alla musica e non vuole farsi trovare mai impreparato evidentemente) si vede che sta gente vive in una città alla moda. Luci efficaci che si stagliano sul logo della band montato alle spalle possono bastare a parlare di concertone? Si direbbe di sì. Mi sono divertito un sacco, è stato un live trascinante, uscirò sazio, Lydon ha imparato a cucinare bene, nonostante sia inglese. I P.i.L. fanno musica per la mente che si scioglie lungo il corpo. Si divertono on-stage, spaccano per davvero. Qualche tempo fa è pure apparsa una notizia secondo cui la casa inglese di Lydon sarebbe andata a fuoco poche ore prima dell'inizio dello show, motivo per cui lui sarebbe stato ombroso nonostante le telefonate rassicuranti alla moglie sin pochi secondi prima dell'inizio dello show. Voglio crederci tanto da decantare questo Lydon come un professionista vero.

Oh caspita ... giusto! Vuoi vedere che Voi alla parola tecnologia (andate su, alla prima riga) stavate subito pensando almeno a diavolerie come internet, ipod, iphon per capelli, facecock, cinema tre.a.d. vabbè ... se avete trovato questa “cartella” particolarmente disinteressante datemi una seconda chance, sostituite gli strumenti dell'umanizzazione che ho scritto in cima con questi nuovi che ho appena citato e la sequenzialità dovrebbe essere al passo e comunque ripristinata senza particolari inceppamenti. God Bless The Lydon-Queen. (WB)

Recensioni dal vecchio sito (ANTE 2011). Quando avremo un po' di tempo sistemeremo il layout. Ma a qualcuno piace scartabellare e allora.. eccole!

MADKIN: Resig(Nation)

(Salottino Production, 2008)

MADKIN: Resig(Nation)

(Salottino Production, 2008)

Il sottobosco underground della nostra penisola è piena di belle sorprese, che a volte faticano ad emergere, nonostante indubbie qualità espressive e capacità tecniche.

Penso a band come The Forty Moostachy, Banditz, The Leeches, MR Bizzarro & The Highway Experience e, visto che ne stiamo parlando, Madkin.

Il quartetto romano si presenta all’esordio con un EP di cinque pezzi, che fin dal primo ascolto fa drizzare le antenne.

Potremmo definire psycho-rock di impatto l’assalto all’arma bianca che i nostri danno con l’iniziale My Zen. Chitarre acide, sezione ritmica nerboruta (grande risalto sui piatti), voce “rioot girls” (non lasciatevi tradire dal viso d’angelo di Serena!).

Niente male come biglietto da visita.

Se Kid Barf, canzone numero due, riprende certi nervosismi tipici dei Nirvana di “In Utero” la successiva Blue Sun abbassa la manopola degli amplificatori proponendosi come ballata dai toni sulfurei. E’ solo un attimo.

Perché i nostri hanno modo di scaricare le proprie emozioni (o frustrazioni?) con l’incandescente Oblomov (avete presente i grandissimi I Mother Earth?) mentre la conclusiva The Lunar Cycle, inizio lento quasi sussurrato e imperante crescendo, è solo la ciliegina sulla torta di un lavoro prezioso.

Ce ne fossero…

(AC)

bandwww.myspace.com/madkin

La seduzione orientale. Da anni osservo che siamo in molti ad essere attratti dal fascinoso rock asiatico, nella fattispecie giapponese (ma non solo!). In particolare È il filone denominato "visual" a destare interesse, ma non mi addentro nelle sterili classificazioni preferendo lasciar "suonare" le bands. Fin qua tutto ok, se però succede che una band italiana decide coscienziosamente di comporre secondo gli stilemi del j-rock, allora merita un po' di attenzione. Ricordo altri dediti alla riproposizione dei colori nipponici, ma con risultati trascurabili. La qualità è requisito essenziale per approcciarsi al Giappone. Prendiamo i notissimi e inarrivabili (parlo in generale) X-Japan , impeccabili nel suono, immagine, potenza, dolcezza,irruenza, malinconia, tutto. A loro, piuttosto che ad artisti che vanno per la maggiore come Gackt, associo i DNR. Ero convinto che un paio di loro fossero di origini orientali, sbagliavo. Tutti italiani doc. Incredibile. Due le tracce proposte, Follow me tra saliscendi X-iani e Breakout and Live al passo con la decadenza di oggi. Stupiscono la pulizia della registrazione, l'immagine curatissima, la padronanza della materia musicale. Ancor di più mi ha colpito la voce di Mantis, come riesca a calarsi nella parte di un giapponese che si approcci ottimamente all'inglese, con tanto di inflessioni, profondità e "segmentazione" del cantato. Chiude una non banale, scarna e più sintetica, versione remix di Follow me che lascia trasparire dell' altro potenziale da sviluppare. Sorprendenti. WB

Blacklist Union: Breakin Bread With The Devil

(Blu Records, 2008)

In questo periodo di stanca colossale, ci sono voluti i Blacklist Union ed il loro nuovo ellepi a rimettermi davanti ad un computer a battere sui tasti.

Un sussulto… una scarica elettrica che mi ha svegliato dal torpore di un torrida giornata passata tra le strade dell’Alpago.

La band hollywoodiana, già autrice di un full-lenght al cardiopalma, convince appieno con il suo sleaze rock di stampo moderno che si fonde con leggere striature emozionali.

La produzione di Chris Johnson (che ricordiamo alla consolle del solista di Josh Todd) in questo senso aiuta, e molto!

Le iniziali Breakin’ Bread With The Devil e Wicked Love Song sono espressione di potenza e talento. Il singer Tony West rincorre i ritmi sparati dal Jason X (basso) e Sean Davidson (batteria) mentre Carmine d’Amico (chitarra solista) cesella di fino a ripetizione.

La biografia dei cinque cita i Jane’s Addiction tra le fonti d’ispirazione, un azzardo forse, anche se in alcuni frangenti le linee vocali ed il motore di fondo sterzano verso tale direzione (si senta in merito Come Inside).

Difficile rimanere indifferenti all’ascolto di pezzi come Sixty Five Steps Away(toccante la musica, ancor di più la storia che racconta) e Liars, Cheaters And Thieves, il pezzo di riferimento dell’intero lavoro.

Blacklist Union, la più bella band di Los Angeles… oggi!

(AC)

www.blacklistunion.com

Backyard Babies: Backyard Babies

(Spinefarm Records, 2008)

In un mondo in cui nessuno compra più dischi, i Backyard Babies, giustamente, se ne fregano e fanno uscire il loro settimo (se ho contato giusto) album a ferragosto.

Che poi, magari, in Svezia è anche la data più propizia, visto che il disco è stato proiettato direttamente al primo posto della classifica locale.

Ma veniamo al disco, che a parere del sottoscritto si mantiene sui buoni livelli degli ultimi BB, anzi un gradino sopra l’ultimo “People…”.

La scelta del singolo d’apertura Fuck Off And Die (sbaglio o l’intro di batteria e roba alla White Stripes?) è l’unica pecca che mi sento di addebitare ai quattro. Pezzo abbastanza anonimo che lascia il passo subito alle song seguenti, ben più entusiasmanti.

Mi riferisco in particolare a Degenerated, bella ed arcigna, a Come Undone, classico refrain alla Backyard, ad Abandon, ballata che si accende in modo spettacolare, a Voodoo Love Blow (al piano un certo Dizzy Reed).

Ma anche Drool, Idiots e la conclusiva Saved By Bell mi divertono alquanto.

Dal vivo, mi dicono, non sono più quelli di un tempo, ma su disco rimangono a mio avviso i migliori interpreti europei del genere.

E non solo…

(AC)

www.backyardbabies.com

Da un po’ di tempo evito le recensioni di demo italiani (e non) lasciando ad altri, ben più in forma di me, l’onere di giudizio su lavori che spesso si presentano approssimativi e mal congeniati. D’altronde le uscite ufficiali sono talmente tante da rimanere anch’esse, spesso, a riposare per mesi sul mio comodino. Con la band tarantina, guidata dall’infaticabile John 7, mi sono riappropriato del ruolo di (re)censore spinto anche, e soprattutto, dal ricordo del loro œFinally Rock che qualche anno fa mi fece una grande impressione Il singer, leggo dalla biografia, recupera il compagno d’armi Fabian (alla sei corde), rifonda la band con l’ausilio di una sezione ritmica intonsa e rilancia il progetto con nove pezzi di roccioso street rock. Sia detto subito, nel 2005 ero in pieno trip œnew school of rock’n’roll intravedendo nei britannici Glitterati, Roadstar e King Adora una rivisitazione in grande stile dei miei eroi giovanili ed anche l’offerta italica mi compiaceva non poco. Ora le cose sono un po’ cambiate. Ciò non toglie che la band pugliese, pur rimanendo aggrappata a sonorità impegnative per i tempi che corrono, e conferma le ottime impressioni di allora. Le classiche Let Me Free e Free, brutta la dicotomia belli i pezzi, la ballata anni ottanta You Me And Her, l’icona sleazy Pride To Mama confermano un quartetto in buona forma e potenzialmente in grado di dire la sua. Una registrazione più professionale e la gara con gli amici di casa Svezia (Babylon Bombs e compagnia bella) È bella che aperta a tutti i risultati. Attendiamo riscontri.

REVEL

Sostengo da sempre che l’Italia poteva (già negli Ottanta) e può tutt’ora dire la propria nell’hair/glam metal. Non fanno eccezione questi Revel, talmente fuori tempo massimo da arrivare in perfetto orario. Suonano esattamente come una delle migliaia di bands, tutte assolutamente indispensabili, della Los Angeles d’oro. Un po’ di Roxx Gang e un po’ di Britny Fox e ci siamo. Non risultano neppure modernisti, io che pensavo non si potesse più prescindere da triggers, voci pulite e chitarre glaciali. I Revel sono fermi al 1991, massimo 1992, qualità della registrazione compresa (a livello quindi dei demo americani del tempo, very good !). Domanda: “Rock n Roll Save Your soul” è loro o è una shockante hit altrui ? Non da meno l’opener “Bring Me Back” di nome e di fatto, con tanto di intro scenografico che amplifica l’attesa per quello che verrà . Spunta ai cori pure Joey Zalla dei Jolly Rox (già passati da queste parti) per chiudere il cerchio circa eventuali riserve sui comuni denominatori delle bands. Mi sono piaciuti questi Revel, poco da aggiungere. Certo è che la band deve darsi da fare se è vero che vanta un fan club sloveno ed uno cinese (!). Potere di internet certamente, ma i toscani non producono fumo. A questo punto mi sistemo in prima fila e aspetto, con impaziente fiducia, buone nuove. Glam on! (WB)

KRYS

Dover recensire dei demo insegna. Ho scritto proprio “dover” perchè fino a qualche anno non riuscivo a terminare l’ascolto di un cd acustico (e forse neppure ad iniziare), si fosse anche trattato di un capolavoro. Quando ho letto tra le note promo che il prodotto in questione era un acustico sono riaffiorati d’un colpo i vecchi fantasmi. Se lo recensisco solo ora (e mi scuso per il ritardo con la band) è proprio perchè ho dovuto aspettare di trovarmi nello stato d’animo giusto. Sono altresì bastati pochi secondi per spazzare via ogni eventuale riserva, i Krys sono una band con tutti i peli sul petto. Il lavoro è dedicato ad un amico scomparso, basterebbe questo a validarne la qualità al di là dei reali meriti? Forse, di fatto mi sono trovato ad ascoltare le cinque canzoni in totale relax, stretto tra le braccia di melodie semplici, raffinate e ben registrate e, cosa unica ancor più che insolita, a riascoltarle altre volte nei giorni a seguire. Non mi è facile capire se queste canzoni sarebbero comunque sbocciate indipendentemente dall’incidente, resta il fatto che se “il rock’n’ roll è un inno alla vita e alla gioia”(cit.) i Krys dimostrano la maturità di saper cogliere da un evento tragico lo spirito per innalzare il loro significato di musica rock. Il miglior modo per ingannare l’attesa del nuovo album che dovrebbe vedere la luce nel corso dell’anno. (WB)

E’ incredibile la passione che spinge alcune persone ad investire tutto ciɲ che hanno (in termini di tempo, danaro...) nella musica che amano, a dispetto di mode, improbabili profitti, sogni difficilmente realizzabili. Penso ai ragazzi della Go Down, della Nicotine, della Tre Accordi, giusto per citare i primi che mi vengono in mente. Lavoro impagabile il loro, come quello di œvolare a Lille (in Francia) e portare alla ribalta questi Ashtones, œpericolosa gang che ha fermato il proprio tempo biologico ai primi anni settanta. Stooges (il nome Ron Asheton vi dice nulla?), Dead Boys, New York Dolls. Tre nomi tre, per piantare i paletti e sistemare i confini musicali dei cinque guidati dal tarantolato GÈ Ashtone. Nel CD troviamo tutti i nove pezzi dell’EP Di esordio A She-devil is my dope fiend tra cui spiccano la song di apertura Youngblood Fuck Off, la cover dei citati Dead Boys What Love Is e la conclusiva Pekinese Cheeks, Inoltre sono stati aggiunti cinque pezzi live dove la resa sonora davvero low-fi penalizza forse un po’ l’ascoltatore ma dÉ la giusta idea della foga punk che anima i loro corpi. Search... and destroy!

La ristampa (finalmente!) con aggiunta di tre tracce di questo album mi riporta indietro di quasi vent’anni, quando i œprimi cd costavano ventiseimila lire e gli ultimi vinili si fermavano a quota sedici. Squattrinati liceali, ogni compleanno (anche quello della compagna di classe innamorata di Baglioni) era la scusa buona per raccattare i soldi, comprare il disco, regalarlo e farselo registrare (se non, addirittura, fregarselo nel giro di qualche mese). L’album in questione fu uno di questi regali (all’amico Pietro, perɲ, che apprezzɲ non poco). Questa uscita, seppur con notevole ritardo, rimedia ad una difficile (quasi impossibile) reperibilitÉ della versione originale, uscita in poche copie e divenuta merce rara. Ah, nessuna parola sul disco? La band svedese, all’epoca, era da infarto. Look intrigante, canzoni mozzafiato (a memoria, Rock’n’Roll City, Love Me Or Leave Me e Downton) e, come contorno, una ballata, Hollywood Dreams, che faceva accapponare la pelle. All’epoca appunto¦ quasi vent’anni fa!

Escono in contemporanea con le compagne di scuderia Cellulite Star le quattro veronesi Cherry Lips e confezionano un disco davvero all’altezza. Dinamitardo hard rock’n’roll sulla scia dei grandi nomi del passato (e non solo) come Aerosmith, Kiss e The Runaways. Partirei a razzo con la song numero uno. Dead or Alive? Ɉ un vero master piece. Granitico riff portante, bell’assolo, ottimo refrain. Un pezzo che, in virtÙ anche della produzione sopraffina, disegna da subito i contorni del disco. Con Haunted e The Race is on cala leggermente il livello compositivo, mantenendosi comunque su buoni standard. Tra le mie preferite anche Mean Hot And Nasty, la cover Girls Just Wanna Have Fun (devo aggiungere di chi?) e, in chiusura, la ballata moderna Narcissus. Non mi soffermo oltre e chiudo, non prima di aver esaltato la bellissima confezione, oramai un classico in casa Andromeda. Passare alla cassa.

La Nightmare Records è attiva da diciotto anni. All’inizio le prime introvabili produzioni, poi la distribuzione, negli anni un ottimo catalogo di vendita online ed oggi anche co-promotrice di festival di qualità quali il Prog-Power Fest ed il Rocklahoma per citare due tra i più noti anche al pubblico italiano. Lance King, già voce dei queensrychiani Gemini (due ottimi album autoprodotti), dirige le operazioni ed è una persona cordialissima che si presta tanto a scambiare battute con le major del metal che coi piccoli (come me). Mi ha fatto scoprire questi Asian Typhoon definendoli “exceptional!”. Come faccio a dar torto ad uno che se ne intende come lui? Impossibile. Alla voce spunta un redivivo Minoru Nihara a cui evidentemente non è mai andato giù il pantano post-grunge-modernista-caotico da cui Akira Takasaki non riesce più ad uscire (nemmeno quando ripropone i vecchi cavalli di battaglia) ed allora si è deciso a fare da sè. Si è circondato di stimati musicisti locali e con questo “Wings” (già sesto album secondo le note del sito ufficiale!) ci riporta direttamente agli anni aurei dell’heavy rock, quando i Loudness facevano cassetto. Vi assicuro che “Heavy Road”, “I am addicted to you” e “A man has captured the sun” vi faranno risvegliare dal torpore che vi circonda, se chiudete gli occhi ascoltando “Optimism Self Therapy” vi ritroverete idealmente ad un live degli Scorpions,” Screamers” è l’highlight dell’album, basta solo ascoltarla, “Absolutely wonderful night” pare un outtake delle sessions di “On The Prowl” mentre “For whom the bell tolls” non ha nulla da spartire coi Metallica, essendo una autoctona produzione dal ritmo serrato che si stempera su melodie evocative, alla maniera degli X-Japan tanto per capirsi. Come ho scritto tra le righe dell’ editoriale gli X.Y.Z.-->A (a quanto pare la versione nipponica del nome, boh!?) sfornano il disco che i Loudness non hanno mai più composto dal 1995, pur con un Nihara in evidente difficoltà qua e là. Meglio tardi che mai. (WB)

La scena rock and roll romana si arricchisce di una nuova realtÉ , THE GUESTZ. Dopo la pubblicazione del primo EP il nome sta circolando velocemente: abbiamo sentito Rob (basso) e Matt (batteria) autentica forza motrice della band. [B] (NR) Ciao. Non vi starɲ qui a chiedere come È nato il nome della band (chi vuole puɲ andarsi a leggere la simpatica storiella nella vostra biografia), mi interessa perɲ un breve cenno su come È nata la band. Tutti e quattro i musicisti hanno alle spalle un background piuttosto notevole (ed impegni tutt’ora attivi, se non erro). Come, e perchÉ, È nata l’idea di provare con un qualcosa di nuovo?[/B] ROB: Prima di tutto, chiariamo che in realtÉ non avevamo nessuna intenzione di fare "qualcosa di nuovo", ahah! Io e Jonna ci conoscevamo da tempo e parlavamo sempre di metter su una band insieme (molto alla Ac/Dc, su questo non avevamo dubbi), solo che lui ne aveva sempre 6/7 (tra originali e tributi) mentre a me ne basta una per sentirmi "occupato", anche se a quel tempo si trattava di un tributo. Due anni fa È capitato che lui si ritrovava con meno band del solito, e soprattutto con nessuna band originale davvero soddisfacente; inoltre, aveva sotto mano quello che non esitɲ a definire un cantante portentoso, mentre io da un paio di anni suonavo con questo ragazzino neanche maggiorenne che pestava come un fabbro. Cosɬ, ai primi di settembre del 2006 ci siamo trovati ad un bar per parlare di questa nuova band: sembravamo tutti motivatissimi, e dopo un paio di birre avevamo giÉ una lista di cover da provare per vedere come andavamo come amalgama. Il resto È storia! Tornando alla tua domanda, piÙ che fare qualcosa di nuovo, l'idea era quella di andare a colmare un vuoto: a Roma non c'era una grande e longeva band hard rock che mettesse piÙ o meno tutti d'accordo e che ti potevi ritrovare ad aprire per le band famose, un po' come gli Hollywood Killerz a Torino, i Bastet a Padova, i Markonee a Bologna, e cosɬ via. A quanto pare, piÙ di qualcuno ha avuto la stessa idea nostra, recentemente stanno uscendo fuori diverse band valide, vedremo chi reggerÉ e chi no! MATT: Insieme a Rob suonavo nei The Brightess, un tributo ai The Darkness, ma avevo bisogno di fare pezzi originali, volevo dare sfogo al mio estro creativo “ non ero ancora maggiorenne ma volevo giÉ darmi da fare seriamente. Siccome io e Rob ci troviamo spesso e volentieri in quanto a gusti musicali, È stato naturale iniziare proprio con lui. Avevamo in testa quello che volevamo: un gruppo rock’n’roll, incazzato come i Motorhead, una banda di cazzoni con attitudine da vendere; e siccome non avevamo tempo da perdere a cercare le persone giuste, siamo andati sul sicuro: abbiamo sentito Jonna, che piÙ o meno aveva le nostre stesse idee, e aveva a disposizione Mimmo che all’epoca viveva con lui. La band era pronta! [B] (NR) Parliamo subito del vostro primo lavoro. Il prodotto (come tale) mi sembra all’altezza di pubblicazioni internazionali. Siete soddisfatti del risultato (parlo in termini di suoni, produzione, packaging, ¦)? Secondo, come È stato accolto in giro?[/B] ROB: Per quanto riguarda la produzione, con Christian Ice e il Temple Of Noise sapevamo di andare a colpo sicuro per la qualitÉ . Sono 10 anni che Jonna registra in quegli studi, quindi ci ha illustrato bene il loro modo di lavorare, e il risultato si sente. Tra l'altro, ci hanno dato ottime dritte per arrangiamenti, cori e suoni, ci siamo sentiti decisamente in ottime mani. Ovviamente ognuno di noi ha qualche piccola lamentela qua e lÉ , ma il tempo a disposizione era quello che era, per cui abbiamo dovuto adeguarci. Per esempio, Mimmo ha registrato le voci di diversi pezzi di mattina, il peggior momento della giornata per cantare, e soprattutto per un animale notturno come lui! Per il packaging, devi sapere che Christian Ice È una delle menti dietro al progetto rock demenziale Prophilax (a Roma sono famosissimi, da voi non so), e mentre mixavamo da lui abbiamo visto il bel digipack fatto per il loro ultimo album. Ci È piaciuto, ci siamo fatti dare i contatti della ditta che l’ha prodotto, e devo dire che siamo soddisfatto al 100% di come È venuto fuori! A livello di responso œmusicale, beh, la rassegna stampa parla da sola: una sola insufficienza da una webzine inglese che ha deciso che noi dovevamo essere un gruppo punk rock e poi si lamentava che non trovava queste influenze nel cd; ci ha dato una striminzita sufficienza anche sulla produzione, per cui m'È venuto il dubbio che abbia recensito un altro cd, ahah! A parte questo, voti diciamo tra il 6,5 e il 7,5 sulle webzine metal e tra il 7 e l'8 su quelle hard rock, sia in Italia che all'estero. L'unico appunto che ci fanno regolarmente È che il cd È troppo corto! MATT: A livello di produzione e presentazione, oggettivamente parlando il nostro EP È sicuramente superiore al 90% degli EP e dei demo che ci sono in giro in Italia e non¦ Questo grazie a due persone che sanno lavorare come si deve, ovvero Mirko e Christian del Temple Of Noise. C’È una bella coesione sonora nel disco e anche se il mio œsuono tipo non È come quello che sentite in Not For Money, Just For Glory. Ci si deve mettere al servizio dei pezzi e della band, quindi quelli sono stati i suoni che secondo un po’ tutti nel gruppo erano adatti a quello che stavamo tirando fuori. Sembra poi che parecchia gente stia spendendo buone parole per noi, dicono che abbiamo una gran botta e pezzi che funzionano alla perfezione. Ti posso assicurare che l’energia del disco si raddoppia in sede live: chiunque ci abbia visto al Glamattakk di Torino ci ha chiesto di fare altre date al nord per tornare a vederci. Quindi direi che non sta andando poi cosɬ male, anche a livello di vendite. [B] (NR) E’ giusto definirvi una energetica band di hard-rock (lasciamo da parte gli inglesismi per una volta!)? Quali sono le band del passato (e/o del presente) che appartengono al DNA dei Guestz?[/B] ROB: Il concetto di energia per noi È fondamentale - beh, trovami un gruppo rock che ti dice il contrario! Dal vivo, quando abbiamo a disposizione impianti potenti, possiamo alzare i volumi senza pregiudicare la qualitÉ del suono, e diamo decisamente il meglio, ma penso “ ok, spero! - che anche su disco questa cosa venga fuori. Le nostre ispirazioni sono piuttosto varie, seppur tutte riconducibili all'hard rock che va dagli 80's ai giorni nostri: Jonna È un fan degli Ac/Dc e di TUTTI i loro gruppi clone, a me piacciono tante cose dagli Enuff Z’nuff ai Motorhead, passando per gli ultimi Backyard Babies, mentre Mimmo È un po' piÙ metallaro come impostazione ma basta vietargli di fare il Bruce Dickinsnon e il gioco È fatto! MATT: Sicuramente i mostri sacri del rock’n’roll, ma soprattutto tante band semisconosciute al grande pubblico. Sono influenzato da nomi di tutti i tipi, dai Led Zeppelin fino ad arrivare a Heaven’s Basement e Buckcherry. Sono dell’opinione che la grande musica del passato sia imbattibile, ma che allo stesso modo ci siano davvero decine di band giovani che meritano lo stesso rispetto e lo stesso successo: le nuove leve sono il futuro! [B] (NR) Trovo corretta la decisione di proporre un EP di pochi pezzi rispetto ad un intero album, almeno come passo iniziale. Una scelta di qualitÉ a fronte di una di quantitÉ . Quali sono, tra i brani presenti, i vostri preferiti? Avete lasciato fuori qualcosa che, magari, potremmo assaggiare in futuro?[/B] MATT: Sarɲ di parte, ma a me piacciono tutti! Sono cinque brani completamente differenti tra loro, quindi anche nel suonare c’È una certa varietÉ e la cosa mi diverte parecchio! ROB: Fare un EP È stata una mossa dettata principalmente da due ragioni: primo, avevamo fretta di registrare e avevamo solo quei cinque pezzi pronti (nel senso di fatti e finiti), secondo il budget per registrare un disco intero non ce l'avevamo. Abbiamo speso 1.500 Euro per la sola registrazione. Per un full length ce ne sarebbero voluti almeno il doppio! Il prossimo cd, a cui abbiamo giÉ iniziato a lavorare, sarÉ un album completo, anche se ancora non sappiamo dove troveremo i soldi, ahah! Ci saranno sicuramente due pezzi scritti da Jonna per un vecchio progetto, gli Hot Custom Man, che abbiamo fatto nostri e suoniamo regolarmente nei nostri concerti, ovvero Ten Years In Jail e Ridin' On The Road. Potrete sentire la seconda probabilmente entro fine anno, in un EP œsolista di Jonna in via di completamento. (NR) Mi sembra che a Roma si sia tornati a suonare alla grande. Avete aperto per diverse band di nome (cito i Quireboys a puro titolo di esempio). Come È stato il riscontro del pubblico? Avete qualche aneddoto particolare da raccontare? ROB: E' vero, un sacco di band stanno tornando a suonare a Roma, ma va anche detto che molto spesso È proprio il nostro Jonna ad impegnarsi per portarle a Roma e ovviamente, quando possibile, siamo noi ad aprire (oltre che a fornire la backline). Per quanto riguarda il pubblico di queste occasioni, È sempre un terno a lotto: Adam Bomb È riuscito a riempire un locale di media grandezza di lunedɬ (tutt'ora non ci spieghiamo coma sia potuto succedere) mentre altre volte la situazione È desolante, come quando vennero i Soul Doctor a Stazione Birra la domenica del derby: 20 persone! Aneddoti particolari... beh, ricordo con piacere Spike dei Quireboys. Appena arrivato a Stazione Birra gli ho suggerito di assaggiare la birra che il locale produce in proprio... 30 secondi dopo lo vedevi andare da tutti i suoi compari a dirgli di assaggiare la birra assolutamente, ne era totalmente entusiasta! Poi ci sarebbero dei piccanti aneddoti ogni volta che viene Adam Bomb, ma purtroppo nelle interviste mi tocca sempre sorvolare, qualcuno potrebbe prendersela, ahah! E infine, mi ha fatto molto piacere sapere che Kee Marcello È rimasto positivamente impressionato la prima volta che abbiamo aperto per lui, a maggio, tanto da volerci di nuovo quando È tornato a Roma a metÉ ottobre. MATT: Il pubblico di Roma ci conosce ormai bene, quindi quando suoniamo di spalla a band di rilievo c’È sempre una fetta di pubblico che conosce i nostri pezzi e canta i ritornelli, ed È una figata! Sempre riguardo ai Quireboys, ci hanno letteralmente riempiti di sinceri complimenti. Il chitarrista Paul Guerin ci ha detto you made me feel link 20 years ago!, che detto da un tipo che di cose ne ha viste fa un certo effetto. La stessa sera, poi, ci era stato detto dagli organizzatori di liberare i camerini in fretta perchÉ i Quireboys volevano restare da soli. Per cui, quando Spike mi ha visto portar via la roba mi ha detto:Dove vai?; io gli ho riferito quello che mi era stato detto e lui: Ma scherzi? Resta qui e bevi con noi!¦ Detto, fatto: mi sono preso una gran bella sbornia! [B] (NR) Sono convinto che la parte difficile venga dopo la produzione/pubblicazione di un disco (a livello underground, ma non solo). Come vi state muovendo in merito?[/B] MATT: E’ proprio vero, la parte in cui cerchi di far sentire i tuoi brani in giro e spedisci il pacchetto promozionale a riviste e webzine È proprio una faticaccia, per fortuna È Rob ad occuparsene! ROB: Ci facciamo promozione credo come tutti: spedire il cd a varie webzine, cercare di trovare piÙ fan possibile su myspace e suonare in giro. Devo dire che le vendite on-line sono decisamente inferiori alle mie aspettative, mentre va molto meglio ai concerti; ed È semplicemente impressionante il numero di magliette che stiamo vendendo, a Roma la nostra t-shirt col teschio tecnologico ce l'hanno praticamente tutti! [B] (NR) Qui a nord-est non vi È proprio visti! E non riesco proprio a capire. Possibile non si riesca a fare un œcambio di date tra voi e qualche realtÉ locale?[/B] ROB: Non ci si È visti perchÉ finora abbiamo quasi sempre suonato a Roma, ovviamente! A parte l'edizione estiva del Glam Attakk a Torino. Dopo l'uscita del disco abbiamo fatto un po' di concerti in location "estive" come il Rock City e, dopo l’estate, un buon numero di aperture a band piÙ o meno famose: ci si sono presentate le occasioni e le abbiamo colte. Ora ci stiamo muovendo, comunque, per uscire dai confini del Grande Raccordo Anulare: il 21 novembre saremo a Pisa e stiamo giusto cercando una data per il giorno successivo, al centro-nord. MATT: Vedi, per fare uno scambio di date devi avere qualcuno che ti viene a vedere, e possiamo anche avere qualcuno che viene a vederci, che ne so, a Trieste o a Padova... e magari qualche locale intenzionato a pagarci un rimborso spese. Ma poi il problema si pone quando l'altra band deve venire a suonare a Roma, trovare un locale che paghi una band originale che viene da fuori abbastanza da rientrarci con le spese non È facile!!! Comunque, ci stiamo organizzando, dobbiamo fare un po' di sano bordello anche al nord!!! (NR) Me lo auguro. Sarebbe la volta buona che ritorno a vedermi un buon concerto. Grazie di tutto ragazzi.

Non posso esimermi dal fare una breve considerazione sul fronte discografico 2008: È difficile immaginare come un mercato già in coma profondo, potesse riuscire ad affrontare una crisi globale come quella tuttora in corso: lungi da me fare considerazioni di natura economica, ma le ultime uscite di nomi storici (AC/DC, Metallica, Whitesnake, Uriah Heep, Guns 'n' Roses, Judas Priest) lasciano pensare a un accordo comune tra domanda e offerta (pubblico e label) per una sorta di "certezza" (musicale ed economica), con buona pace delle nuove scoperte, letteralmente oscurate dai suddetti mostri sacri. L'augurio È che il nuovo anno porti quel pizzico di coraggio che ci permetta, nel nostro piccolo, di guardare al futuro in maniera piÙ serena.

CONCERTO E.S.P.

Eric Singer (Kiss, Lita Ford, Badlands, Black Sabbath e chissà quanti ne dimentico), Bruce Kulick (Kiss), John Corabi (The Scream, Motley Crue, Union, Ratt) e Chuck Garric (Alice Cooper), questi sono gli ESP. Si sapeva che avrebbero dato spazio un po’ a tutte le esperienze musicali maturate dai singoli in anni di militanza tra i big del rock americano che conta. Io non aspettavo altri che John Corabi, tra le voci che in assoluto preferisco, capace di marchiare a fuoco persino un cd di dinosauri immobili a se stessi quali sono i Motley Crue. Ma veniamo alla serata. Aprono i Rain di cui seguo gli ultimi pezzi (sempre di chiaro stampo britannico); non è la prima volta che li vedo e stasera mi paiono in discreta forma. Suonano anche una “ Back In Black “ di cui francamente non ne posso più, ma il pubblico pare gradire. A fine concerto raccolgo un po’ di impressioni sparse: tirando le somme ahimè non è che abbiano proprio fatto breccia. Aspetto quindi la prossima occasione per sentirli dall’inizio alla fine e dare un giudizio completo. Doveva quindi salire sul palco Steve Saluto, abile ma sottovalutato chitarrista locale, già nei Rebel Toys ed autore di un paio di cd molto interessanti. Di lui non c’è stata traccia, peccato. E’ la volta degli ESP ed il pubblico a spanne direi che supera abbondantemente i 150 spettatori. Tanti o pochi giudicatelo voi, ciò che ho visto io è una ottima band on stage che tributa se stessa, non altri come da più parti s’è detto e scritto. Il repertorio spazia dai Kiss di “Unholy” e “Domino” (cantate da un roccioso Chuck Garric, in pieno stile Henry Rollins) a quelli di “I love It Loud”, “Black Diamond”(cantata da Eric Singer) e “War Machine”. Il drummer calamita gli occhi di tutti su di sè, almeno nella fase iniziale, prima di lasciare il palco a John Corabi che da eterno sconfitto si ritaglia passo passo il proprio spazio, fino al siparietto solista per riproporre i suoi The Scream. E’ quindi il turno di “Power To The Music” che anticipa una spettacolare “Master And Slaves” da Carnival Of Souls (Kiss, 1996), l’album che abbiamo ascoltato in tre di numero tra il pubblico. Maledizione a me che ho esaurito la batteria della digitale e non ho ripreso Corabi nella migliore interpretazione della serata, performance che fa impallidire la versione originale cantata da Paul Stanley. Meraviglioso, giuro, ad ennesima dimostrazione del fatto che per cantare certe cose bisogna sentirle dentro, mentre il vendersi al mercato della moda non può che produrre idiozie. Post-concerto trascorso in coda alla consueta carovana in attesa di autografi e foto. Molti si sono lamentati del fatto che per avere una firma fosse obbligatorio acquistare del merchandising, personalmente la cosa non mi ha dato nessun fastidio, anzi la considero come un interessante deterrente ad attese infinite: già così ho atteso più di mezz’ora, non ci fosse stata la scrematura della sicurezza probabilmente sarei ancora in fila! Suvvia! C’erano cartoline e gadgets anche da 5 euro! Io mi sono meritato autografi a volontà e due foto (pessime entrambe) con Corabi. Yauuhh! (WB)

I più scalmanati appassionati del rock’n’roll scandinavo ricorderanno gli Sharp, apparsi e scomparsi nel giro di pochi mesi un paio di anni fa. All’epoca le quattro canzoni degli Sharp mi avevano esaltato, ma la band non resse e di lì a poco i membri si divisero tra Pretty Wild e Dynazty. L’Ep dei PW È di quelli che lasciano il segno. Attenzione, questi sono destinati a diventare i migliori. Dall’hair metal di “All The way” e “Time” alle ruffiane “Let the good times roll” e “Take it off” passando per la scanzonata “Shockin’teen” e l’anthemica “Dangerous” contro i Pretty Wild non ce n’è per nessuno. Un anno fa tessevo le lodi dei Crazy Lixx, ma questi li supereranno, merito in primis del talento puro (in altri modi non lo voglio etichettare) di Ivan (Iwe) Hoglund. Le note promozionali non vanno in cerca di giri di parole e già li etichettano le rockstars di domani. In realtà c’è solo da capire se oggi possono ancora nascere le rockstars, se sì pure io punterei tutto su Iwe e i suoi Pretty Wild. Il full lenght è atteso per fine anno, non resta che incrociare le dita e sperare non sbottino prima di cominciare. A breve ci dovrebbe essere la replica dei Dynazty, vedremo se sapranno mantenere la scia degli ex-soci. Credo sia intento arduo, ma dalla fertile Svezia è obbligatorio aspettarsi di tutto. (WB)

Fuori il 18 giugno su Avenue Of Allies il cd dei [B]WHEELS OF FIRE[/B], nuovo eccellente prodotto italiano di melodic hard rock di stampo scandinavo. Per sincerarvi della qualitÉ : [URL=http://www.myspace.com/wheelsoffiretheband]http://www.myspace.com/wheelsoffiretheband[/URL]. Bellissimo!

Da domenica [B]9 maggio a mezzanotte[/B] solo su [URL=http://www.youtube.com/user/ilteatrodegliorrori ]www.youtube.com/user/ilteatrodegliorrori [/URL] [B]"E' Colpa Mia"[/B] nuovo video de [B]Il Teatro degli Orrori! [/B]

Nuovo album dei VANITY INK giÉ nei negozi. Anteprima sul MySpace della band e sul sito ufficiale [URL=http://www.vanityink.net] http://www.vanityink.net [/URL]

Fuori in prevendita il nuovo lavoro acustico di RICKY WARWICK (ex The Almighty) intitolato Belfast Confetti. E’ possibile acquistarlo in prevendita su [URL=http://www.townsend-records.co.uk] http://www.townsend-records.co.uk [/URL]

Sul sito dei BACKYARD BABIES il nuovo video Degenarated, tratto dall’ultimo album Backyard Babies. C’È la partecipazione straordinaria di Walt Laffy (ex SILVERTIDE) nel nuovo album degli SMALL JACKETS Cheap Tequila prodotto da Chip K (The Hellacopters, The Nomads, ¦) in uscita a fine marzo. La band presenterÉ il nuovo lavoro in un nutrito programma live. Per le date [URL= http://www.myspace.com/smalljackets] http://www.myspace.com/smalljackets [/URL].

Mi sa che questo CD È del 2007. Mi sa che nella miriade di uscite discografiche (impossibile starci dietro!) me li sono persi. Mi sa, anche, di non essere stato l’unico. Ma, come si dice, non È mai troppo tardi. Gli Hanoi Rocks (quelli œrevisited) hanno deciso di chiudere? I Flaming Sideburns si sono presi una lunga pausa di riflessione? Poco male. La lontana Finlandia ci propone una nuova bomba ad orologeria. Pronta ad esplodere in qualsiasi momento. No. Non sto parlando dei debosciati LoveX ma dei conterranei White Flame. Il debutto curato dal team http://en.wikipedia.org/w/index.php?title=Hannu_Leiden&action=edit&redlink=1" e http://en.wikipedia.org/w/index.php?title=Petri_Majuri&action=edit&redlink=1" Petri Majuri non ha bisogno di molte presentazioni. Fottuto rock and roll suonato alla grande (menzione al guitar player Anthon) e con un’interpretazione vocale al di fuori degli standard odierni. Gun È un montante che ti prende dritto sui denti. The World We Live In puzza di Cult era The Sonic Temple. Miss U È una ballata che trasuda una passione quasi sudista. Down una corsa allo spasimo. Rock Hard, Yesterday’s News e Kill The Radio tre song con ambizione da classici. Mi dicono che la band dal vivo œspacchi le ossa. E a questo punto mi sento di accantonare le ultime scialbe uscite di Motley Crue, Guns N’Roses e AC/DC per dare credito (meritato) a questi quattro ragazzotti. Avanti con le nuove armi.

Credo che l’unica copertina dedicata alle quattro svedesi in Italia sia quella relativa ad una nostra intervista ai tempi della collaborazione con il defunto Flash! magazine. E’ passata una vita da allora e le nostre escono, cosa rara di questi tempi, con il seguito del buon debutto In Distortion We Trust. Till Death lo dico subito È un ottimo lavoro. Molte band svedesi sembrano aver abbandonato le trame stradaiole per orientarsi verso sonoritÉ piÙ heavy, in linea con quanto dettato dagli ultimi Hardcore Superstar (ancora tra gli artisti piÙ influenti della scena locale). Killer On His Knees, traccia di apertura, È piuttosto esemplare in tal senso. Produzione secca e tagliente, suoni ben tirati, approccio ai cori d’impatto. Le nostre sembrano aver imparato le giuste mosse per ammaliare l’ascoltatore, si senta il refrain di Sex Action, il mid tempo di Jennyfer (quasi una power ballad) ed il tocco di chitarra acustica di Danger Danger. Il meglio poi, a mio avviso, lo troviamo nelle due canzoni conclusive, Rats e Feels Like Death. Due magli perforanti che incorniciano un disco tutt’altro che scontato. Dopo cinque anni un gradito ritorno.

Coincidenze favorevoli. Leggo di questa band veronese sulla pagina dello spettacolo de L’Arena del 15 marzo. Il pomeriggio me ne vado alla fiera del disco giusto per salutare qualche amico. Becco i ragazzi della Andromeda e mi accaparro una copia del CD. Mi dicono che anche il guru George Marino (le canzoni sono state masterizzate allo Sterling Sound) È rimasto positivamente impressionato dal trio. Rock anni settanta, sudore, polvere. E’ un disco d’altri tempi, una autentica sorpresa per me che non li conoscevo. C’È il rimando ai grandi del passato (posso citare i Grand Funk Railroad?) con le sue ritmiche forzate, l’attenzione agli assoli, i tempi dilatati. Apprezzo da subito il torrido hard rock di Over Again, le scariche blues di One For A Zero, la ballata dai toni epici Every Sunny Day (in pieno territorio southern). Non vi faccio perdere altro tempo. Qui siamo di fronte ad un prodotto di caratura internazionale e lasciarlo ammuffire negli scaffali dei negozi sarebbe una colpa troppo grave. L’Italia che sa suonare¦

L’aria che respiro soffoca ovvero l’album d’esordio dei Cora, un trio marchigiano che sicuramente farÉ parlare di sÉ negli anni a venire. Un sound duro, grezzo e potente che ti prende giÉ dal primo ascolto, una miscela di melodie grunge, nu metal e hard rock che si intersecano in un vortice ossessivo / compulsivo. PiÙ si ascolta questo album e piÙ cresce lo stato di tensione emozionale che si agglomera nelle note cupe, potenti ed ombrose dei tre. La voce graffiante di Tommaso Sampaolesi, frontman della band, contribuisce ad alimentare lo stato di aggressivitÉ interiore, questa paura di un qualcosa di invisibile che ti sta con il fiato sul collo di cui cerchi di liberarti a fatica attraverso una corsa nel vuoto¦.E’ questa la sensazione che rimane sulla pelle alla fine dell’ascolto¦senti come se l’aria che stai respirando cominciasse a soffocare¦. Da sottolineare anche la buona riuscita nella registrazione e nel mastering dell’album dove vi È il grande contributo di Bob Weston bassista degli Shellac e braccio destro di Steve Albini, cantante, critico musicale e produttore di band storiche tipo Nirvana, Bush, Sonic Youth e The Stooges. Un album d’esordio degno di nota per questi ragazzi da seguire da vicino visto il grande potenziale che hanno. Aprite bene le orecchie¦i Cora hanno cominciato a far parlare di sè¦.

Sono giÉ trascorsi troppi anni, era il 1996 ed i La Rox avevano appena dato alle stampe Help me out. Ricevetti il cd + poster partecipando ad un concorso indetto dal defunto Metal Shock: È' rimasta a tutt'oggi una delle due occasioni in cui ho vinto qualcosa. Scoprii Mauro Morris Lentola cosɬ. All’epoca stava giÉ combattendo la sua battaglia, non potevo saperlo anche se avevo notato la sua assenza nella foto del poster (che la cosa fosse collegata alla malattia non mi È dato saperlo ed È di scarso interesse, ma fu questo particolare a farmi fissare il suo nome da subito, prima ancora di ascoltare una sola nota). Come spesso accade nel girotondo del rock il perdersi di vista È piÙ comune dell’incontrarsi; capita perɲ quasi sempre di ritrovarsi, almeno una volta ancora, prima o poi. Io lo ritrovo tardi, fuori tempo massimo, in occasione dei suoi quarant’anni. Mauro non c’È piÙ, il 29 marzo 2001 la vita se l’È portato via. Let my heart giàraccoglie alcune canzoni scritte o eseguite dal chitarrista padovano ed accuratamente selezionate dal fratello Fabio, l’unico in grado di tributargli questo omaggio. Non ha senso commentare una ad una le ventiquattro tracce incluse. Alcune le conoscevo pure, ma riscoprirle in versioni diverse mi rende il piÙ felice ascoltatore possibile tanto che la mia carrellata diverrebbe una sterile produzione di elogi. Ho ritrovato tra le altre le canzoni dei Miss-Tery, nei quali una giovanissima Francesca Chiara con Mauro forse sognava l’ America, una versione dell’epica "Knight of Glory" dei Midas Touch (apparsa anche nella compilation in LP Legnarock) e ancora una strepitosa "Wizard of love" che altro non puɲ che farmi scendere una cascata di lacrime. Mauro Lentola era prima di tutto un chitarrista versatile (ricordo quindi anche le partecipazioni al cd prog dei Dafne, al disco di rock italiano di Roberto Stoppa ed al terzo lavoro inedito degli hard rockers SURE) ed È quindi nelle tracce strumentali che possono e devono uscirne l’animo e le qualitÉ . Ascoltando i due cd di cui si compone l’elegante digipack a cui È abbinato persino un pletto autografo si percepisce tanto di quel talento, di quella passione, di quella voglia di fare, di quella freschezza unite ad indubbie capacitÉ tecniche che non posso che rimanere inerme ed incapace di far qualsiasi cosa che non sia il riporre, al termine dell’ascolto, i cd nella custodia e convincermi una volta in piÙ, ancora una volta in piÙ, che l’ipotetico asse Padova Trieste sia rimasto la piÙ grande miniera italiana (ma non solo) di promesse del rock. Un grazie doveroso a Giulio e Fabio Lentola per aver dato luce imperitura a quella speranza a cui il loro caro È sempre stato attaccato. Io non ho avuto il privilegio di ascoltarlo in vita, ciononostante sono convinto che il suo amplificatore non abbia mai suonato cosɬ forte come in questo preciso momento, sulle note di chiusura di una esuberante "Let my heart go". (Walter Bastianel)

Non dovrei neanche perdere tempo a presentarvi i Mudhoney, perchÉ non hanno alcun bisogno di presentazioni. Ma siccome ho sentito alcuni giovani musicisti dichiarare di volere suonare grunge come i Nirvana allora mi sento in dovere di ricordare che gli epigoni del grunge furono gente come Mark Arm e Steve Turner che festeggiano il ventennale con un nuovo- old style album. I Mudhoney fanno le stesse cose da vent’anni, quelle che sanno fare meglio e che probabilmente escono spontaneamente dalle loro corde (sei). Musica di getto, registrata in fretta, con i suoni tipici di una seppur ottima sala prove, o un garage di lusso se volete. Tutto molto acido e diretto, dalla voce di Arm agli strumenti classici del rock, basso, chitarra e batteria, che non di rado si avvolgono in percorsi jammici. Questa È la vera natura del rock n roll, scremato da ogni tipo di contorno. Il disco esce per l’etichetta che ha dato i lumi a tutto il grunge di Seattle, la Sub Pop. Per gli aficionados l’ottavo album impedibile, per i miei giovani amici un’ottima scuola rock!

I californiani Snew sono l’ennesima dimostrazione che certa musica non morirÉ mai. Con un packaging davvero bello, confezionano dieci canzoni di sporco rock and roll che rimanda direttamente agli AC/DC e a tutti quei figlioli prodigh del combo australiano, che scorazzano per ogni parte del pianeta con i loro Marshall a dieci e le loro Gibson consunte. I suoni, quelli si, non sono al massimo (in termini di resa qualitativa) ma il materiale per giovarsi un’oretta non manca. Stand Up High e Got Love sembrano presi direttamente da un disco dei Jackyl. La voce del singer, Curtis Don Vito, ricorda in diversi frangenti quella del caro Jesse James Dupree. Mentre l’altro asso della band sembra essere il chitarrista Andy Lux, che non si risparmia in fraseggi ed assoli. Dopo la discreta Snew You, il disco tocca il suo apice con She’s A Real Gunslinger, vera killer song. A seguire il rock-blues di Head Trauma, che mi ha portato alla mente quella Baby’s Like A Piano che chiudeva il clamoroso debutto dei Johnny Crash (che tempi!). Gruppo da tenere d’occhio¦

Da tempo vado a cercare, tra le nuove proposte, una band che possa prendere in mano l’ereditÉ degli Aerosmith (quelli selvaggi anni settanta), accreditata per un paio di stagioni all’accoppiata Guns N’Roses/Faster Pussycat e poi accantonata in attesa di tempi migliori. Le canzoni, l’attitudine, il look. A pensarci È difficile conciliare il tutto. Non ci riescono, nonostante la molteplicitÉ , le band svedesi. Non possono partecipare, per manifesta inferioritÉ , i gruppi italiani. E neanche le metropoli americane (N.Y e L.A.) sembrano in grado, al momento, di dire la loro. Ecco, se proprio dovessi puntare qualche spicciolo guarderei in Australia con i fenomeni Hell City Glamours ed in Irlanda con i Million Dollar Reload. L’album di questi ultimi, trattasi della ristampa di un’autoproduzione del 2007, mi ha fatto rizzare i capelli (quei pochi che mi sono rimasti!). Un concentrato di riff grezzi, un motore ritmico su di giri, un singer con tutti i crismi del ruolo. E, fondamentale, una manciata di pezzi vincenti, mai scontati, che reggono (sempre meglio) col passare degli ascolti. Cito a memoria Livin' In The City (il suo incedere mi ricorda un po’ Paradise City), Goodnight New York, Give It All, la proto-ballata The Last Icon (dedicata a Bon Scott), l’arcigna Tattoos and Dirty Girls, il primo singolo You Can't Stop Me From Flying e, sul finire, la strappalacrime Travel. Ma il bello È che potrei continuare ed elencarle quasi tutte. Nuovi eroi.

Ecco iniziare il nuovo anno di No Respect. Con qualche novitÉ e un nuovo obiettivo: la school of rock ˜n roll. Tanta acqua È passata sotto i nostri ponti, siamo diventati un po’ piÙ vecchi, qualcuno ha messo su famiglia, altri hanno ripreso in mano la chitarra impolverata, altri ancora si sono dati alla produzione discografica. A proposito di questo, state sintonizzati perchÉ daremo il massimo risalto all’iniziativa del fratello Walter, il piÙ grande rock n roll addicted del triveneto. La veste del sito È cambiata, grazie al supporto di una programmatrice (anche le donne lo fanno!) Anna che ha deciso di sopportare tutte le paturnie dei padri fondatori per aiutarci a essere piÙ veloci nel tempo sempre minore che abbiamo per gestire questo hobby che ci ha solo fatto spendere valanghe di soldi per cd e concerti, ma quante soddisfazioni ci ha dato! E poi c’È il nuovo corso, perchÉ non ci piace ripeterci troppo, e non abbiamo, ripeto, piÙ l’etÉ per fare la web-fanzine. Questo rinnovo sarÉ incentrato su quello che, secondo noi, sarÉ da sottolineare nel rock ˜n roll dei giorni nostri, sia in Italia che all’estero, quindi una scuola di rock, di guida all’ascolto (se preferite) cercando di dare il nostro piccolo risalto al meglio che ci passerÉ tra le mani e sotto le orecchie, secondo la nostra visione, un filtro nel mare magnum delle proposte musicali che spesso si perdono nel web. Questo significa che ci prenderemo la libertÉ di parlare di quello che ci sembra interessante, di stroncare tutto l’inutile, ma anche di tacere e di non perdere tempo sull’elogio facile o sul cd inviato senza note o registrato con un pc e un microfono da chat. Per essere piÙ esplicito, come dice Jack Endino (guardate il suo sito), se proprio volete intasarmi la cassetta delle lettere, non aspettatevi che debba prendere in considerazione il vostro lavoro. E aggiungo, a volte sarÉ meglio che non se ne parli, piuttosto che sentirsi dire:"È una merda!. D’altro siamo No Respect, anche se a volte lo scordiamo. A NR si aggiungerÉ un nuovo collaboratore che ci istruirÉ sulla musica Indy/Alternative (cosa sia questo genere non ci È chiaro, ma vedremo di farcelo spiegare da lui, sperando ne sia in grado :)). E infine grazie a tutti quelli che ci hanno letto in questi anni, tutti i collaboratori passati e presenti, gli amici e anche quelli a cui abbiamo avuto l’onore di stare sulle palle. This is No Respect!, Up your ass!!!!!!!!!!!

Il secondo disco in carriera degli Unavoidable e devo dire che È veramente un album da acquistare ed ascoltare per gli amanti del genere. GiÉ dalla prima traccia si sente lo stile puro e incavolato dei 4 ragazzi d’Austria. Un mix di street punk - hardcore dove riffoni di chitarra e una batteria energica e ben definita vi faranno scatenare! La voce poi È parte trainante dell’atmosfera creata anche dagli assoli della seconda chitarra. Il tutto reso perfetto dalla tecnica dei musicisti e da un registrazione sublime. Traccia dopo traccia l’adrenalina cresce, il coinvolgimento diventa sempre maggiore e di certo con questo disco non ci sarÉ da annoiarsi! Il lato che risalta di piÙ perɲ È il carattere cattivo, festoso ma incavolato dei 4¦ piÙ ascolti questo album e piÙ ti chiedi¦ ma come fanno ad essere cosɬ potenti con quegli strumenti??? Buono spunto per chi vuole andare a sentire una band che live penso non deluderÉ ! L’ottimo lavoro È composto da 15 tracce e ogni canzone ha un suo perchÉ per essere ascoltata. Quello che mi ha colpito di piÙ e il modo di non cadere mai nel banale e di non annoiare l’ascoltatore anche solo con l’esecuzione di riff semplici ma potenti allo stesso tempo. Da citare sono l’ottima traccia d’inizio Ecomony che comunica fin dai primi secondi cosa i 4 vogliono esprimere ossia adrenalina allo stato puro! Traccia dopo traccia il coinvolgimento diventa sempre maggiore e questo lo si puɲ notare in Mayehm e Porn Star dove sfido chiunque a non saltare in piedi dalla sedia e a cominciare a scatenarsi!!! Il tutto culmina nelle ultime canzoni che chiudono l'album in gran stile....ascolti Hellborn e dici¦cavolo ma questo sa molto di death and roll!!! Un esempio di come i 4 riescano ottimamente a mescolare vari stili musicali incastrandoli alla perfezione. La successiva No Way Out non ci dÉ proprio nessuna via d’uscita! L’inizio È incalzante col basso che scandisce il riff del ritornello..e che riff!! Uno di quelli che ti resta in testa e continui a canticchiarlo! Per ultimo ma non da meno Determination, traccia che chiude questo lavoro in cui si puɲ apprezzare in toto l’insieme di stili che contraddistinguono la band..Determination¦un messaggio forte e chiaro da parte dei 4 austriaci che sono determinati a mostrare quanto valgono con la loro voglia di divertirsi e fare casino allo stesso tempo!

Disponibile da fine aprile The Best Of Heaven's Touch (1988-1995), antologia della band melodic rock triestina formata dal chitarrista Marco Liziero. Per informazioni [URL=http://www.myspace.com/heavenstouchband]http://www.myspace.com/heavenstouchband [/URL].

Fuori "Aphasia" primo cd del tastierista triestino Alex Falcone, giÉ negli Heaven's Touch. Partecipano personaggi come James Christian (House Of Lords), Doogie White (Rainbow, Cornerstone), James Thompson (Zucchero, Joe Cocker), Kee Marchello (Europe) e molti altri. Per informazioni [URL=http://www.myspace.com/alexfalconemusic]http://www.myspace.com/alexfalconemusic[/URL].

Disfunctionaly yours È semplicemente il live piÙ coinvolgente che ho sentito da un po’ di tempo a questa parte, mica si puɲ andare avanti una vita a Loco Live o œAll those wasted years! Ok, ci sarebbe da rimproverare a Lester che È un peccato le canzoni non scorrano compatte, ma rimane un dettaglio; i pochi secondi di pausa tra l’una e l’altra danno il tempo di riprendere fiato e sistemarsi pantaloni e maglietta, vediamola cosɬ. Giuro, non riesco a scartare una canzone! Riff, ritornello e via, io non ho mai preteso nulla in piÙ da chicchessia. I Landslide sono sui pezzi, sanno dare colore e forma, si insinuano tra le pieghe del rock’n’roll piÙ incontaminato mescolando tanto il garage americano quanto il glam rock inglese. Non ho altro da aggiungere, Who needs enemies e She’s giving up narcotics (tra le altre) le ascolto ormai regolarmente e mi chiedo se sia cosɬ impossibile (per gli altri) produrre una qualitÉ sonora tanto diretta ed efficace, mi verrebbe da scrivere analogica, ma meglio non addentrarsi troppo onde evitare di essere messo in croce da qualcuno. Col trittico di chiusura, tra Kiss, MC5 e Ramones, non si capisce piÙ nulla. Non vi resta altro da fare che passare alla cassa. One, two, three, four¦.

The Big Eye È lo split di 4 pezzi tra i milanesi The Mirrors e Hinkel, side project di Volker Hinkel, chitarrista dei multimilionari Fools Garden. PiÙ interessanti sono le due tracce dei The Mirrors. Through dalle movenze dark wave inglese non lontane dai Cure o da certo Peter Hammill, ma anche molto Death In June direi, e My sonic love che se È pur vero rimanda agli Smiths resta comunque un piccolo must. Meno stimolanti le songs di Hinkel: Shine scippa tutto il possibile dagli Oasis, mentre Run È la canzoncina dance rock che andrÉ nelle charts di genere, probabilmente remixata a seconda delle esigenze singolari e di lɬ a rimpinguare le tasche di Volker. E’ uno split anomalo, ma piacevole proprio per la varietÉ della proposta. Arricchisce e colora il tutto Andy dei Bluvertigo, che raffigura in copertina l’ormai inflazionato Grande Occhio / Fratello mescolando (bene) psichedelica e linguaggio noir dei fumetti. A conti fatti un match a tre con due buoni voti ed una sufficienza piena. (WB)

Dopo Lynyrd Skynyrd e Collective Soul la Loud & Proud Records (affiliata della Roadrunner) ha annunciato di aver firmato un contratto di distribuzione mondiale anche con i RATT.

Esce il 14 aprile il nuovo disco dei LAST VEGAS intitolato semplicemente The Last Vegas. Con la vittoria del recente concorso Guitar Centre On Stage la band di Chicago si È (meritamente) guadagnata, l’apertura di diverse date del tour americano dei Motley Crue e un contratto discografico con la Eleven Seven Music.

E’ scattato il conto alla rovescia per l’uscita dell’album di debutto degli STEADLUR (previsto il 12 maggio 2009 su Roadrunner Records), ultima speranza dello sleaze-rock americano.

Arriva la conferma che anche gli ARC ANGELS hanno deciso di riformarsi. Del progetto, che questa estate aprirÉ il tour inglese di Eric Clapton, faranno parte i tre membri originali Charlie Sexton, Doyle Bramhall II e Chris Layton. Per i piÙ giovani ricordiamo che la band di Austin rilasciɲ un unico, e fenomenale, album nel 1992 su Geffen Records, che raccolse buoni risultati di vendita e consensi pressochÉ unanimi fra i critici del tempo.

Un cd assassino! Potrei e forse dovrei chiudere cosɬ, ma prima voglio rendere i giusti omaggi ai Nasty Tendency, ovvero Nikki Nails, Johnny Curly, Luke Nasty Kidd e Maury Lyon. Premesso che Maury Lyon vanta decenni di militanza nei power Gunfire suppongo che anche i suoi compagni d’avventura non suonino da ieri. ChissÉ in quali band underground hanno militato sinora, fatto sta che i quattro spaccano e di brutto. Mai come stavolta non temo smentite lanciandomi in iperboliche affermazioni. Credeteci o no, questi mettono in riga la giovane Scandinavia cotonata. E se n’È di certo accorto pure Andy La Roque a cui È stato affidato il mastering. I Nasty Tendency sono lanciatissimi, a cominciare da Nikki Nails che mi chiedo da dove sbuchi (date un ascolto a come deve porsi una voce femminile in un contesto hair metal!) Che dire poi della chitarra US Metal che piÙ non si può di Luke? (qualcuno ha nominato Jake E. Lee?) Non cito neppure una canzone (ma sɬ, una per tutte, Desire), il cd sortisce l’effetto deflagrante del mitragliatore del governatore Arnold Schwarzenegger in Terminator 2: impossibile restare in piedi. Ho volutamente lasciato per ultimo Johnny Curly, giÉ il mio migliore amico del 2009 anche se naturalmente non lo conosco, martellatore ottantiano tutto d’un pezzo, alla Bobby Blotzer (sempre che non ci sia un pizzico di drum machine dietro, non un problema peraltro; la prova del fuoco sarÉ dal vivo e sono certo che non verrɲ deluso). Il buon Giuliano Mazzardi stavolta ha pescato la band giusta e non mi resta che sperare li faccia suonare al PIL 4, verso la fine, senza timori o preoccupazioni che non siano l’organizzare un efficiente servizio sanitario di emergenza. Se i Nasty Tendency suonano live come su disco il pubblico verrÉ raso al suolo e molti necessiteranno assistenza immediata! PS. Notizia dell’ultima ora. Leggo che Nikki Nails È stata sostituita dall’avvenente KC Doll, giÉ delle Hangover ho dato un ascolto rapido alla voce dalla sua pagina personale, pare un buon acquisto anche se al momento tutti gli onori spettano alla cantante uscente.

Aspettavo la serata di sabato da quando apparve la data nella programmazione dello Zion Rock Club. Aprono gli Scarecrown da Pordenone (circa): li ho già visti un paio di volte, sempre su buoni livelli. Propongono il loro metal vigoroso dalle tinte gotiche, ottimamente costruito sulla voce di Antonella che migliora vocalmente di concerto in concerto. Hanno già due cd all’attivo, stasera si sono guadagnati la piazza d’onore. Una band in crescita. Bravi. Dei Lacrimas Profundere avevo un ricordo legato a diversi anni fa, sapevo del parziale cambio di rotta e questa sera sono quindi curioso di sentirli. Suonano del tutto devoti agli HIM, ai Cramps ed ai 69 Eyes, eseguono discretamente il loro set, ma l’impressione che tutte le canzoni siano troppo simili È forte. Qualche errore sparso qua e là non li boccia, ma già a metà set comincio a guardare l’orologio. Rapido cambio di palco, pubblico che ormai gremisce il locale, giù le luci e comincia il teatrino dei mostri! Wednesday 13 e la band si presentano a tutta forza e riversano addosso al pubblico una prima metà di set che mescola Alice Cooper, Misfits e naturalmente Murderdolls a tutta velocità . La qualità del suono È accettabile e la band suona a memoria. E’ con la seconda parte del set che perÒ si abbandonano i ritmi serrati per lasciare spazio alle canzoni più melodiche e quadrate. I walked with a zombie È forse la song più nota, mentre I love to say Fuck (già dei Murderdolls) solo una band americana puÒ riuscire ad elevarla a singolo. Cento per cento divertimento. A fine spettacolo mi chiedo se Wednesday 13 e la sua band possano reggere l’urto di Hardcore Superstar o Backyeard Babies: probabilmente ancora no, ma dovessi scommettere su qualche buon nome americano, tra i pochi che a dire il vero mi vengono in mente, Mr. Wednesday visto stasera avrebbe buone chances di dire la sua.

E’ stato un venerdI da prima volta  per il sottoscritto quello della presentazione di AphasiA , primo cd del tastierista triestino Alex Falcone. Sono stati necessari oltre tre anni per portare a termine il progetto di riunire una schiera di musicisti di varia fama per accompagnarlo nel suo progetto pomp-hard rock. Insieme all’amico Nevio giungo in perfetto orario al Circolo Ferriera di Trieste e noto già la notevole affluenza di pubblico. Alla serata si accede previa conferma, stupisce quindi ancor di più che alla fine saranno più di un centinaio i presenti. In sala sono posizionate due casse, ai lati del tavolo degli ospiti: da sinistra a destra siedono Walter Pod (batterista, già degli Upside molti anni fa!), Stefano Caucich Mr. Rock (già Steven Ace nei primi e migliori  Wind, opinione personale ovviamente), Alex Falcone, Davide Castagna (chitarrista), Marco Liziero (Heaven’s Touch), Stefano Simoni (Foxy Lady, Notturna). E’ ovviamente Alex Falcone, visibilmente emozionato, il mattatore della serata. Tralasciando la descrizione ed il giudizio sulle canzoni che avrÒ modo di delineare in sede di recensione, hanno destato particolare interesse i numerosi aneddoti raccolti da Alex in anni di lavorazione. E’ cosI che scopriamo che il tastierista si era positivamente accordato economicamente col cantante Fergie Fredricksen, al quale perÒ non piaceva la sua Heat, mentre Joseph Williams contattato sempre per interpretare la stessa, in linea di Toto-continuità , avrebbe accettato di buon grado il pezzo, ma non la contropartita economica. Divertente spaccato raccontato in presa diretta con la giusta dose di ironia. Ancora Kee Marchello che spedisce le parti di chitarra di Guns in the holsters sottolineando che alla stessa cifra si È prestato di fare tanto le ritmiche quanto la solista, puntualizzazione che Alex dava per scontata nella cifra pattuita. E che dire di J.L. Turner, impegnato a destra e a sinistra e forse fuori portata che perÒ non fa perdere la Rainbow-mania di Alex e lo porta allora a contattare Dougie White? Stupisce che riceva persino la richiesta specifica di Dave White della John Lawton Band, in una sorta di inversione di ruoli, per suonare in un pezzo. E circa James Christian? Francamente non ricordo l’aneddoto specifico, ma era qualcosa di molto molto piccante e personale, tra le risate generali. Ovviamente molto del lavoro prodotto È stato anche possibile grazie al sostegno dei musicisti locali, tra cui Davide Castagna scomodato nelle ore più improbabili della notte per fermare l’idea del momento e costretto a piazzare l’ampli nell’angolino della camera del figlio/a che verrà (se ho capito bene! diversamente mi scuso con l’interessato!). Con Steven Ace si trova anche il tempo per lanciare qualche frecciata ai Wind che sono rispetto a quelli che erano (nulla di che sia chiaro, ma fa sempre bene un po’ di sana competizione). Qualche battuta anche con Stefano Sibi  Simoni, bassista in 6 canzoni mentre con Marco Liziero si ricordano i tempi degli Heaven’s Touch (ehi Alex non me ne volere, ma l’originale di Screaming for you degli Heaven’s Touch resta migliore!!! eheheheh). Nel mentre continua l’ascolto dell’album e l’impressione generale È che si tratti di un disco dalla scrittura notevole. Dopo un’ora e mezza termina l’ascolto e spazio al ricco buffet offerto. Personalmente non ho avuto tempo di mangiare quasi nulla perso nella rincorsa fanciullesca di autografi di qua e di là , tra il pubblico si aggirano infatti anche John Car, Arturo Falcone (fuori in questi giorni col suo nuovo Stargazer), altri ex Wind, tutti musicisti di cui ho dischi e cassette nella borsa che mi sono portato, immaginando sarebbero stati presenti, senza peraltro averne certezza alcuna. Impiegherà oltre un’ora Alex a firmare autografi e fare foto con tutti gli amici che hanno acquistato il cd. E come non menzionare papà e mamma Falcone, contenti ed emozionati quanto e forse più del figlio nel veder realizzato uno dei suoi sogni. E’ proprio questo lo spirito della serata, il ricordo che mi porto maggiormente dentro ancor più delle battute sui musicisti. Nonostante i molti presenti ho avuto infatti l’impressione che ci fosse una sorta di compartecipazione alla gioia, senza troppe gelosie o invidie troppo spesso comuni ad altre realtà . Mi viene da pensare ( e già altre volte in precedenza ne ho avuta la riprova) che Trieste, da realtà di confine, sia fortunatamente ancora legata ad un modo di vivere la musica come si usava un tempo, meno artefatto e conseguentemente più spontaneo e semplice. Che sia solamente una sensazione o la realtà poco mi importa, io giudico quello che ho visto e tastato con mano, coi se  e coi ma  mi sono stancato di fare i conti, all’insegna della concretezza insomma. Chiudo ringraziando Alex Falcone per la bella serata e la disponibilità dimostrata, rinnovandogli i complimenti per la qualità di Aphasia. L’augurio È necessariamente che possa avere i riscontri attesi, in modo da consentire la produzione di qualche data live e magari con qualcuno dei big che hanno suonato su disco come ospite!

Black Metal da Ravenna, oltranzista come il genere richiede, ma dotato di numerose aperture verso altri generi. Nelle recensioni della band si fa spesso rifermento alla scena scandinava, ma più che ai trucidi Mayhem o Darkthorne i ragazzi sembrano prossimi ai deliri degli avanguardisti Solefald. Non sempre questa poliedricità È integrata positivamente, anzi, l'alternanza di aggressività e sezioni più meditate (tastiere, chitarre acustiche, divagazioni ambient) spiazza non poco l'ascoltatore. Tuttavia vi sono frangenti in cui tale tendenza schizofrenica risulta perfettamente adeguata al concept iconoclasta e sottilmente ironico. Emblematica la suite Missing Angel , 11 minuti di vortice sonoro senza soluzione di continuità . Produzione quasi asettica, di certo una carta vincente per una band che dovrebbe comunque lavorare di più sull'amalgama delle proprie diverse influenze. http://waylander77.blogspot.com http://waylander77.blogspot.com (Giampiero Novello)

Spesso in relazione ai Rumors of Gehenna si tirano in ballo i Testament. Ebbene, se pensiamo ai Testament di The New Order  siamo fuori strada, perchà l'influenza È da ritrovarsi in album come Low  e Demonic , che mostravano il lato più selvaggio e intransigente della band californiana. E di intransigenza si puÒ parlare anche per il debutto di questa band friulana. Intransigenza meditata, visto che spesso i tempi sono più ragionati rispetto ad altre realtà di Extreme Metal: a tal proposito, una canzone come Eternal Flames  pare concepita a Goteborg piuttosto che nel NordEst. Il gruppo ha compiuto scelte estremamente professionali sia per la produzione sia per l'aspetto grafico, ma quello che conta È la musica e quindi non si puÒ che gioire per queste 9 tracce (+ intro) che scandagliano quanto di buono È stato prodotto nella scena estrema moderna dai maestri scandinavi (At the Gates, In Flames) e dai loro epigoni yankee (Killswitch Engage). Anche i Testament, certo, ma per fortuna non solo Testament. Ottimo lavoro, davvero. (Giampiero Novello)

Noto con piacere che certe band italiane hanno il coraggio di seguire una evoluzione seria e coerente senza correre dietro a mode del momento o a incomprensibili divagazioni in generi musicali fuori contesto. E' il caso dei Terremoto: band dal curriculum impressionante, da 13 anni sulla scena, con intensa attività live, spesso di supporto a band di alto livello (Soulfly, Extrema). L'esperienza paga anche in studio di registrazione e infatti in questo secondo full-lenght la band risulta compatta come non mai, efficace nelle scelte musicali e senza paura di pestare duro. Extreme Metal , senza compromessi e con una serie di influenze ben delineate (un'orgia di Death Grind e Swedish Death Metal) ma che mai assurgono ad archetipi da imitare a ogni costo. Da segnalare la schizofrenica Oblivion  (sbaglio o da un po' i Bolt Thrower sono tornati a far sentire il loro peso storico?) e la scandinava Nameless  ove si staglia l'ingombrante figura di Tompa Lindberg (At The Gates). Un plauso ai testi, disturbanti e profondi, il che denota una preparazione non solo musicale. (Giampiero Novello)

A vederli nella loro pagina di MySpace, il quintetto svedese sembra la tipica band di heavy metal nordico  mentre ad ascoltare il loro debutto discografico, le sorprese non mancano. Siamo di fronte ad un lavoro oserei dire ottimo, curato dalle sapienti mani di Paul Sabu e pieno di spunti interessanti. Faccio fatica a trovare termini di paragone. Alcuni hanno citato un improbabile mix di AC/DC, Guns N’Roses e Dokken (!?!). Ci sono si degli spunti street rock, questo È innegabile, ma i nostri si avvicinano di più ad un roboante hard rock (aggiungerei granitico) di matrice statunitense e che ha avuto alterne fortune negli anni ottanta. CiÒ che colpisce dei Badmouth, la caratteristica voce di Tom Pearson, e l’ottima vena melodica che caratterizza tutti i pezzi, anche quelli più duri. Pedal To The Metal, Kick It Up!, Cocaine Girl, la ballad Rivethead sono tutte song dotate del giusto appeal. Se poi ci aggiungete il pathos di Dance Little Sister (fenomenale) non potrete che essere d’accordo con me. Ennesimo grande gruppo dalle lande del nord.

La rinascita  del 2007 con l’incensato Back To The Rhythm  trova un seguito in questo inizio d’anno con un nuovo disco, uscito ancora per l’etichetta partenopea Frontiers. La premiata ditta Jack Russell e Mark Kendall (più il prode Michael Lardie) si appresta a tagliare la soglia dei trenta anni di attività mostrando solo piccole rughe. Le dodici composizioni qui presenti seguono, in maniera quasi pedissequa, le linee musicali intraprese fin dagli esordi, pur accentuandone la componente melodica. I Great White suonano questo da una vita. Prendere o lasciare. Lo fanno con la passione e la classe dei vecchi tempi. Cosa che capita a pochissimi altri sopravvissuti (penso a i Tesla) all’epoca d’oro. Piacciono in primis i passaggi di Situation e Loveless, la ballata in classico stile GW Last Chance, il rock-blues sporco Down On The Level. In chiusura c’È giusto il tempo di gustare il feeling che abbonda su My Sanctuary prima di lasciarsi andare con la cover dei Rolling Stones Let’s Spend The Night Togheter . Sembra lontano il tempo della pensione.

Il limaccioso calderone garage italiano continua a sfornare band di spessore internazionale, che non faticano a trovare consensi all’estero. E’ il caso dei torinesi Movie Star Junkies, quintetto torinese che dopo anni passati a suonare in ogni buco possibile a spasso per l’Europa si È accasato presso la prestigiosa etichetta elvetica Voodoo Rhythm dando alle stampe il primo ellepi dedicato/ispirato allo scrittore Hermann Melville ( quello di Moby Dick ). Un concentrato di fuzz, blues al calor bianco, low-fi punk che, se pur lontano dai suoni avvezzi al nostro sito  si fa apprezzare per l’energia che sprigiona ognuno dei suoi dodici brani. Colpisce l’ossatura folk che annebbia  l’intero lavoro (difficile rimanere impassibili di fronte The Curse, Little Boy e, soprattutto, Your Miserabile Life ), la perizia delle esecuzioni, le innumerevoli sfumature e, non ultimo, una interpretazione canora davvero sentita. Maneggiare con cura.

La Gain Music Enterteinment (quella degli Hardcore Superstar) lancia l’ennesima giovane speranza del folto panorama svedese facendo, ahimÈ, un clamoroso buco nell’acqua. Scontati nel nome (ma non bastavano i Vanity Ink?), vintage nel look (vogliamo parlare della cover del disco?), vecchi nella musica proposta. Tra le tante proposte che navigano  ai margini della scena sleaze-rock scandinava questa mi ha lasciato piuttosto deluso. Peccato, perchà la partenza di Talk Of The time sembrava sul giusto viatico. Buone ritmiche, buoni cori, la singer Cindy Savage sugli scudi. Un fuoco di paglia. Perchà il resto dell’album fatica a mantenersi su livelli di sufficienza. Canzoni trite e ritrite, scontate, che ti spingono ad andare oltre. Sweet Saturdaynite, Private Hell , le (scialbe) ballate Come Dance With Me e Since U Been Gone , ma l’elenco potrebbe continuare. Resiste, a parer mio, la sola Share My Pain . Davvero poco a dirla tutta. Speriamo che dal vivo rendano in altro modo. Speriamo ¦

Ce li vedo bene i Dollhouse in tour con Jim Jones Revue, soprattutto alla luce dei rispettivi ultimi lavori partoriti. La storia del rock and soul  racchiusa in appena ventotto minuti e suddivisa in nove incendiari pezzi. Non perdono tempo in inutili preamboli Chris Winter e compagni. Free Your Soul To The Music e Hold On Together sembrano appartenere al repertorio The Solution (con tutti i rimandi del genere ovviamente). Solo che la scelta fatta qui spinge  per suoni vintage al 100%. Sembra davvero di ascoltare uno di quei quarantacinque giri polverosi usciti da un vecchio juke-box degli anni sessanta. Sittin’ In This Room , altro grande pezzo, prepara il palato alle due perle di questa raccolta. Il soul elettrico (ed elettrizzante) Let It Shine e la ballata da urlo  (nel vero senso della parola) Last Night . Non suona facile, ma questo È un vero disco monstre!

Ci sono voluti tre anni di lavoro per mettere assieme tutti i tasselli desiderati, studiati e raccolti da Alex Falcone, tastierista triestino da oltre venti anni attivo tra le (splendenti) ombre della scena underground, prima nei Wind, poi negli Heaven’s Touch, quindi negli Holy Grail senza contare le cover bands, su tutte gli Sweet Lorraine, dediti al repertorio Uriah Heep. L’iniziale Heat appartiene al repertorio Holy Grail e chiarisce la tipologia del disco in questione, stilisticamente collocabile tra House Of Lords e Uriah Heep appunto. James Christian valorizza Guns in the Holsters , Kee Marchello collabora a tutto tondo in Sail Away e rilascia un prezioso assolo d’altri tempi. L’intento mai nascosto di Alex È perÒ quello di ricreare le emozioni del progetto Phenomena di Mel Galley ed allora ecco Doogie White in Racing with the spirits per far sI che la rincorsa al sogno si percorra ai livelli sperati. Grande pezzo, rainbowiano nelle movenze, ma esaltante all’altezza del coro e degli stacchi strumentali. Ancora J. Christian in Ridin on e Why , altra epica cavalcata dai risvolti drammatici al momento del coro, prima dell’assolo di James Thompson al sax. Altra passione del tastierista sono i Goblin, omaggiati nella seconda parte di Emerald , dove appare anche un noto soprano (qui Aivlis per questioni contrattuali) ad intonare le voci del’aldilà . Ancora Doogie White a valorizzare Angel Blue , marziale nell’incedere. E’ il turno di Screaming for you , ripescata dal repertorio Heaven’s Touch e qui riarrangiata e rallentata, interpretata dagli originali Luca Gasparini alla voce e Marco Liziero alle chitarre. Al basso appare pure Alessandro Lotta, già nei primi (e migliori, non mi voglia male nessuno) Rhapsody. Alexander Graham Bell È la cover degli Sweet (incredibile! uno che ignora Fox on The run e scopre che gli Sweet hanno fatto anche altro!) perfetta per valorizzare i tasti d’avorio e la voce di Alex, chiaramente innamorato del pezzo. Chiude Aphasia, strumentale in cui molte delle influenze menzionate riemergono e con essa giungiamo all’ultima pagina dell’esaustivo booklet. Termina l’ascolto, ma intendo ricominciare subito daccapo, c’È ancora molto da investigare tra le righe del pentagramma. Un lavoro che svela una scrittura notevole e mutevole, ma snella, che ha il merito di scoprire le qualità di un musicista troppo a lungo ignorato dai circuiti di informazione (quantomeno nazionali).

Alcuni anni fa ebbi l’occasione (ed il piacere) di reggere tra le mani ed ascoltare una copia del 12 pollici Shadow Of A Dream  degli inglesi Moritz. Da allora non li cercai più, ero già a conoscenza della rarità del vinile e raramente mi interessa andare in cerca di MP3 impossibili, non li ascolterei. Ci sono talmente tante realtà da investigare che trovo quasi paradossale alimentare un mercato virtuale. Fatto sta che i Moritz mi rimasero ben impressi da allora. Ho acquistato solo qualche settimana fa il cd, mi ero persino scordato dell’esistenza di questa edizione, credendo si trattasse di una delle oramai diffuse operazioni pseudo-truffaldine. Col dischetto tra le mani mi rendo conto che si tratta di una cosa seria, ma soprattutto ufficiale. Al di là della qualità delle song (oltre alle canzoni incluse nel 12  vi sono altre quattro tracce dell’epoca, probabilmente mai edite prima) colpiscono le parole del giornalista Rob Evans capace in poche, ma essenziali, righe di presentare uno spaccato lucido del rock melodico inglese e di ridare a Greg Hart (il singer dei Moritz) una elettrizzante scossa di adrenalina. Mesi dopo Greg Hart ringrazierà cosI il giornalista per le belle parole spese, presentando l’edizione in questione: ¦i hope you enjoy this nostalgic trip... as Moritz was one hell of a trip for me! . Musicalmente c’È poco da aggiungere, assestandosi i Moritz a mio avviso tra le migliori band inglesi di sempre di genere, al pari di Shy, Strangeways ed FM. Nulla di meno. Rock on! (WB) PS: Per i curiosi cosI aveva scritto Rob Evans Greg, fire up the Quattro, it’s time to take the 80s for a spin, one more time! . Obiettivo raggiunto Rob!

Scrissi la recensione a fine novembre 2008, ma non venne pubblicata a causa dell’aggiornamento del sito. Da allora alcune cose sono cambiate, preferisco ugualmente riprenderla integralmente in quanto il mio giudizio rimane invariato, anche a distanza di mesi. Non usano MySpace, sono degli scandinavi anomali, hanno un sito in sola lingua madre, non ho capito se il cd in questione È in vendita o meno (probabilmente sI, ma dove?), fatto sta che cantano comunque in inglese e sfornano uno dei prodotti dell’anno. Cara Alkemist-Fanatix, non ascolto altro da una settimana e più. I Collision Course suonano rock moderno, ma a differenza degli stampinati americani lo fanno con classe regale. Non ricopio i nomi dei singoli, ma il cantante È un fuoriclasse. Le canzoni funzionano a meraviglia, come se i Coldplay arruvidissero il proprio charme per piacere anche ai rockers, scazzottando coi The Killers sotto gli occhi compiaciuti di Mr. Universal gaudente dinanzi alla nascita della sua new $-sensation. Trascinanti distorsioni liquide ed enormi aperture sull’orizzonte accompagnano tutte le undici tracce che cito una ad una: Love is this town, Come running, You say, My lady my love, I’m sorry, How many times, Dead mans hand, Top of the world, Walk away, I will stay, She is the dog . Se gli svedesi cominciano a piazzare dischi del genere anche fuori dai loro consueti ambiti di competenza siamo apposto. Nel genere, disco dell’anno 2008. Capolavoro.

L'eccesso dei Dirt Show irrompe già alla prima nota della prima canzone. Riff stoppati in abbondanza (Darrell sorride da lassù), batteria e basso pieni e violenti, assoli anfetaminici. Metal dunque? Sicuro, ma non solo. I nostri sfoggiano un'attitudine da rockers grondanti sudore e testosterone (godetevi i testi volgari e sessisti) mentre l'immagine rimanda a degenerati come Wednesday 13, senza dimenticare le ormai inevitabili  influenze dei Black Label Society. Canzoni dirette e senza perdite di tempo, pronte a incendiare i palchi dal vivo: spazio quindi alla violenza e ai cori alcolici da strillare con la gola in fiamme. Unico appunto, i refrain! Alla resa dei conti emergono gli evidenti limiti del cantante/bassista Jesse Blackstar, limiti che non sono compensati dall'aggressività e dall'atteggiamento sboccato. Produzione curata e fragorosa come esige il mercato di questi tempi (gli Studio 73 si confermano all'altezza della scena internazionale). La grafica del booklet È superlativa, di gran lunga al di sopra della media, nonchà assolutamente coerente con l'attitudine in your face  di questa ciurma di esagitati.

Dopo il debutto del 2006, interessante ma troppo eterogeneo per poter essere apprezzato in questi tempi di fastfood music , i veneti Hollow Haze assumono una dimensione decisamente più competitiva con questo secondo full lenght. Rimane la voglia di esplorare generi diversi, soprattutto tra l'Heavy Metal e l'Hard Rock, ma legati dal filo conduttore dell'indiscusso talento della band, uscita rivoluzionata nella line up. Alla guida c'È Nick Savio, ex ascia dei White Skull, ora con i violentissimi CyberCross nonchà produttore dell'album, ma il nuovo vocalist Ivan Rave (già singer dei Sominae Status) rappresenta un giusto contraltare melodico per i riff metallari  di Savio. Alcune canzoni erano già presenti nel primo album, ma le nuove versioni si lasciano preferire, grazie a una produzione quadrata e agli arrangiamenti più curati. I ragazzi citano i mostri sacri (Maiden, Queensyche, Savatage) ma senza paura di tentare soluzioni innovative o di estremizzare l'impatto o le melodie (grazie anche agli impeccabili solos di Nick). Imperdibile il trittico d'apertura Easy Road , Burnt Desire  e Coming Back , oltre alla multiforme Pretender . Un'opera intensa, per certi versi anche originale (per quanto si possa fare nel 2009), di notevole longevità . (Giampiero Novello)

La band si presenta come Italian Style Hardcore  e non c'È modo migliore per inquadrare il quintetto cagliaritano. Dici hardcore  e nel nuovo millennio non puoi prescindere dagli Hatebreed, dai riff metallici di Machine Head/Pantera e dalla violenza lirica degli Agnostic Front. Monolitici, questa È la prima parola che viene in mente ascoltando il violentissimo CD degli Inkarakua. Le concessioni alla melodia sono minime (in Solo il Principio , per esempio) e non le troverete nel cantato, la produzione È chirurgica come il genere esige e le chitarre esplodono in tutta la loro pesantezza da accordatura bassa. Hit dell'album: Guardo Fuori . Come avrete intuito, cantano in italiano e questo È un elemento fondamentale per trasmettere il loro messaggio di rabbia e cinismo (fuori dal coro Sangre  in spagnolo e la conclusiva H8  in inglese). Davvero un ottimo prodotto da una band che non si perde in fronzoli e punta dritto al bersaglio, facendo danni in abbondanza. (Gianpiero Novello)

Death Metal truculento, appena ingentilito dalle tastiere: l'accostamento farebbe venire in mente in Nocturnus, ma questi inglesi hanno una componente lasciano da parte le influenze prog, puntano sulla violenza e riservando alle keyboards di ricreare un'atmosfera apocalittica. Assalto all'arma bianca per gran parte del full-lenght d'esordio, con riff che prendono a piene mani anche dalla tradizione Black Metal ( Relentless  si apre con una scippo ai Satyricon di fine anni '90) oltre che dal Metalcore tanto di moda in questi ultimi anni e dal Death floridiano (Deicide soprattutto). Gli Onsetcold tirano dritto sui denti con il martello: non sempre a piena velocità , spesso i rallentamenti provocano anche più dolore, come insegnano i maestri Bolt Thrower. Se l'intenzione della band È di mettere in musica un pestaggio da parte di hooligans del West Ham, missione compiuta. (Giampiero Novello)

Atmosfere delicate, chitarre acustiche celestiali, sprazzi di armonica, voci suadenti ¦in poche parole i Coffe Orchestral, trio folk acustico che si ripresenta con l’album Chocolate Suitcase carico di melodie oniriche e leggere che sapranno distogliere l’attenzione dell’ascoltatore e orientarla verso mondi nuovi. Un album importante che segna la maturità rispetto ai lavori passati, un album dove le melodie e le voci si incastrano a meraviglia, dove i cori vengono usati come strumento aggiunto per rimarcare ancor di più il tono soave di queste 12 ballate che compongono il disco. Melodie semplici quindi guidate dal basso che scandisce le ritmiche cui si appoggiano abilmente le note della sempreverde chitarra acustica e le voci, vero punto forte del lavoro. Un disco dal facile ascolto ma nel contempo notevole, che si puÒ associare idealmente all’album dei ricordi e ti arriva dritto al cuore già dal primo ascolto. Consiglio questo lavoro del trio bergamasco a chi vuole ancora emozionarsi con atmosfere semplici e genuine..quelle atmosfere che purtroppo stanno sparendo dalla scena musicale. Un grande plauso ai Coffe Orchestral in quanto ci stanno dimostrando di saper rappresentare al meglio questo tipo di musica.

La scena rock and roll romana si arricchisce di una nuova realtà , THE GUESTZ. Dopo la pubblicazione del primo EP il nome sta circolando velocemente ¦ abbiamo sentito Rob (basso) e Matt (batteria) autentica forza motrice  della band. (NR) Ciao. Non vi starÒ qui a chiedere come È nato il nome della band (chi vuole puÒ andarsi a leggere la simpatica storiella nella vostra biografia), mi interessa perÒ un breve cenno su come È nata la band. Tutti e quattro i musicisti hanno alle spalle un background piuttosto notevole (ed impegni tutt’ora attivi, se non erro). Come, e perchà, È nata l’idea di provare con un qualcosa di nuovo ? ROB: Prima di tutto, chiariamo che in realtà non avevamo nessuna intenzione di fare "qualcosa di nuovo", ahah! Io e Jonna ci conoscevamo da tempo e parlavamo sempre di metter su una band insieme (molto alla Ac/Dc, su questo non avevamo dubbi), solo che lui ne aveva sempre 6/7 (tra originali e tributi) mentre a me ne basta una per sentirmi "occupato", anche se a quel tempo si trattava di un tributo. Due anni fa È capitato che lui si ritrovava con meno band del solito, e soprattutto con nessuna band originale davvero soddisfacente; inoltre, aveva sotto mano quello che non esitÒ a definire un cantante portentoso, mentre io da un paio di anni suonavo con questo ragazzino neanche maggiorenne che pestava come un fabbro. CosI, ai primi di settembre del 2006 ci siamo trovati ad un bar per parlare di questa nuova band: sembravamo tutti motivatissimi, e dopo un paio di birre avevamo già una lista di cover da provare per vedere come andavamo come amalgama. Il resto È storia! Tornando alla tua domanda, più che fare qualcosa di nuovo, l'idea era quella di andare a colmare un vuoto: a Roma non c'era una grande e longeva band hard rock che mettesse più o meno tutti d'accordo e che ti potevi ritrovare ad aprire per le band famose, un po' come gli Hollywood Killerz a Torino, i Bastet a Padova, i Markonee a Bologna, e cosI via. A quanto pare, più di qualcuno ha avuto la stessa idea nostra, recentemente stanno uscendo fuori diverse band valide, vedremo chi reggerà e chi no! MATT: Insieme a Rob suonavo nei The Brightess, un tributo ai The Darkness, ma avevo bisogno di fare pezzi originali, volevo dare sfogo al mio estro creativo “ non ero ancora maggiorenne ma volevo già darmi da fare seriamente. Siccome io e Rob ci troviamo spesso e volentieri in quanto a gusti musicali, È stato naturale iniziare proprio con lui. Avevamo in testa quello che volevamo: un gruppo rock’n’roll, incazzato come i Motorhead, una banda di cazzoni con attitudine da vendere; e siccome non avevamo tempo da perdere a cercare le persone giuste, siamo andati sul sicuro: abbiamo sentito Jonna, che più o meno aveva le nostre stesse idee, e aveva a disposizione Mimmo che all’epoca viveva con lui. La band era pronta! (NR) Parliamo subito del vostro primo lavoro. Il prodotto (come tale) mi sembra all’altezza di pubblicazioni internazionali. Siete soddisfatti del risultato (parlo in termini di suoni, produzione, packaging, ¦)? Secondo, come È stato accolto in giro? ROB: Per quanto riguarda la produzione, con Christian Ice e il Temple Of Noise sapevamo di andare a colpo sicuro per la qualità . Sono 10 anni che Jonna registra in quegli studi, quindi ci ha illustrato bene il loro modo di lavorare, e il risultato si sente. Tra l'altro, ci hanno dato ottime dritte per arrangiamenti, cori e suoni, ci siamo sentiti decisamente in ottime mani. Ovviamente ognuno di noi ha qualche piccola lamentela qua e là , ma il tempo a disposizione era quello che era, per cui abbiamo dovuto adeguarci. Per esempio, Mimmo ha registrato le voci di diversi pezzi di mattina, il peggior momento della giornata per cantare, e soprattutto per un animale notturno come lui! Per il packaging, devi sapere che Christian Ice È una delle menti dietro al progetto rock demenziale Prophilax (a Roma sono famosissimi, da voi non so), e mentre mixavamo da lui abbiamo visto il bel digipack fatto per il loro ultimo album. Ci È piaciuto, ci siamo fatti dare i contatti della ditta che l’ha prodotto, e devo dire che siamo soddisfatto al 100% di come È venuto fuori! A livello di responso musicale , beh, la rassegna stampa parla da sola: una sola insufficienza da una webzine inglese che ha deciso che noi dovevamo essere un gruppo punk rock e poi si lamentava che non trovava queste influenze nel cd; ci ha dato una striminzita sufficienza anche sulla produzione, per cui m'È venuto il dubbio che abbia recensito un altro cd, ahah! A parte questo, voti diciamo tra il 6,5 e il 7,5 sulle webzine metal e tra il 7 e l'8 su quelle hard rock, sia in Italia che all'estero. L'unico appunto che ci fanno regolarmente È che il cd È troppo corto! MATT: A livello di produzione e presentazione, oggettivamente parlando il nostro EP È sicuramente superiore al 90% degli EP e dei demo che ci sono in giro in Italia e non ¦ Questo grazie a due persone che sanno lavorare come si deve, ovvero Mirko e Christian del Temple Of Noise. C’È una bella coesione sonora nel disco e anche se il mio suono tipo  non È come quello che sentite in Not For Money, Just For Glory . Ci si deve mettere al servizio dei pezzi e della band, quindi quelli sono stati i suoni che secondo un po’ tutti nel gruppo erano adatti a quello che stavamo tirando fuori. Sembra poi che parecchia gente stia spendendo buone parole per noi, dicono che abbiamo una gran botta e pezzi che funzionano alla perfezione. Ti posso assicurare che l’energia del disco si raddoppia in sede live: chiunque ci abbia visto al Glamattakk di Torino ci ha chiesto di fare altre date al nord per tornare a vederci. Quindi direi che non sta andando poi cosI male, anche a livello di vendite. (NR) E’ giusto definirvi una energetica band di hard-rock  (lasciamo da parte gli inglesismi per una volta!)? Quali sono le band del passato (e/o del presente) che appartengono al DNA dei Guestz? ROB: Il concetto di energia per noi È fondamentale - beh, trovami un gruppo rock che ti dice il contrario! Dal vivo, quando abbiamo a disposizione impianti potenti, possiamo alzare i volumi senza pregiudicare la qualità del suono, e diamo decisamente il meglio, ma penso “ ok, spero! - che anche su disco questa cosa venga fuori. Le nostre ispirazioni sono piuttosto varie, seppur tutte riconducibili all'hard rock che va dagli 80's ai giorni nostri: Jonna È un fan degli Ac/Dc e di TUTTI i loro gruppi clone, a me piacciono tante cose dagli Enuff Z’nuff ai Motorhead, passando per gli ultimi Backyard Babies, mentre Mimmo È un po' più metallaro come impostazione ma basta vietargli di fare il Bruce Dickinsnon e il gioco È fatto! MATT: Sicuramente i mostri sacri del rock’n’roll, ma soprattutto tante band semisconosciute al grande pubblico. Sono influenzato da nomi di tutti i tipi, dai Led Zeppelin fino ad arrivare a Heaven’s Basement e Buckcherry. Sono dell’opinione che la grande musica del passato sia imbattibile, ma che allo stesso modo ci siano davvero decine di band giovani che meritano lo stesso rispetto e lo stesso successo: le nuove leve sono il futuro! (NR) Trovo corretta la decisione di proporre un EP di pochi pezzi rispetto ad un intero album, almeno come passo iniziale. Una scelta di qualità a fronte di una di quantità . Quali sono, tra i brani presenti, i vostri preferiti? Avete lasciato fuori qualcosa che, magari, potremmo assaggiare in futuro? MATT: SarÒ di parte, ma a me piacciono tutti! Sono cinque brani completamente differenti tra loro, quindi anche nel suonare c’È una certa varietà e la cosa mi diverte parecchio! ROB: Fare un EP È stata una mossa dettata principalmente da due ragioni: primo, avevamo fretta di registrare e avevamo solo quei cinque pezzi pronti (nel senso di fatti e finiti), secondo il budget per registrare un disco intero non ce l'avevamo. Abbiamo speso 1.500 Euro per la sola registrazione. Per un full length ce ne sarebbero voluti almeno il doppio! Il prossimo cd, a cui abbiamo già iniziato a lavorare, sarà un album completo, anche se ancora non sappiamo dove troveremo i soldi, ahah! Ci saranno sicuramente due pezzi scritti da Jonna per un vecchio progetto, gli Hot Custom Man, che abbiamo fatto nostri e suoniamo regolarmente nei nostri concerti, ovvero Ten Years In Jail e Ridin' On The Road. Potrete sentire la seconda probabilmente entro fine anno, in un EP solista  di Jonna in via di completamento. (NR) Mi sembra che a Roma si sia tornati a suonare alla grande. Avete aperto per diverse band di nome  (cito i Quireboys a puro titolo di esempio). Come È stato il riscontro del pubblico? Avete qualche aneddoto particolare da raccontare? ROB: E' vero, un sacco di band stanno tornando a suonare a Roma, ma va anche detto che molto spesso È proprio il nostro Jonna ad impegnarsi per portarle a Roma e ovviamente, quando possibile, siamo noi ad aprire (oltre che a fornire la backline). Per quanto riguarda il pubblico di queste occasioni, È sempre un terno a lotto: Adam Bomb È riuscito a riempire un locale di media grandezza di lunedI (tutt'ora non ci spieghiamo coma sia potuto succedere) mentre altre volte la situazione È desolante, come quando vennero i Soul Doctor a Stazione Birra la domenica del derby: 20 persone! Aneddoti particolari... beh, ricordo con piacere Spike dei Quireboys. Appena arrivato a Stazione Birra gli ho suggerito di assaggiare la birra che il locale produce in proprio... 30 secondi dopo lo vedevi andare da tutti i suoi compari a dirgli di assaggiare la birra assolutamente, ne era totalmente entusiasta! Poi ci sarebbero dei piccanti  aneddoti ogni volta che viene Adam Bomb, ma purtroppo nelle interviste mi tocca sempre sorvolare, qualcuno potrebbe prendersela, ahah! E infine, mi ha fatto molto piacere sapere che Kee Marcello È rimasto positivamente impressionato la prima volta che abbiamo aperto per lui, a maggio, tanto da volerci di nuovo quando È tornato a Roma a metà ottobre. MATT: Il pubblico di Roma ci conosce ormai bene, quindi quando suoniamo di spalla a band di rilievo c’È sempre una fetta di pubblico che conosce i nostri pezzi e canta i ritornelli, ed È una figata! Sempre riguardo ai Quireboys, ci hanno letteralmente riempiti di sinceri complimenti. Il chitarrista Paul Guerin ci ha detto you made me feel link 20 years ago! , che detto da un tipo che di cose ne ha viste fa un certo effetto. La stessa sera, poi, ci era stato detto dagli organizzatori di liberare i camerini in fretta perchà i Quireboys volevano restare da soli. Per cui, quando Spike mi ha visto portar via la roba mi ha detto: Dove vai? ; io gli ho riferito quello che mi era stato detto e lui: Ma scherzi? Resta qui e bevi con noi!  ¦ Detto, fatto: mi sono preso una gran bella sbornia! (NR) Sono convinto che la parte difficile  venga dopo la produzione/pubblicazione di un disco (a livello underground, ma non solo). Come vi state muovendo in merito? MATT: E’ proprio vero, la parte in cui cerchi di far sentire i tuoi brani in giro e spedisci il pacchetto promozionale a riviste e webzine È proprio una faticaccia, per fortuna È Rob ad occuparsene! ROB: Ci facciamo promozione credo come tutti: spedire il cd a varie webzine, cercare di trovare più fan possibile su myspace e suonare in giro. Devo dire che le vendite on-line sono decisamente inferiori alle mie aspettative, mentre va molto meglio ai concerti; ed È semplicemente impressionante il numero di magliette che stiamo vendendo, a Roma la nostra t-shirt col teschio tecnologico ce l'hanno praticamente tutti! (NR) Qui a nord-est non vi È proprio visti! E non riesco proprio a capire. Possibile non si riesca a fare un cambio di date  tra voi e qualche realtà locale? ROB: Non ci si È visti perchà finora abbiamo quasi sempre suonato a Roma, ovviamente! A parte l'edizione estiva del Glam Attakk a Torino. Dopo l'uscita del disco abbiamo fatto un po' di concerti in location "estive" come il Rock City e, dopo l’estate, un buon numero di aperture a band più o meno famose: ci si sono presentate le occasioni e le abbiamo colte. Ora ci stiamo muovendo, comunque, per uscire dai confini del Grande Raccordo Anulare: il 21 novembre saremo a Pisa e stiamo giusto cercando una data per il giorno successivo, al centro-nord. MATT: Vedi, per fare uno scambio di date devi avere qualcuno che ti viene a vedere, e possiamo anche avere qualcuno che viene a vederci, che ne so, a Trieste o a Padova... e magari qualche locale intenzionato a pagarci un rimborso spese. Ma poi il problema si pone quando l'altra band deve venire a suonare a Roma, trovare un locale che paghi una band originale che viene da fuori abbastanza da rientrarci con le spese non È facile!!! Comunque, ci stiamo organizzando, dobbiamo fare un po' di sano bordello anche al nord!!! (NR) Me lo auguro. Sarebbe la volta buona che ritorno a vedermi un buon concerto. Grazie di tutto ragazzi.

Sarà la band tutta la femminile delle NO CANDIES (Angela-voce, Linda-batteria, Giorgia-basso, Giorgia-chitarra, http://www.myspace.com/nocandies http://www.myspace.com/nocandies ad aprire il concerto delle VISION http://www.myspace.com/visionrocksit http://www.myspace.com/visionrocksit giovedI 30 aprile nella prima data del tour italiano delle svedesi. Inizio concerti ore 21.30 presso Life Music a Fontanafredda (PN). Per info: http://www.life-music.com http://www.life-music.com . Nel pomeriggio di giovedI 30 aprile alle 17.30 le VISION faranno tappa a Vittorio Veneto presso INFERNO ROCK , http://www.infernorock.tk http://www.infernorock.tk per foto, autografi ed interviste. Siete tutti invitati!

A poco più di due anni di distanza dall’uscita di Confessions Of A Twisted Mind , gli inglesi Dear Superstar riprovano a guadagnarsi un minimo di visibilità in quello che oramai È un panorama asfittico. Troppe le uscite discografiche. Quasi impossibile crearsi uno spazio proprio. Utopia arrivare al successo. Forti di un contratto con la Demolition Records (quella degli ultimi Hanoi Rocks, tanto per capirci) Mike Satiar e compagni realizzano un lavoro piuttosto interessante, che si presenta con un unico handicap non facilmente superabile. Una copertina del tutto incongruente col genere proposto (e brutta forte!). I nostri indossano maglie dei Bullet For My Valentine e sfoggiano tatuaggi a la Appetite For Destruction  rivelando in questi aspetti il tratto tipico della loro proposta musicale. La costruzione delle song, si senta l’opener Brink Of Destruction , coniuga un rifforama di matrice sleaze  con arrangiamenti voce/cori emo(zionali). Formula ben ripresa nelle successive Live To Live , con il suo devastante incedere a due voci, e Singposts To Bedposts (dove ci sento barlumi di The Cure). Peccato che la seconda parte del disco non mantenga la stessa qualità dei primi pezzi trascinandosi in maniera quasi esangue salvo rianimarsi in conclusione con la bella ballata Can’t Write A Love Song (ottima prova del singer). La strada intrapresa dai cinque sembra quella buona. L’imminente tour con i Papa Roach dovrebbe riuscire anche a far girare il nome ¦ vedremo.

In tour con i connazionali Stone Gods (ve li ricordate i Darkness?) i cinque Hate Gallery alla luce di questa prima uscita confermano (quasi) in pieno le speranze che la stampa inglese gli ha riservato nell’ambito di una (oramai fantomatica) rinascita dello sleazy rock. I nostri, a dire il vero, non sono proprio ragazzini di primo pelo (il singer/bassista Janne Jarvis vanta un discreto passato con Radiator, Elevation, Kory Clarke, ¦) e lo si capisce subito dal primo ascolto. The Idiots , traccia di apertura, delinea perfettamente i binari stilistici della band. Hard rock moderno che recupera antichi riff stradaioli (della Los Angeles che fu) e li deturpa con abbondanti scorie nucleari. Non so se sono riuscito a spiegarmi. New God e Outsiders (Hit You Loke A Rocket) sono altri due pezzi che ti prendono (in pieno), il primo coi suoi retaggi Warrior Soul, il secondo con quel appeal in grado di ammaliare il grande pubblico. Proseguendo, gli HG abusano troppo della formula iniziale risultando un pochino monocromatici. Avrei preferito una maggiore varietà nei suoni, giusto come avviene nel finale con We’re Not Receving ed il suo coacervo di ritmiche. La qualità c’È, le potenzialità (tante) pure. Speriamo bene.

Andy Pierce È uno tosto. Uno che non molla mai. Agli albori degli anni novanta proruppe col suo Cruel Intention , una delle migliori uscite sleaze rock europee dell’epoca (un classico!). In piena rivoluzione grunge se ne uscI con il progetto Machinegun Kelly (altro grande disco) per poi reinventarsi una carriera solista ed una nuova gang di fuorilegge , gli United Enemies (ennesimo ottimo album). Dal 1987 sempre sulla strada, come si suol dire. Le ristampe di tutti gli album dei Nasty Idols ed un tour europeo di (discreto) successo hanno convinto il nostro, assieme ai vecchi compagni di ventura Peter Espinoza (chitarra) e Dick Quarforth (basso) ad entrare in studio e sfornare questi dodici pezzi che riprendono in pieno il discorso lasciato interrotto quindici anni orsono. Street rock nerboruto, di chiara matrice svedese (e con l’occhio sempre rivolto al Sunset Boulevard di fine anni ottanta) quello che fuoriesce da Rock Out, Boys Town e Method To My Madness , primi tre pezzi del disco. La voce inconfondibile di Andy chiamata a ruggire come un tempo. La ballata di turno, Nite Like This , rompe i ritmi iniziali che riprendono subito con l’ottima 48 Hours . Gli ultimi pezzi riscontrano un certo lassismo con una leggera ripresa nel finale grazie al refrain indovinato di Need The Nite e alla cantilena di It Ain’t Easy . Non un capolavoro, ma tutto sommato un disco che puÒ reggere il confronto con l’agguerrita concorrenza conterranea (e contemporanea).

Questo È l’album che mi ha fatto tornare la voglia di scrivere. Per il buon rock si riaccende la speranza. Ho rimesso a posto i vecchi vinili, memorie di fasti passati che non credevo potessero più essere raggiunti. L’enfasi fastidiosa delle mie precedenti parole verrà cancellata dal primo ascolto di Everyday Demons , l’album della maturità degli inglesi Answer. Walkin’ mat È il definitivo innesto di sonorità hard rock moderne nella tradizione dei Led Zeppelin. Avevamo capito dal primo album che gli Answer potevano farlo, ma in Rise ancora era presente una sorte di giovanile insicurezza, anche se lo ricordiamo come una delle uscite migliori del periodo 2005. Mi vengono i brividi quando si alza Tonight  sarà perchà non mi sono dimenticato degli Ac/Dc -Bon Scott style-, ma non È tutto qui, c’È anche soul in questi giri di chitarra sporchi di groove moderni quanto basta per lasciare sempre in primo piano il crunch caldo degli amplicatori valvolari. Un album di classick rock impiantato nel 2009!

Quando rock, folk e blues incontrano la creatività di Alex Snipers nascono dischi come Utopia Live In Turin, 14 tracce cariche di emozioni registrate tutte in presa diretta a La TopIa Arci Club di Torino. Una scelta rischiosa e allo stesso tempo importante quella di un album live che personalmente preferisco, poichà il live È espressione viva di ciÒ che vuole trasmettere l’artista mentre suona; e Alessandro Cecchini, in arte Alex Snipers lo fa al meglio supportato dall’ottima chitarra acustica di Daniele Parinetti. Un viaggio introspettivo che scorre via veloce scritto su linee melodiche anni 70 con accenni alla psichedelia e al blues puro ¦un viaggio dove la voce calda di Alex ci fa ricordare a tratti lo stile di Elvis e Brian Molko e molti possono essere i paragoni durante l’ascolto di questo lavoro. Una musicalità atta a far riscoprire le radici di un tempo su cui l’artista È cresciuto e prova di questo È la bellissima rivisitazione in chiave acustica di Kids Don’t Follow dei Replacements. A far risaltare il tutto ci sta poi l’atmosfera live stile pub e i delay / wha wha usati a tratti che durante l’ascolto ti portano direttamente sulla scena e sembra di vivere l’esecuzione come se il duo stesse suonando davanti a te. Un lavoro a mio parere azzeccato, una prova della maturità crescente dell’artista che pian piano si sta facendo strada nell’underground musicale italiano.

Dopo una serie di EP e una gavetta live intensa, i Violaspinto escono con il nuovo lavoro autoprodotto Credi Ancora Nel Candore  registrato in presa diretta presso il 17 Recording Studio di Clusone (BG) come omaggio ai loro meccanismi live molto ben oliati nei 7 anni di attività che hanno alle spalle. Il carattere musicale dei 4 bergamaschi si capisce fin dalle prime battute con Vortice, un misto di sonorità rock / psichedeliche che introducono l’ascoltatore a questo viaggio in un mondo non ben definito, una spirale che ti porta nel profondo ego musicale della band. Un vortice di emozioni quindi che guida l’ascoltatore alle successive canzoni costruite più o meno sulla stessa falsa riga della prima alternando in modo egregio atmosfere calme e sognanti a momenti più frenetici. Come traccia simbolo del loro sound spicca la penultima canzone Grazie che unisce atmosfere funky a momenti grunge, rock , psichedelici. Per ultimo una strano modo di chiudere l’album, un monologo costruito su una base che vedrei bene come colonna sonora del film Kill Bill per il suo modo di mostrare con lucidità la realtà distorta descritta in questo lavoro. Buon album e buone registrazioni anche se come pecca posso trovare alcune imprecisioni nella parte vocale che deve ancora trovare la giusta maturità . Per il resto le idee non mancano e il lavoro lo dimostra. A piccoli passi i Violaspinto stanno trovando la giusta chiave di volta per affermarsi ¦aspettiamoli e non ce ne pentiremo..

I The Parlor Mob sono: Mark Melicia (Voce), Paul Ritchie (Chitarra), Dave Rosen (Chitarra), Nick Villapiano (Basso) e Sam Bey (Batteria). I The Parlor Mob vengono dal New Jersey e fino a qualche tempo fa si chiamavano What About Frank? (al loro attivo un album e diversi tour nei circuiti indie/rock). I The Parlor Mob sono un gruppo vero, con un disco vero, di quelli che ancora si trovano nei negozi. Siete rimasti delusi dagli ultimi dischi dei Kings Of Leon? Siete in cerca di qualcuno che possa raccogliere l’eredità (sempre che sia giunta l’ora) dei Black Crowes? O di qualcosa che suoni un po’ più classico degli Answer e un po’ meno commercial oriented  dei Black Stone Cherry? Ascoltatevi Hard Times e ditemi se non ci siamo quasi. Sentitevi Dead Wrong: l’esempio di come deve girare un motore ritmico, di come si usano piatti e timpani, di come si deve modulare una voce e tirare una chitarra. Passate a The Kids, traccia numero, quattro, per vedere che cosa significa creare una grande canzone (secondo i miei canoni, ovviamente). Tutto questo, signori, si chiama talento. Una dono che non riscontravo dal debutto dei Silvertide. I nostri rubano  appieno dagli anni settanta, ma lo fanno con classe innata, aggiornando la matrice dei suoni ai canoni moderni. Tide Of Tears È un altro capolavoro di ispirazione ledzeppeliana. La chiusura del cerchio avviene poi con l’esaltazione di tutta la band nelle diverse ballate presenti (non nenie da innamorati!). Everything You’re Breathing For, When I Was An Orphan, Tide Of Tears e Can’t Keep No Good Boy Down, una più ispirata dell’altra. Fatevi corvo  ¦ per tutta la vita.

Gli HEAVEN'S TOUCH hanno dato alle stampe "THE BEST OF HEAVEN'S TOUCH (1988-1995)" con una edizione limitata di 500 copie numerate. L'intero ricavato verrà devoluto a Stefano "Sibi" Simoni (già bassista di Liar, Foxy Lady, Notturna e SIN's HERE), musicista di Trieste colpito da una malattia che lo costringe su una sedia a rotelle e necessita di costose cure. Se siete interessati all'acquisto mandate una mail a: [EMAIL= walterbastianel@tele2.it walterbastianel@tele2.it[/EMAIL HYPERLINK "mailto:walter@norespect.it" walter@norespect.it http://www.myspace.com/heavenstouchband http://www.myspace.com/heavenstouchband

Trovare un difetto a questa produzione È difficile...sI perchÈ l’ep che presento È un lavoro ottimo da tutti i punti di vista. Un mix di post-rock / grunge / pop / indie con sounds che veleggiano tra Marlene Kuntz e i Verdena, passando a tratti per i Tiromancino. Un ep concreto che ti lascia a bocca aperta dal primo ascolto..sonorità dolci sempre sospese quasi ad intessere un sogno..una via di fuga dalla realtà musicale moderna ¦un album fatto per rompere gli schemi. I Miriam in Siberia sono questo ed anche se non si sono ancora totalmente affermati i presupposti ci sono tutti..dalla qualità dei suoni ben amalgamati, agli intrecci musicali ricercati..dal cantato orchestrato ottimamente al suono inteso come corpo unico tra i vari strumenti. Sicuramente questo ep fa ben sperare per il futuro e pezzi come Dicembre o Svetlana possono essere usati come singoli per la loro efficacia sonora. Questo ep È del 2006 ma mi son sentito in dovere di recensirlo per l’ottima impressione che mi ha fatto. Aspettiamo di sentire il vero album in uscita a breve.

E’ appena uscito il nuovo disco (il terzo) dei veronesi BULLFROG, autentica sorpresa per chi ama le sonorità hard rock blues di forte ispirazione settantiana. Silvano Zago (chitarra) ha risposto alle nostre solite  sette domande. Da parte nostra vi rinnoviamo l’invito a contattare la band, magari durante in sede live , ed accaparravi Beggars & Losers . Non ve ne pentirete. 1. Partiamo a razzo con il vostro nuovo disco, un lavoro che sta riscuotendo (come d’altronde le vostre precedenti produzioni) ottime recensioni un po’ dappertutto. Come È nato Beggars & Losers ? Siete soddisfatti del risultato finale? I nostri album hanno avuto sempre dei periodi di gestazione piuttosto lunghi, non essendo noi dei musicisti professionisti che possono dedicarsi esclusivamente alla musica e quindi ci siamo presi tutto il tempo possibile per comporre e limare  i nuovi brani, fino a quando non eravamo pienamente convinti del materiale a disposizione. Direi che È valso la pena aspettare, siamo totalmente soddisfatti dell'esito. ¨2. Da sempre si dice che il terzo album segni il cosiddetto punto di svolta nella carriera di una band. Mi sembra che gli sforzi fatti giochino a vostro favore. Due cose hanno destato da subito la mia attenzione. La copertina (davvero bella) e un lavoro di mixing/mastering internazionale. Potete raccontarci qualcosa in merito? SI, per la copertina volevamo qualcosa che lasciasse il segno e che fosse in sintonia col contenuto musicale, motivo per cui mi sono rivolto ad un mio amico illustratore che ha colto perfettamente lo spirito dell'album e ha fatto un gran lavoro. Per il suono, ci siamo affidati ancora una volta alle cure del nostro produttore Fabio Serra e al suo studio di registrazione; volevamo riuscire a catturare l'energia di un nostro show dal vivo, impresa non facile quando fai delle produzioni low-budget, ma direi riuscita bene... Poi, dietro suo consiglio, abbiamo spedito il tutto agli Sterling Sound di New York per il mastering, che ha conferito al lavoro grandi dinamiche senza snaturare il suono vintage che cercavamo. ¨ ¨3. Quali le song del disco cui siete più affezionati, e perchà? La mia penso che sia Detour , un brano molto lungo e articolato, ma dalla matrice blues, con cambi di tempo e il riff portante dispari, piuttosto inusuale per noi, che sintetizza bene lo stile di Beggars & Losers , sempre ancorato al classico Hard Rock del passato, ma con una libertà compositiva che fa emergere la personalità dei Bullfrog. ¨4. In questo periodo la stampa internazionale sta esaltando band che hanno i piedi ben piantati nei seventies  (mi riferisco a THE ANSWER, THE PARLOR MOB, e similari). Non voglio fare il solito patriottico  ma un lavoro come il vostro (a parere mio) ha poco da invidiare a queste uscite. Avete perÒ un unico, grande difetto: siete italiani! Che ne pensate? Una semplice provocazione (la mia) o c’È qualcosa di vero? Beh, in parte È vero, nascere in Italia vuol dire dimenticarsi di poter suonare Rock a livello professionistico, visto che quello che ci spacciano per rock-italiano  a livello mainstream È più che altro canta-napoli con la chitarra elettrica... Poi È anche vero che noi non siamo certo musicisti del livello di quelli da te citati, ma devo dire che avendo sempre considerato la musica e la nostra attività musicale prima di tutto una passione, siamo arrivati a quindici anni di attività togliendoci delle belle soddisfazioni e senza mai scoppiare . Chi si accontenta gode! ¨5. Con B&L  l’Andromeda Relix festeggia i primi dieci anni di attività . Quasi un miracolo, se guardiamo come stanno andando le cose nel settore discografico (È di questi giorni l’ennesimo allarme da parte delle varie major di crolli del mercato, tagli di personale e investimenti, ¦). Quanto È importante l’esistenza di queste piccole etichette, che tralasciano i dati di bilancio e mettono davanti a tutto passione ed amore? Direi che È fondamentale, i titolari dell'Andromeda Relix sono prima di tutto degli amici e degli appassionati, coi quali negli anni abbiamo condiviso lunghe trasferte per andare a vedere concerti, o a dischi , quando non c'era internet... La mentalità dell'industria discografica È qualcosa di ributtante e mercificando sempre di più un prodotto che innanzitutto dovrebbe essere artistico, si sta scavando la fossa con le sue mani... ¨Meno male che qualche puro  esiste ancora, e ci permette di pubblicare i nostri lavori! ¨6. Mi auguro (e spero) che il download selvaggio  non colpisca una band come i BULLFROG. Alla luce anche delle vostre esperienze personali (se non erro uno di voi lavora presso un grosso rivenditore di CD/DVD/Libri..) come vedete l’incessante innovazione tecnologica per gruppi come il vostro a livello di produzione, promozione e distribuzione del supporto discografico (studi discografici che stanno in un palmare, social network, ¦). Un vantaggio o si stava meglio una volta ? Per noi È sicuramente un vantaggio, la tecnologia ha democratizzato la musica, permettendo di abbattere i costi pur mantenendo una qualità decente; uscire con un disco come il nostro all'epoca del vinile, economicamente sarebbe stata una follia. Inoltre ora con un clic posso far sapere ad un numero incredibile di persone dove suono e avere contatti con tutto il mondo: tramite internet abbiamo avuto richieste di cd da posti impensabili... ¨E' anche vero che la tecnologia ha spoetizzato tutto ciÒ che sta intorno alla musica, ma fortunatamente un prodotto come il nostro si rivolge ad una nicchia di appassionati che prediligono ancora l'oggetto-album a delle tracce elettroniche sull'ipod. ¨7. Suppongo che il vostra reale valore lo si possa misurare quando siete sopra un palco. Avete già in programma qualcosa? SI, abbiamo una discreta attività live con la quale ce ne andiamo in giro a promuovere il nuovo album. Effettivamente È questa la dimensione dove ci sentiamo più a nostro agio e dove si puÒ apprezzare appieno la nostra musica. Invito tutti a seguire le nostre date dal sito http://www.bullfrogband.net http://www.bullfrogband.net in cui ci sono i sample dei nostri brani e i contatti. E grazie a voi per il supporto! ¨Vi ringrazio per la disponibilità .

A tre mesi dall’uscita di Merci Cucù  abbiamo fatto qualche domanda agli El-Ghor, band campana di talento che si sta affermando in modo concreto nell’ambito alternativo italiano. Sentiamo cosa ci ha detto Luigi Cozzolino (voce e chitarra) circa il gruppo e il nuovo album. (NR) Ciao ragazzi e benvenuti nel nostro spazio indie! Per cominciare volevo partire dalle origini...so che vi siete uniti a fine 2003..come vi siete conosciuti e com'È nata l'idea del gruppo? Avevate già in mente il genere musicale da sviluppare o si È definito col tempo? ¨ Ciao e grazie a te per l’interesse. Io e Francesco avevamo avuto già esperienze con altre due band, prima di definire questa formazione. Ilaria aveva suonato precedentemente con noi, sostituendo in qualche sporadica occasione l’allora bassista. Nell’ Ottobre di quello stesso anno, dopo aver smesso di suonare per qualche mese, ci siamo ritrovati con un'unica necessità , voglia e desiderio. Dopo poco tempo È arrivato Luca a chiudere il quartetto. Non avevamo assolutamente idea dei nostri limiti e delle nostre capacità , volevamo solo crescere, raggiungere una stabilità musicale e creare una musica che potesse rappresentare ogni singolo elemento ed inevitabilmente l’intera band. Dal Punk di Luca al Jazz di Francesco, dalla classica contemporanea di Ilaria al mio Folk Avanguardistico. Crediamo di esserci riusciti con Merci Cucù. (NR) Questa domanda ve la chiederanno spesso ma mi preme farvela...da cosa È nata l'idea di cantare in francese (che per me È azzeccatissima) ? ¨ Credo sia la domanda più frequente , ma va benissimo cosI. E’ giusto spiegare ciÒ che rappresenta uno degli elementi caratterizzanti della band. Questa particolare scelta della lingua francese, nasce ancor prima dell’avventura El-Ghor. Iniziai a comporre dei brani utilizzando quel tipo di fonetica, prima con parole parzialmente inventate - vedi Sans-Logique, brano presente in Dada DanzÈ - per poi passare definitivamente al francese. Dopo alcuni episodi presenti nel primo album, cantato prevalentemente in italiano, nel nuovo, Merci Cucù , ci sentivamo pronti per affrontare questo cambiamento radicale. Ci sembra stilisticamente la soluzione più adatta, inoltre in questo momento ci riesce più facile scrivere cosI. In ogni caso questa scelta non È mai stata dettata dall’esigenza primaria di distinguersi dal marasma indie, come alcuni giornalisti hanno sostenuto, ma semplicemente riteniamo che rappresenti il sigillo di una ricerca non solo musicale. Siamo consapevoli che questo eclettismo non È propriamente italiano. ¨(NR) Dada DanzÈ  È stato il vostro disco d'esordio accolto ottimamente dalla critica...vi aspettavate di cominciare cosI bene il vostro cammino? Assolutamente no, siamo felici che il disco sia stato ben accettato dalla stampa e non solo. Sicuramente un’ ottima partenza anche se un po’ prematura secondo noi. Ma la gioia di aver fatto bene, resta. (NR) Sempre legato al successo del primo disco avete cominciato a farvi notare ad un pubblico sempre più vasto...la notorietà crescente vi piace o preferite tenere il vostro piccolo mondo in uno scrigno? Per farvi un esempio i vostri colleghi Verdena dicono "Noi facciamo musica per il gusto di farlo...se alla gente piace ok sennÒ cambiamo mestiere"..siete in linea con il concetto espresso in questa frase? ¨ Condivido questo concetto anche se parzialmente. La nostra esigenza È quella di suonare e lo È stata fin dal primo momento , non immaginavamo di riuscire ad avere un contratto a meno di due anni dalla formazione, non lo avevamo nemmeno cercato e ci sentiamo fortunati per questo. Lo scopo, adesso, È quello di continuare ad utilizzare questo strumento per comunicare, costruire un mondo alternativo per noi e per chi si riconosce in determinate parole o suoni, per chi ha voglia di vivere determinate atmosfere. Non posso pensare di cambiare mestiere in questo momento, visto che non lo È =). In poche parole, siamo felici di vivere questo con e nella musica e siamo oltremodo felici che ci siano sempre più persone interessate al progetto. (NR) Domanda che faccio spesso..da cosa sono state influenzate le sonorità che esprimete? Che musica gira di solito nel vostro lettore? ¨ Questa È una domanda da fare ad ogni singolo componente, visto che abbiamo ascolti abbastanza differenti. In ogni brano ognuno di noi trasferisce le proprie influenze, e credo sia questo un altro elemento caratterizzante della band. I miei ultimi ascolti sono decisamente lontani da ciÒ che realizzo con gli el-ghor. ¨(NR) Veniamo ora al nuovo lavoro che per me È una conferma del vostro talento...si dice che il secondo album È sempre il più difficile specialmente quando il primo È andato cosI bene...questa idea per la vostra creatività È stata un peso o non ci avete minimamente pensato? Questo disco È stato pensato e costruito in una un anno È mezzo di tranquillità assoluta. Non sentivamo per niente il peso del primo album, volevamo solo confermare a noi stessi la reale possibilità di spingerci oltre, artisticamente ed umanamente. Tutto ciÒ che È contenuto in Merci Cucù  È la spontaneità assoluta, cosa che non siamo riusciti a tirare fuori, vista l’inesperienza, nel primo album. ¨ ¨ (NR) Il vostro lavoro È ricercato e curato nelle sonorità ..raccontatemi un po' com'È nato il disco....È stato un lavoro arduo o tutto sommato vi È venuto naturale? ¨ Come dicevo prima, tutto È stato naturale, tutto spontaneo. Parte dell’ album È nata in pochi mesi, dopo alcuni episodi come J'Arrive à Voir e Màmoire Aide Moi, realizzati in precedenza. Ci siamo trovati in un periodo molto creativo e siamo riusciti a non tralasciare nulla, cosI in poco tempo sono arrivate Qu'est-ce Que Vous Voulez?, Laisse Nous La Mer, Miss Marianne, dopo un po’ Monsieur Paul e via via le altre. Ovviamente, con il passare dei mesi, abbiamo cercato di ordinare sempre di più i brani realizzati in precedenza e quindi il lavoro di studio non si È fatto sentire più di tanto. L’esercizio migliore, È stato portare live molti di questi brani durante le date di Dada DanzÈ . Quella che si È fatta sentire di più, forse, È stata la responsabilità della produzione artistica. ¨(NR) La cosa che amo maggiormente del disco È il saper alternare melodie dolci (Màmoire Aide Moi) a suoni più movimentati e rock (J'Arrive à Voir, Je Dors Debut)...in quale dei due aspetti vi identificate di più? ¨ In entrambi; tutto È frutto delle nostre esperienze e dei nostri gusti che hanno contribuito alla nascita dei brani. ¨(NR) Com'È stato aver collaborato con artisti come Davide Arneodo, Franceso di Bella e Luca Fadda? ¨ Molto bello, uno scambio intenso e molto stimolante, che ha consolidato l’amicizia e la stima già presente precedentemente. Davide si È rivelato un grande musicista, e prima ancora una grande persona . Il suo contributo È stato indispensabile; sicuramente continueremo a collaborare vista l’amicizia che ci lega. La stessa cosa vale anche per Luca e le sue magiche trombe, che non ha potuto condividere con noi lo studio, registrando direttamente a New York, dove vive attualmente. Francesco invece, È di famiglia potremmo dire; ci ha visti crescere ed era giunto il momento di trascinarlo in questa nostra avventura. A quelli appena citati, aggiungerei anche i musicisti che ci gravitano da sempre intorno: Massimo Rosa (clarinetto), Giovanni Bonifacio (violino) e Regina Ada Scarico (violoncello). ¨(NR) So che siete in tour da febbraio per promuovere il disco...quanto È importante per voi il momento live ed il contatto con il pubblico? ¨ La dimensione live È quella che preferiamo e che ci rappresenta di più, la reputiamo molto formativa ma anche delirante È voluttuosa. Il pubblico ha un ruolo fondamentale in tutto questo: È ciÒ che ti stimola e che deve essere stimolato ed È bella la complicità che si raggiunge in certi concerti. ¨(NR) Ora come ora state solo facendo promozione o c'È già qualche nuova idea? ¨ Ci sono delle idee, ma bisogna aspettare. Siamo ancora freschi di parto! :D ¨(NR) Luigi grazie per la tua gentilezza e spontaneità . In bocca al lupo per il futuro! ¨ Ringrazio e ringraziamo te per il tempo dedicatoci e per i complimenti

Da che mondo È mondo il secondo disco È il più difficile per una band poichà ci si aspetta sempre una conferma. E gli El Ghor hanno preso alla lettera questa idea comune. SI perchà Merci Cucù  È davvero un gran bel modo di ripresentarsi sulla scena indie rock da parte del quartetto campano che si identifica alla perfezione in questo stile musicale. L’album È variegato, intriso di mille sfaccettature anche se ai più servirà un po’ di tempo per capirlo visto il difficile primo impatto sonoro. L’ottimo lavoro viene fuori traccia dopo traccia e Monsieur Paul, brano di apertura del cd, È un invito all’ascolto che non si puÒ rifiutare. Un disco lineare, scarno (come dev’essere un lavoro indie rock che si rispetti) con sonorità dolci, mai noiose e con tratti di ruvidità che si incastrano ottimamente nell’ensemble melodico prodotto. Il tutto È arricchito dall’importante contributo di musicisti come Davide Arneodo (Marlene Kuntz), Francesco di Bella (24 Grana) e Luca Fadda (F.S. Blumm) che grazie ai loro strumenti hanno dato completezza al lavoro. La band porta avanti il progetto di cantare in francese e questo a mio parere aumenta considerevolmente il livello qualitativo e sonoro delle canzoni dando quel tocco di classe che pochi sanno esprimere. Dopo l’esordio nel 2006 con Dada DanzÈ  gli El Ghor mi hanno piacevolmente sorpreso con quest’ ottima produzione in cui si vede sempre di più l’identità forte del gruppo. Che dire ¦merci cucù..pardon ¦beaucoup pour ce bon disque!

In attesa dell’album di debutto abbiamo conosciuto più da vicino i Miriam in Siberia con qualche domanda ai componenti della band che ringrazio ancora per la disponibilità . I MIS si sono raccontati a NoRespect dandoci anche qualche anticipazione sul nuovo lavoro in uscita...leggiamole assieme (NR) Comincerei dal nuovo album..mi avete detto che È in fase di realizzazione..innanzitutto...sarà sempre un autoproduzione o avete raccolto la curiosità di qualche etichetta? Costantino: Di questo non possiamo ancora parlare, mi dispiace. (NR) Sempre parlando del disco come saranno le sonorità ? in linea con l'ep del 2006 o avete usato quel disco come rampa di lancio per la vostra creatività ? Nando: Rispetto all'ep È più ruvido nei suoni...In questo disco siamo stati influenzati più da quello che abbiamo ascoltato, che dal suono dell'ep stesso. Costantino: E' un disco rock! Penso che le sonorità più "indie", intese come pop, le abbiamo abbandonate. Volevamo qualcosa di più intenso. Oreste: Il suono del nuovo disco È più consapevole, È stato ricercato a partire dalle scelte di suono fatte nel registrare i singoli strumenti...ed È un disco sporco, distorto. (NR) Dall'ep si sente una musicalità intensa, dolce ma in contrapposizione sempre con un carattere ruvido a tratti grezzo ma sempre ricercato...da cosa È nato il vostro sound? Oreste: Dall'incontro di due band. Io e Costantino avevamo una band in stile Karate, Blonde Redhead, roba con arrangiamenti ricercati e sonorità tenui. Nando e Luciano erano in una band di rock più distorto. Costantino: L'ep rispecchia questo incontro. (NR) Mis ep È stato un lavoro di getto o vi È voluto del tempo per costruirlo? raccontatemi un po' com’ È nato questo album molto molto carino. Oreste: Non È un disco pensato, ci È venuto di getto. Alcune idee sono venute in studio, Melanie K È stata scritta pochi giorni prima di registrarla. Costantino: C'erano delle outtakes ma preferimmo i pezzi composti per ultimi. Avevamo parecchia voglia di fare sentire le cose nuove. (NR) Quali sono i gruppi che vi hanno ispirato e che dischi girano di solito nel vostro lettore? Costantino: Le band della Jagjaguwar (Black Mountain, Ladyhawk), Why?, Tortoise, Crystal Stilts, Mark Lanegan, Gutter Twins, Black Lips...poi ultimamente ho preso la fissa per "E' Già " di Lucio Battisti. Nando: Black Mountain, Motorpsycho, Pink Floyd, Superelasticbubbleplastic, Verdena, Mars Volta. (NR) Mi rivolgo soprattutto a Nando..nell'ep ho visto che avete scelto di cantare in italiano e lo hai fatto molto bene...hai trovato difficoltà nel mettere insieme musiche e testi o ti È venuto naturale?Nel nuovo cd proseguirete con questa linea o ci saranno anche canzoni in inglese? Nando: Penso che di pezzi se ne possano fare a bizzeffe, ma essendo io molto critico nei miei confronti cerco sempre di trovare una ispirazione che mi fa provare una sensazione positiva. Che poi in seguito il pezzo non viene scelto o non viene più suonato È un'altra storia. La difficoltà di mettere insieme musiche e testi c'È, perchÈ non nascono sempre contemporaneamente, ma odio ripetermi, quindi provo approcci diversi. Nel nuovo album c'È un pezzo col titolo ed una frase in inglese...prima ero un po’ contrario a cantare in inglese anche perchÈ ci siamo formati in un periodo in cui c'erano molte band che lo facevano. Per ora una frase È più che sufficiente, penso che in seguito faremo di più. (NR) Col nuovo disco avete in mente qualche data prima della release per promuoverlo? se si ho qualche speranza di vedervi qui al nord? Costantino: Non ce la facciamo più a stare in studio e vogliamo uscire a suonare. Vedremo di fare qualcosa quando pubblichiamo, naturalmente anche nel nord Italia, speriamo di vederci presto! (NR) Miriam come sta? È ancora in Siberia? ?! Costantino: Sta bene...È tornata, ormai siamo solo una cartolina. Ma una cartolina dalla Siberia È sempre una cosa un po' speciale, immagino... Oreste: Hehehe...ha avuto una parentesi moscovita, poi È tornata in Campania dove ha concluso che era meglio la Siberia... (NR) Ragazzi che dire ¦grazie mille per la vostra musica e la vostra disponibilità ! MIS: Grazie a te, ed alla prossima!

Il titolo dell'album dice tutto. Una produzione Lo-Fi impressa direttamente su di un vecchio registratore multitracce a cassetta. Ed È strano che un artista faccia tale scelta ai giorni nostri ma questo È significativo sul tipo di messaggio che vuole trasmettere il pescarese Antonio Vitale in arte Jester at Work. Di certo da questo lavoro non dobbiamo aspettarci suoni ed arrangiamenti ricercati ma la pura e semplice vibrazione sonora della chitarra acustica che accompagna la calda ed intensa voce di Jester. Seppur semplicissimo nella sostanza questo album d'esordio È di spessore poichÈ l'artista con il suo talento È riuscito a riportare alla mente quelle melodie country / blues che ricordano da vicino Jhonny Cash. Il suono che ne nasce È un intreccio di emozioni vintage e la bellezza di questo album È che ti fa tornare indietro di un po' di anni e ti fa ricordare i bei tempi andati, quando ancora alla radio passavano le canzoni dei Beatles e Neil Young. Un vortice di emozioni fatte per riscaldare l'anima troppo spesso annichilita dalla quotidianità frenetica della vita moderna. Jester si È messo al lavoro e noi non possiamo che ringraziarlo per l'ottimo album prodotto. Un debutto di tutto rispetto per la neonata etichetta Twelve Records che crede molto (e fa bene!) in questo cantautore italiano di talento.

I Devocka con il loro secondo album "PerchÈ Sorridere?!" mescolano a meraviglia malinconia sonora mischiata a rabbia in un punk-noise sporcato a tratti da ritmi alternative-rock e ,come hanno dichiarato loro stessi, con un poco di questo e un poco di quello altrimenti la vita sarebbe noiosa, ognuno ci trova quello che sente di più nelle proprie orecchie, per noi rock. La band, ispiratasi al capolavoro Arancia Meccanica di Stanley Kubrick, sembra riportare attraverso le proprie musiche l'atmosfera del film, in continua contrapposizione tra serenità e tempesta e l'aspetto che colpisce di più È il modo diretto di sputare violenza, elemento molto ben riscontrabile nel graffiante cantato di Igor. I suoni grezzi e pesanti alimentano ancor di più lo stato euforico e confusionale prevalente nella maggior parte delle tracce in questo disco variegato che presenta anche alcune melodie meno devastanti come in Azione / Reazione o nella track di apertura Piero. Da sottolineare poi PerchÈ Sorridere? (per la quale È stato realizzato anche un video) che riassume nel titolo e nell'espressione artistica lo stato emozionale dell'intero disco. Il lavoro, registrato presso il Natural HQ Studio, vede l'importante contributo da parte di Manuel Fusaroli per la registrazione mentre la produzione È stata affidata a Giulio Favero ( chitarrista del Teatro degli Orrori e degli One Dimensional Man). Lo stesso Giulio ha dato una mano con i suoni della sua chitarra in PerchÈ Sorridere? e Pane. I Devocka con questo disco interessante ed esplosivo hanno messo un altro ottimo tassello nel mosaico che figura col nome di "musica rock italiana".

Mi sarà difficile essere credibile, ma alcune coincidenze sono talmente ben incastonate che ad un certo momento non si puÒ che parlare di predestinazione piuttosto che di fortuna. Non avevo mai sentito parlare dei Fiamma Di Ritorno . Comperai il cd alla cieca pagandolo una sciocchezza durante una delle mie tante migrazioni in cerca di reperti musicali dimenticati o mai conosciuti. Non nutro mai grosse aspettative in questi casi. Zero riferimenti geografici, zero data di pubblicazione, zero note chiarificatrici, zero di tutto. Si compra per forza! Mi È bastata Accelero di più per capire che mi trovavo davanti a qualcosa di allertante. I Fiamma Di Ritorno erano letteralmente innamorati dei Guns 'n' Roses, dalla voce alla solista, dalla ritmica fino alle variazioni sul tema. I testi sono spietatamente diretti, proprio quello che ci vuole per valorizzare la naturalezza di Marco. Di sicuro la band ruota(-va) attorno al carisma del chitarrista Efrem, determinato nei riff e coinvolgente in veste solista. CiÒ che fa gridare al piccolo "miracolo" sono perÒ le canzoni. SI, perchÈ dai solchi digitali emergono le canzoni, la passione, l'attitudine, la trepidante freschezza di una band arrogante che credeva in quello che suonava incurante e strafottente della moda del tempo. Non credo che il cd sia stato inciso dopo il 2000, ma È possibile. Ho "studiato" a fondo i volti, i ringraziamenti, le note, ogni singolo centimetro quadro del booklet per trovare un appiglio. Incredibile! Solo dopo settimane mi sono ricordato di aver giocato a calcio col bassista Alessandro Da Re qualcosa come venti (dico 20 !!!) anni fa! All'epoca infatti, si parla del 1990 suppergiù, ricordo che seguiva assiduamente i Guns e probabilmente li vide in una delle date italiane del tour di Use Your Illusion. Di ricordo in ricordo anche tale Luca Vecchies che scrive un testo ed Efrem erano nomi che circolavano tra noi decadenti funamboli in erba, tutti naturalmente disillusi in pochi anni dalla realtà dei fatti. Che ci dovessimo re-incontrare sta scritto nel testo di Di me parlerai : mi piace immaginare la band che si rivolge alla discografia italiana "...il suo sogno era di arrivare in alto ma nessuno lo ha capito..." che ovviamente ha continuato ad investire nei burattini dalle uova d'oro rimbambendo nel mentre una nazione tutta e allora "...forse un giorno se io ce la farÒ una parola sola dritta in faccia ti dirÒ: vaffanculo!...". Resta il fatto che "...tu di me, di me parlerai...". Grandi. E chiudo con altri versi "tutto quello che ho fatto l'ho sudato forte e l'ho bagnato con il pianto e tutta quella merda che mi sono preso addosso un giorno non lontano poi ritornerÒ al suo posto". Dal dizionario della lingua italica, alla voce "attitudine in rock". Sempre che qualcuno abbia la fortuna (casualità , predestinazione, sfiga, datele il nome che volete) di imbattersi in questo cd mi si rimprovererà che la produzione È limitata, compressa, sbilanciata e che il disco non È esente da, seppur impercettibili, imperfezioni strumentali. Tempo ed energie da sprecare, il prodotto in questione È, tra quelli in lingua italiana (e non sono proprio pochi a conti fatti), uno dei più coinvolgenti e sorprendenti mi sia capitato di ascoltare. PS: ho l'urgenza di citare altre due canzoni, Se tu te ne vai e Ultima , graziate da alcuni versi di elevato pregio emotivo. Considero la prima una sorta di "Patience" italiana. Credo e spero la band gradirà il raffronto, da parte mia la convinzione di non rubare o regalare nulla a nessuno.

Ecco un cd di cui mi È facile descriverne le caratteristiche, per due ragioni. La prima È che seguo i musicisti coinvolti nel progetto da molti anni, in secondo luogo perchà di alcuni (pochi) cd sono sufficienti pochi secondi per convincersi di avere dinanzi un prodotto lontano dalla quotidianità . Andiamo con ordine. I Bad Sign altri non sono che i Dagh , band goriziana scioltasi un paio d’anni fa con all’attivo tre ottimi cd e di cui già scrissi in passato. Prima ancora Dario Trevisan (tastiere) e Luca Collavati (basso) avevano fatto parte dei Pat Heaven (con LP, CD e varie tapes all’attivo), tra i prime movers della scena hard rock tricolore. Veniamo all’oggi. I Dagh cantavano in italiano, scelta coraggiosa che, per quanto di eccelsa fattura, si È scontrata per anni con l’amorfismo del pubblico italiano prima dello scioglimento (sia chiaro, considero tuttora l’esperienza dei Dagh assolutamente significativa e a partita conclusa troppo elegante  per un paese, l’Italia, troppo limitato musicalmente parlando ¦ non me ne voglia nessuno, ma la realtà dei fatti È questa ed È inopinabile). Oggi i quattro quinti dei Dagh ci riprovano virando sulla lingua inglese e consegnando il microfono a Piero Pattay, giovane singer giuliano, già voce degli Stargazer di Arthur Falcone. Non È difficile riconoscere molte songs dei Dagh riarrangiate in lingua inglese, songs qui nuovamente degne di elogi nella nuova veste dal respiro internazionale. Tralasciando autocompiacenti elogi a queste ultime, Talking with the devil suona nerboruta e con un Pattay determinato ed evidentemente già ben consapevole delle proprie qualità . Forget this night e Burned Out trasudano un certo modo di respirare l’aria del nord Europa, specie la seconda (ma quanto sono melodiche e raffinate le parti di chitarra?). Cut it out È un class metal tutto d’un pezzo sempre accompagnato ed orchestrato dalle tastiere, sempre incisive nà più nà meno della sezione ritmica. L’armonia che permea Whispered in the wind È di qualità superiore, quella qualità che non si puÒ imparare sui libri, ma È frutto di un amore smisurato per emozioni dirette che solo la musica puÒ donare per poi trasmettere. Ancora grandi chitarre e arrangiamenti vocali in All your lies prima dello slow yankee Promise, non cosI distante da certi Blue Murder. La chiusura spetta a Crying in the rain dove fanno capolino Arthur Falcone alla chitarra e Max Turus (voce dei Dagh) in qualità di ospiti a suggellare un prodotto che senza timori di smentita già si assesta tra i maggiormente competitivi prodotti italiani di sempre. Io ve l’ho detto e mi fermo qui. Ora tocca a voi.

Primo demo per le Vision, di provenienza Svezia. Le cinque ragazze, recentemente passate in Italia per un breve tour relativamente al quale rimando alla sezione Live , propongono il canonico rock’n’roll che ti aspetti a base di ritmi sostenuti, linee melodiche dirette, pochi fronzoli e tutta sostanza. Sleep when i’m dead È l’apripista prodotta agli storici Polar Studios dall’imprescindibile Chris Laney e suona già competitiva. Più propriamente delle demos le successive Bury You Alive , Rocking tonight e la conclusiva I am, canzone ideale per radunare il pubblico sotto il palco e farlo partecipare alla festa. Premesso che le ragazze sono molto giovani, dopo averle viste live non posso che constatarne gli ampi margini di miglioramento, necessariamente senza trascurare l’immediata presenza che possono mettere in gioco. Per ora va benissimo cosI

Il nome puÒ trarre in inganno...sI perchà gli Abulico sono tutt’ altro che inconcludenti e privi di volontà come indica l’etimologia della parola. La band infatti È riuscita ad imporre i propri desideri e le sue scelte in Behind  , ottimo album d’esordio di 12 tracce registrato per l’etichetta Seahorse Recordings. Un insieme di indie / pop / rock che potremmo accostare alle musicalità tipiche di gruppi come Foo Fighters, RadioHead e Sigur Ros. Un dipinto di emozioni che scorrono tra momenti malinconici ( Not Time To Think The Past, Grey Sky ) e situazioni più vivaci e tipicamente rock ( Destiny, Life And Story Of JM ) passando per ballate oniriche ( A Sign, Hide Me, Leave Me Out ) che letteralmente rapiscono l’ascoltatore in questo viaggio sempre in constante altalenanza tra sogno e realtà . Ed È proprio il continuo mutamento di sonorità , legate sempre ad una matrice melanconica ed indefinita, che mi ha molto colpito della band campana. Il sound poi È arricchito dal grande lavoro svolto da Paolo Messere, frontman della band Blessed Child Opera. Suoi sono infatti gli arrangiamenti di pianoforte e di synth presenti nel disco che contribuiscono a dare quel tocco in più al lavoro finale. Inoltre la sua direzione artistica si È fatta sentire in fase di realizzazione in quanto ha esteso gli orizzonti musicali del gruppo. Devo dire che gli Abulico hanno iniziato molto bene l’opera e la buona riuscita del disco È dovuta al loro grande talento che, con l’esperienza crescente, spero riescano a tirare fuori in modo completo. Sono stato piacevolmente sorpreso da questa bella realtà in quanto sta contribuendo a far crescere ottimamente il movimento alternativo nostrano.

Nato verso la fine del 2007, Clov È un progetto sperimentale fondato da Piero Prudenzano con l’obiettivo di evadere dalla quotidianità della musica moderna cercando nuove forme di poesia armonica attraverso l’intreccio di suoni tipici come quelli di chitarra, basso, tastiera con vibrazioni più sperimentali creati da oggetti particolari tipo carillon. L’album potrebbe essere collocato in un contesto sperimentale, industrial, elettroacustico e l’impatto sonoro È difficile poichÈ pensato come una nuova forma musicale orientata al noise. La qualità dei suoni espressi È molto buona e dopo qualche ascolto il messaggio espresso dall’artista ti arriva dritto nel cervello senza mezzi termini e misure mentre l’atmosfera cupa e arrabbiata presente in tutto il disco scivola via veloce e non annoia visti i frequenti cambi d’umore musicale. A momenti tranquilli si oppongono infatti istanti più spinti, lisergici, che ti fanno vagare verso terre inesplorate. Di questa originale produzione vorrei sottolineare l’ottima Woodstock, traccia viaggiante su un continuo ritornello scandito da basso e batteria con innesti di voci e synth che letteralmente trasportano l’ascoltatore oltre la musica stessa. This Is Not Woodstock  È un album che più gira nello stereo e più ti rapisce ed apre le porte a nuovi percorsi sonori ed introspettivi. Il titolo non a caso È una provocazione alle solite melodie pop, che dopo qualche ascolto ti lasci alle spalle dimenticandole pian piano. Una buonissima uscita per questa neoetichetta che sta gradualmente crescendo grazie alla qualità e all’originalità della musica proposta.

Il ritorno degli Elektradrive È uno di quei momenti attesi con fermento dagli appassionati della scena hard rock italiana (e non solo). Cominciavo a temere che Living 4 non sarebbe più uscito, sono passati quasi due anni dal momento in cui sono iniziate a circolare le prime notizie circa la data di pubblicazione. Inizialmente si parlava di doppio cd e di sound progressive, ora finalmente si puÒ constatare che, come spesso accade, le chiacchiere lasciano il tempo che trovano. Le tastiere che avevano caratterizzato gli ottimi Due e Big City sono sparite per lasciar spazio alle chitarre, al groove rotondo di basso e batteria, ma soprattutto ad Elio Maugeri. Al tempo venne definito una delle migliori voci italiane del rock melodico. Non me ne vorranno gli scrivani antesignani della scena, ma mi È sempre stato difficile dare credibilità a giudizi monolaterali. Personalmente trovo Due eccellente e di certo superiore a Big City, quest’ultimo forse troppo sopra le righe, seppure di ottima qualità . Tralasciando il primo LP (dal suono non del tutto ancora definito) suppongo che i giudizi sulla voce di Maugeri fossero di certo dettati dalle sue qualità in sede live, dato che su cd la produzione, pur buona, di sicuro non l’ha valorizzata. Oggi invece È proprio la voce a spiccare, ad elevarsi ai livelli di eccellenza in passato decantati. Sia chiaro, in Living 4 ci sono le canzoni, la produzione, la maturità di una band in forma come non mai, semplicemente diversa da quella che fu perchà al passo coi tempi e scevra della patina ottantiana. Il lavoro È ottimo, inutile girarci attorno, di livello internazionale e degno di una ribalta che probabilmente non arriverà mai. CiÒ che interessa È che la band sia tornata e con essa la speranza di poter assistere a quei live di elevato livello che, personalmente, ho sinora solo avuto il piacere di apprezzare attraverso registrazioni d’epoca di appassionati.

Poche righe per segnalare i giovanissimi Striker, di provenienza Svezia. EP di 3 pezzi più intro formalmente impeccabile e ben prodotto. Suonano un aor elegante, vecchio stile, ispirato ai Toto, agli Styx meno esoterici, agli Angel, a Touch e Drive She Said senza dimenticare certe raffinatezze degli Asia. Non È comune trovare band emergenti votate a sonorità simili e già incapaci di essere banali. Se Struck by lightning e Is this love sono di immediata assimilazione già con Underneat the stars rivelano il potenziale e forse la futura direzione da percorrere. Bravissimi davvero.

Si apre con una partitina a calcio, quattro contro quattro, il pomeriggio coi Crazy Lixx in attesa del concerto serale. Alle 21:00 le due compagini scendono sul terreno di gioco (il campo di calcio di Ponte Nelle Alpi). Italia - Svezia È un match di interesse relativo calcisticamente parlando (ovviamente manca Ibra tra le loro fila), ma va giocata per questioni storico-culturali spicciole. Definita l’area di gioco si inizia. Italy “ Sweden 4-1 ( reti: Walter, Walter, Nevio, Walter, Joey) Le squadre sono : Italy “ Io, Alvise Sclisizzi (che ha scarrozzato i Crazy Lixx in giro per l’Italia nei giorni del mini tour), Nevio Chetti (probabilmente l’unico ad avere il cd originale tra i presenti al concerto), Ale Ruffini (photoman). Sweden “ i quattro Crazy Lixx, di cui sottolineo la tenuta di Luke che ha giocato con gli stivali yankee addosso, gli stessi che poi calzerà on stage per lo show. Pure Rock’n’ Roll Life insomma! Breve sintesi del match: inizialmente i quattro scandinavi corrono parecchio, all’insegna di una cultura calcistica trascurabile, votata al tutto e subito (che va bene se risolvi la questione in pochi minuti). Ma siamo in Italia, paese di difensivisti, e quindi nonostante le sfuriate nordiche non subiamo gol. I rockers cominciano cosI a calare atleticamente e noi a guadagnare metri. Alvise È l’ala di movimento, Nevio il centro-mediano metodista dai piedi buoni, Ale difende la porta, io sto dietro. Dopo più di 25 minuti di nulla di fatto inanelliamo uno, due, tre, quattro reti (per la cronaca tre del sottoscritto e una di Nevio). Chiedo ad Alvise se È il caso di lasciare loro il gol della bandiera, lui che È un facinoroso ultras del Venezia quasi si offende, NO È la risposta categorica, dobbiamo umiliarli sul campo. Sono passati oltre 40 minuti, io sono distrutto e chiedo a Vic se non sia il caso di chiudere, loro devono suonare di lI a poco e sta facendo buio pesto ¦ lui guarda il cielo e mi dice che in Svezia si gioca finchÈ il cielo È blu, mannaggia pure questa, ho l’impressione che questi neppure suoneranno se non fanno un gol. A questo punto il dio del calcio scende sul campo e tra nostri svarioni vari fa sI che un loro tiro finisca in rete. E’ il segno che finalmente possiamo mettere fine a questo tormento modello scapoli-ammogliati (impiegherÒ due giorni per tornare alla postura eretta). A fine partita ci vengono fatti i complimenti, del resto noi siamo i World Champions  a detta loro. A me vien da ridere e penso che << ¦meno male! almeno nel calcio ci difendiamo a bassi livelli ¦>>. I Crazy Lixx di lI a poco dimostreranno chi sono i World Champions del rock melodico perÒ. Prima perÒ io e Nevio abbiamo scambiato un paio di battute con la band, eccole. (NR) Ciao ragazzi, siamo all’ultima data, come È andato il mini tour in Italia? (Joey, Danny) E’ stata una gran bella esperienza che ci ha consentito di esporci al pubblico italiano, abbiamo condiviso il palco con ottime bands che hanno suonato prima di noi (Andy) L’audience È stata ottima , il pubblico italiano ci ha accolti in maniera davvero amabile (NR) Quali sono le vostre principali influenze musicali ? (Andy) Sono diverse, ma prevalentemente il rock melodico di Def Leppard e Aerosmith. Mi piacciono molto anche Ozzy e gli Skid Row. (Joey) No, a me piace il melodic death metal ! (NR) What? (Joey) Se devo suonare mi piace proporre hard rock melodico, ma se devo ascoltare musica allora preferisco il death melodico. I Tool inoltre restano una tra le mie bands preferite. (NR) Siete al corrente di come procedono le vendite del vostro cd? (Joey) In Giappone stanno andando meglio che altrove, l’edizione giapponese ha due canzoni in più che sono state registrate nelle stesse sessions. Per quanto riguarda i restanti mercati diciamo che all’inizio siamo stati accolti decisamente bene con buoni riscontri di vendite, poi perÒ rapidamente le vendite sono calate a causa della scarsa promozione. In Giappone invece la promozione continua anche a distanza di tempo. (NR) Com’È la scena svedese ai vostri occhi, vissuta dall’interno? E’ un fermento continuo come appare dall’ Italia? (Danny) Ci sono davvero moltissime bands, si puÒ dire che quasi tutti i ragazzi in Svezia abbiano una band, specialmente a Stoccolma c’È un’audience incredibile per quanto riguarda il rock’n’roll e l’hard rock. In realtà noi veniamo da Malmo e qui le cose sono un po’diverse, nel senso che c’È un maggiore interesse verso il pop o comunque verso i generi di tendenza. (NR) Vic Zino, il vostro precedente chitarrista, È passato agli Hardcore Superstar, avete già ascoltato il loro nuovo cd ? Impressioni? Vi sentite ancora con Vic? (Danny, Joey) Siamo rimasti in buoni rapporti col nostro vecchio chitarrista, capita di sentirci abbastanza spesso, tempi permettendo. Circa il nuovo HS lo abbiamo ascoltato, È molto buono, È comunque simile a Dreamin in a Casket, il migliore resta comunque il cd omonimo di qualche anno fa. (Andy) Vic È un amico e ci sentiamo spesso! (NR) Andy, facevi parte di qualche altra band in precedenza, avevi già suonato in qualche demo? (Andy) No no, ho vent’anni, sono troppo giovane per avere già realizzato un disco! Coi Crazy Lixx È la mia prima esperienza musicale significativa. (NR) State già lavorando al nuovo cd? (Danny) SI, abbiamo scritto già alcune canzoni nuove e stasera ne proporremo una, stiamo vagliando alcune etichette che possano pubblicarci e promuovere a dovere. (NR) Niente più Swedmetal quindi ? (Danny) No, non hanno fatto un buon lavoro a nostro avviso, abbiamo già qualche contatto che stiamo vagliando, ma preferisco non dire nulla per ora, comunque abbiamo bisogno di maggiore libertà in questa fase. (NR) Per chiudere ¦due battute su Chris Laney? Mi sembra stia diventando il guru della scena ¦ (Joey, Danny) La nostra esperienza con lui È stata ottima, ci siamo trovati alla grande e se tutto continuerà allo stesso modo anche nel prossimo disco ci rivolgeremo a lui. Ora finalmente, sono quasi le 23.00, li lasciamo cambiare e truccarsi per il concerto, fissato alle 24.00.

E’ stata una sfida (anche parzialmente personale, fatemelo scrivere) portare le Vision a Fontanafredda, paesino ben lontano dai normali circuiti/locali in cui solitamente le band scandinave suonano quando calano in Italia. Il pomeriggio le ragazze hanno visitato Inferno Rock http:// www.infernorock.tk www.infernorock.tk negozio di dischi e gadgets heavy metal sito a Vittorio Veneto, consiglio di farvi un salto se siete in zona, È oramai rimasto uno dei pochi, se non l’unico, negozio specializzato nel Nord-Est. Ad attenderle c’erano un buon gruppetto di ammiratori , parlare di fans mi pare esagerato in questa fase. Approfitto per scusarmi con quelli che hanno atteso invano le ragazze al negozio, ma causa ritardi a ripetizione l’arrivo a Vittorio Veneto È slittato di quasi due ore, complimenti e grazie invece a quelli che non hanno mollato, Franz di Inferno Rock in testa che (da vero gentleman) ha pure omaggiato le ragazze di un regalone formato famiglia. Alla fine erano tutte e cinque a passarselo di mano a turno, visibilmente sorprese dell’accoglienza loro riservata. Tornati alla location del concerto all’arrivo già notiamo un buon numero di persone che aspettano di entrare, buon segno! Aprono la serata le No Candies http:// www.myspace.com/nocandies www.myspace.com/nocandies , quartetto femminile (stasera alla chitarra c’È pero Stefano, si chiama cosi’?) già noto in zona che spazia tra repertorio proprio e cover, guidate dalla voce di Angela e sostenute dalla sezione ritmica delle sorelle Linda e Giorgia. Sono una band rodata e anche stasera hanno dimostrato notevole qualità on stage raccogliendo gli applausi anche di chi le ha viste per la prima volta. E’ quindi il turno delle Vision http://www.myspace.com/visionrocksit www.myspace.com/visionrocksit e come prevedibile la folla di maschietti chiede spazio per sistemarsi in una posizione di ottima osservazione. Le ragazze inizialmente sono molto emozionate, poi man mano si sciolgono e riescono a farsi valere. Mary e Mona (vabbÈ ¦) sono parse da subito le più in palla, Queen B. all’inizio È titubante, poi ha preso coraggio e alla fine direi che È stata quasi la più convincente riuscendo a coinvolgere il pubblico in I am . Emlee e Jennie lasciano la scena alle altre tre, disimpegnandosi e divertendosi sui rispettivi strumenti. Le Vision eseguono tutte le canzoni disponibili dal proprio repertorio e aggiungono C’mon and love me  (dei Kiss) e Rock The Night  (degli Europe) per farsi apprezzare ancor di più dai presenti. E’ evidente che data la giovanissima età hanno margini di miglioramento enormi, personalmente ho comunque apprezzato lo spettacolo, trovandolo divertente e spensierato. L’indomani ritroverÒ le ragazze (sempre accompagnate da Alvise, oramai incontrastato movimentatore della scena underground rock’n’glam live italiana) all’albergo, ancora frastornate e sognanti per questo inizio di tournee italiana, ma siamo solo alla seconda data, altre quattro serate le aspetteranno!

Prima dei Crazy Lixx suonano i È Re Dinamite , buon trio trevigiano dedito ad un garage molto tirato e spesso e volentieri incazzato. Non È la prima volta che li vedo, da un po’ hanno pubblicato il primo cd ufficiale (per la Go Down) e stasera ne pescano molte tracce. Grande attitudine on stage e sempre tanto ritmo sono gli ingredienti del loro sound, il pubblico gradisce e noto con piacere che anzichà indietreggiare si avvicina al palco. Comincio a chiedermi come reagirà lo stesso ai Crazy Lixx (tutt’altra offerta musicale la loro) fatto sta che i Re Dinamite stasera hanno destato un’ottima impressione. Rapido cambio palco e sotto con gli svedesi. Inaspettatamente tantissimi ragazzi/ragazzine si assiepano sotto il palco, io sono veramente allibito! Sarà la vecchiaia incipiente che non mi fa più vedere le cose con lucidità , ma sinceramente credevo che nessuno avesse idea di chi fossero. Potere di internet! Sul palco i ragazzi sembrano altre persone rispetto a quelle che prima vestivano i panni dei calciatori in erba (leggete l’intervista che abbiamo raccolto per capire). Il buon Luke veste gli stessi stivali da calciatore, mentre Andy, agghindato da vero guitar hero anni Ottanta, per tutto il concerto mi evocherà la figura di Andy Timmons, per look, movenze e capacità . Eccellente anche Danny che prende per mano il pubblico e lo trascina indietro di vent’anni saltando e ballando secondo tutti i clichà che il genere richiede. Devo ammettere che È stato uno tra i concerti più ottantiani che mi sia capitato di vedere, ho visto parecchie bands scandinave, ma sul pezzo  come i Crazy Lixx non molte ¦ il trio Vic, Luke ed Andy dimostra una marcia in più non solo tecnicamente, ma anche per impatto e tenuta che dimostra. Non c’È nulla da fare, questi tre sono innamorati degli anni Ottanta e della musica che suonano, È evidente da ogni singolo gesto, nota, espressione. Joey alla batteria È molto essenziale nell’immagine, ma tecnicamente È impeccabile e conduce lo show con precisione e dinamismo. Suonano praticamente tutto il loro (unico finora) cd e quindi a turno arrivano Want it, Do or die, Dr. Hollywood, Death row ¦fino ad Heroes are forever ¦necessariamente ultima track, per consentire a tutti i presenti di liberare un po’ i polmoni. Propongono anche una nuova song, ispirata ed in linea con le altre, che farà parte del prossimo disco. A fine serata spazio per i saluti ed i complimenti di rito. Durante il ritorno io e Nevio concordiamo sulla qualità della band a 360 gradi. Abbiamo le orecchie fuse, ma il viaggio È lungo e allora non resta che pescare un cd scattante per restare svegli. Crazy Lixx? No, quelli ormai hanno superato l’esame, È il turno ora dei The Last Vegas (patrocinati da Nikki Sixx). Alla prossima!

(NR) Ciao ragazzi e grazie per la vostra disponibilità . Partiamo con una domanda legata alla band ¦il nome Cora È curioso..spiegatemi un po’ da dove nasce. Stefano: Un motivo preciso della scelta non c’È..È un nome di donna in disuso e quindi c’ È piaciuto subito..non mi ricordo bene com’È nato..doveva essere con la k forse all’inizio.. Tommaso: si.. Korn!!! =) no a dir la verità Cora era la protagonista di un libro che stavo leggendo e ci siamo ispirati a lei per il nome del gruppo. (NR) Il vostro stile È grezzo e potente e nella vostra musica c’È sempre questa rabbia sonora che fuoriesce..come nasce il sound che vi contraddistingue? Michele: Il sound È nato con il tempo mettendo insieme i nostri suoni nel cammino fatto fino ad oggi. Stefano: Per lo più i suoni che ci sono nel cd li abbiamo creati in studio anche perchà al tempo in cui abbiamo registrato non avevamo un’attrezzatura definitiva. Insieme ai ragazzi dello studio della Red House Recordings abbiamo tirato fuori questi suoni che ci piacevano, potenti e caldi..poi ovviamente noi prima suonavamo anche cose diverse tipo cross-over e le influenze si sentono nel cd ma il risultato finale È stato parecchio curato dalla Red House. (NR) Ditemi qualcosa in più sulla fase di concepimento del disco. Michele: Alcune canzoni sono venute abbastanza di getto altre erano circa un anno che ce le avevamo pronte. Stefano: Inizialmente avevamo fatto una demo di due pezzi e il Red House l’aveva sentita. Il lavoro È stato registrato in due riprese.. le prime 7 canzoni nell’autunno del 2007 e poi nella primavera del 2008 siamo ritornati in studio per crearne altre 3 e fare un cd completo. Tommaso: Quando abbiamo scritto i pezzi non avevamo in mente di fare un cd, li abbiamo scritti cosI per far delle canzoni..poi ci È stato proposto da Red House di fare un disco in coproduzione e da lI poi abbiamo scritto altre tracce in funzione del cd stesso ma la maggior parte di esse sono nate prima dell’idea di raccoglierle in un album. (NR) C’È una canzone del disco a cui siete più legati? Michele: Eh..magari la prima del cd che spacca (Il Sanchez n.d.r.) Tommaso: Si anche per me Il Sanchez perchà nell’ascolto del cd È quella che ti carica e dà la botta iniziale. Poi È una roba strana perchà È l’ultima registrata ed apre il cd! Stefano: Il Sanchez poi È la canzone che abbiamo scritto per ultima, prima della registrazione perchà dovevamo fare dei pezzi e ci siamo messi lI. L’abbiamo creata in due giorni cosI al volo..forse per quello ci da’ maggiore soddisfazione. (NR) Siete soddisfatti del disco? Cora: Come no!!! Siamo certamente soddisfatti! (NR) Per quanto riguarda la musica in generale cos’È che ascoltate di solito? Tommaso: Io ultimamente ascolto molto gruppi passati famosi tipo Beatles, il primo disco dei Pink Floyd perÒ sinceramente le influenze maggiori nel cd le hanno date gruppi come Alice In Chains, questi gruppi qua degli anni ‘90..il sound È quello! PerÒ sicuramente ascoltiamo anche altre cose. Michele: Queens Of The Stone Age, Kyuss Stefano: Anche Nick Drake io ultimamente lo sento spesso ¦o Nick Dave ¦ (NR) Invece della musica alternativa italiana cosa ne pensate? C’È un gruppo di riferimento che stimate di più? Michele: Penso che sia l’unico canale dove senti musica buona, di qualità quindi ci sono tanti gruppi del circuito indipendente che vale la pena ascoltare molto più di altre band che vanno a finire nel commerciale. Posso citare Il Teatro degli Orrori, Super Elastic Bubble Plastic, i Fratelli Calafuria. Tommaso: Ci sono tanti gruppi della zona nostra che ci piacciono molto ed ascoltiamo sempre tipo i Bhava che sono forti! Stefano: Guarda in questo periodo non mi va molto di ricercare nell’underground ma quanto mi capita di sentire questo tipo di musica la ascolto molto volentieri. Potrei dirti non so i Boda.. o i Karnea dei primi cd.. (NR) Veniamo al tour..visto che vi seguo so che avete già fatto qualche data..ecco.. com’È per voi la sensazione live e come reagisce il pubblico alla vostra musica? Tommaso: Ci sono volte che È andata meglio altre che È andata meno bene comunque la risposta del pubblico È sempre stata positiva. Ci hanno accolto bene e speriamo continuino a farlo. Stefano: Noi personalmente siamo all’inizio nel senso che non abbiamo fatto tantissime date e in confronto a gruppi che ne ha fatte un casino siamo un po’ indietro quindi c’È ancora un’emozione fortissima..poi col tempo andrà scemando non lo so ¦spero di no perÒ poi come in tutte le cose ci si abitua..per un conto È meglio non abituarcisi per un altro È peggio perchà suoni meno sciolto e te la godi di meno (NR) I Cora nel tempo libero Tommaso: Suono, suono e suono! Abbiamo messo su anche uno studiolo in sala prove quindi quando posso registro qualcosina da solo o con il gruppo. Stefano: Passo qualche ora al pc, magari qualche gioco di ruolo online per uscire un po’ dal tunnel o per entrarne a capofitto. (NR) Che idea avete della politica italiana? Stefano: Io la seguivo un tempo ma ora mi sono totalmente staccato ¦vedi anche i dibattiti in tv..non fanno altro che darsi addosso e basta oppure si fanno propaganda ma un messaggio concreto non lo danno ¦si sta perdendo di vista l’ordine delle cose..anzi si È già perso da tempo Michele: Guarda..la rabbia espressa nelle nostre canzoni È dovuta anche a questo elemento. (NR) Grazie mille ragazzi! Ci sentiamo presto e in bocca al lupo per il vostro live! Cora: Crepi e grazie a te per l’intervista!

Class metal È una definizione che non si usa e non si sente più, È stata usata (ed abusata) fino ai primi anni Novanta, per essere poi riposta nel dizionario dell’hard rock ad uso e consumo degli archeologi del suono e delle bands del periodo. Nel 2009 basta l’attacco di "The Cross Between The Lines" per rispolverarla e descrivere esattamente il tiro, il suono e la qualità della canzoni del nuovo See The Thunder  dei bolognesi Markonee. Stefano Peresson sarà forse anche stanco di sentirsi ripetere il suo passato nei Danger Zone (la band class metal  italiana per eccellenza), peraltro non se ne potrà staccare mai. Il primo album "Spirit Of The Radio" era stato accolto entusiasticamente da est ad ovest (del globo), poli compresi. Oggi la band ritorna assestata e tecnicamente migliore con gli innesti a tempo pieno (quindi sia su disco che in sede live) di Ivano Zanotti e Gabriele Gozzi, quest’ultimo tra i migliori talenti vocali partoriti dalla piccola Italia del rock da un lustro almeno. "Brand New Day" È un mid-tempo cadenzato dal refrain magnificamente aor, ancora pomp rock di alto lignaggio in "Back On Me", atmosfere eleganti e vintage in "Cherry Blossom" prima dello sfoggio vocale di "I Believe In Father Christmas", sempre legata alla tradizione melodica americana dei primissimi Ottanta. Giro il vinile e passiamo quindi al lato A (non vi ho ancora detto che l’album È al momento disponibile solo in formato gatefold LP!). Ho iniziato la scansione delle canzoni dal lato B non potendo resistere alla tentazione di presentare subito la suddetta The Cross... . Seguendo ora l’ordine naturale, l’album attacca con la sezione ritmica in "Way 2 Go", a cui subentrano chitarre alla Malice che introducono Gabry, degno erede di memorabili singer quali M. Sweet o F. Curci, per citarne due estremamente tecnici e confrontabili per estensione. Medesime coordinate melodiche in "Women & Whisky", prima della title track, tuonante di nome e di fatto, già imprescindibile live-song, cadenzata e marziale, dall’incedere glorioso. Camaleontica "Shores Of Another Sea", dal piglio settantiano, analogamente alla sinuosa "The Big K" che chiude la facciata. Tirando le somme appare chiaro anche stavolta aspettarsi riscontri entusiastici ovunque, innanzi ad un prodotto che puÒ accontentare un ventaglio di pubblico di appassionati tanto dei Tesla, quanto degli Styx, passando per Ratt e Night Ranger. Aggiungete che il disco È stato mixato e masterizzato dal guru Beau Hill, prodotto dal luminare Oderso Rubini e patrocinato dal Comune di Bologna (succedono anche queste cose, solo in Italia ovviamente) per capire che la squadra in campo È di livello assoluto. Tra i migliori dischi del panorama rock melodico internazionale, acquisto obbligatorio.

Finalmente (dopo qualche inevitabile ritardo) si getta nella mischia anche l’Eonian Rec., neonata label americana che, per quanto mi riguarda, si candida seriamente ad essere la più interessante tra quelle dedite alle ristampe del sottobosco heavy metal americano. A fronte delle rivali  la Eonian si eleva non solo per la qualità dei prodotti, ma anche per l’abile e capillare campagna promozionale che È in grado di mettere in atto (capacità questa del tutto assente nella indisponente Sun City Rec. australiana ad esempio). Primo titolo di catalogo sono i Charlemagne, di cui vengono ripescate le tracce migliori sparse sui demo registrati. Qualità altissima per una band che mi ha da subito fatto venire in mente i Firehouse dei primi tre album, non fosse altro per il timbro di Ray Barrett. Chiariamo subito una cosa, la qualità delle canzoni, arrangiamenti, Tecnica e look non hanno nulla da invidiare a Firehouse, Danger Danger e compagnia, semplicemente gli uni hanno avuto la fortuna ed il guizzo per farcela, Scott Oliver e compagni sono tra i tanti che hanno perduto il treno giusto passato una sola volta al momento sbagliato. Tutto qua. Mettete l’opener Secret Romeo in mano ad un Beau Hill qualsiasi d’epoca ed oggi discuteremmo dei Charlemagne alla pari dei big citati. Aggiungete che effettivamente non vi È una canzone da scartare e si capisce come realmente in USA le band che ce l’hanno fatta dovessero avere numeri da circo da offrire ai produttori. Il tutto si amplifica ancora leggendo gli aneddoti riportati nel booket, in cui si parla di multisala prove con 117 sale mediamente sempre piene da bands, con anche 25 bands che registravano la domenica mattina alle 7:00 negli anni del boom del genere. In breve per il resto del mondo non c’era speranza alcuna. Ask any member of any bands ¦in the 80’s and early 90’s, and most will agree it was the best of times when history was being made  . Mi piace la gente che sa fare classifiche, sa scegliere e parla per assoluti con convinzione se li ha dentro. Del resto se avevi già composto e registrato negli anni d’oro songs come So Far Away , Chance Is Calling, I Wish I Knew e I Don’t wanna Lie avevi tutto il diritto di sognare. Già , proprio tutto il diritto di sognare un posto tra le stelle

Potrebbero essere la miglior cover band del pianeta tanto dei Motorhead quanto dei Van Halen, viceversa dubito che una delle due band suddette potrebbe avvicinarsi a loro, se non altro per la scarsezza della pronuncia in italiano. Potrebbero, o meglio avrebbero potuto, dare via il culo per un posto al sole. Probabilmente, non oso immaginare che una band del genere in Italia non abbia avuto la possibilità di sfondare se solo ¦ Con tutti i loro cd ben piantati in testa dico che non si sono proprio mai piegati, scendendo a patti col tempo solo per restare al passo nell’aggiornamento dei suoni, ma sempre e sempre sono stati fedeli a loro stessi. Questa volta calano persino la carta della slow song L’estate È sempre , imperniata di una raffinatezza che prima d’ora non ricordo di aver sentito. Meriterebbero l’heavy rotation solo per questo potenziale hit nazional popolare, ma di sicuro non ci arriveranno, quindi non c’È da temere la destabilizzazione del sistema. Tutto rimarrà com’È, tutti con le proprie effimere certezze. Nel mentre Matteo Margotti È sempre più un cantante-oracolo inimitabile, tra l’altro notevolmente migliorato localmente !!! Che si sia semplicemente (dis)impegnato più del solito stavolta? Mica avrà preso lezioni intensive di canto ? Chi lo sa...inutile inoltre tessere ulteriori elogi ai fenomeni che lo circondano, J. Gasparini, C. Incerti e L. Borghi, in testa tutti a pari merito. Ma dopo tutto questo parlare vi starete chiedendo ¦ma insomma, È un capolavoro sI o un capolavoro no? . Ovviamente. PS: bella la veste grafica, spagnoleggiante direi ;-))

I Soundgarden torneranno insieme, ma solo per produrre un disco che conterrà alcune B-sides della band. Non sono state smentite voci di una possibile reunion.

Esiste in Italia il rock'n roll con accenti fortmente blues, vecchia scuola, che riconosce le sue tradizioni in Cheap Trick, Ac/Dc e Rolling Stones? Negli anni qualcuno ha cercato di affossarlo dietro a cover band di Ligabue, ma c'È qualcuno che si È nascosto nelle cantine portandosi dietro l'indispensabile per salvare il sacro spirito, ovvero una gibson e una buona bottiglia di alcool invecchiato, Tequila in questo caso. Non ci sono cazzi, il terzo album degli Small Jackets va messo tra Let There Be Rock e Grande Rock degli Hellacopters. In Svezia "Cheap Tequila" ha usufruito delle sonorità analogiche dei vinili che ogni buon appassionato di blues rock conserva gelosamente insieme alla collezione dei bicchieri da birra. Ma non c'È puzzo di nostalgia in queste tracce, ve lo dice Walt Lafty giovane voce degli indimenticati Silvertide, presente in We Got A Problem . In questa canzone i soli di chitarra fanno pensare che nessuno oggi possa suonare il blues rock meglio di cosI. Mettete questo disco nel vostro lettore mp3 e per un po' cancellate tutto il resto.

La farfalla È ritornata. A due anni di distanza dall’ultima apparizione discografica i Mariposa escono con il loro nuovo capolavoro di musica componibile, l’omonimo Mariposa . Un altro saggio delle loro note in clima burlesque si puÒ assaggiare in ogni traccia delle 11 che compongono il disco e l’elemento che rende uniche le composizioni È il modo innovativo di fare musica. I suoni si rincorrono in una tela di chiaro scuri dove anche i momenti più dolci e tranquilli sono in verità segni di sottile ironia messi in risalto dai testi cinicamente folli paragonabili a quelli dei colleghi Baustelle. Più si sente il cd e più ci si appassiona e la voglia del riascolto cresce. Le registrazioni sono ottime e sublimi risultano essere anche le composizioni e gli arrangiamenti. Dopotutto abbiamo di fronte 7 artisti da tanto di cappello  come il polistrumentista degli Afterhours Enrico Gabrielli che stupisce sempre di più per la sua crescente bravura ma gli altri non sono da meno sia chiaro! L’orientazione musicale dell’album È incentrata sul pop / rock sperimentale e mentre la musica ti arriva nelle orecchie e ti coccola come un dolce carillon, la mente vaga con immagini teatrali allegramente scherzose quasi carnevalesche. Questo album mette il sorriso e distoglie l’attenzione anche quando non avresti proprio voglia di ascoltare musica per cui lo suggerirei come cura omeopatica della noia data dal consumismo moderno. Consiglio vivamente l’ascolto a tutti gli amanti della musica indipendente made in italy ¦credetemi non rimarrete delusi!

E' già on the air il nuovo singolo dei Jet, She’s a genius , estratto da Shaka Rock", nuovo album della band, che È in uscita a settembre. E' possibile vedere il video http://www.youtube.com/watch?v=IVA799gKNzo http://www.youtube.com/watch?v=IVA799gKNzo

Eccomi a scrivere di uno dei migliori ultimi dischi cantautoriali degli ultimi anni ossia l’album d’esordio di Vasco Brondi alias le Luci Della Centrale Elettrica. Questo giovane ferrarese ha sorpreso tutti con il suo Canzoni Da Spiaggia Deturpata , una vera perla composta da 10 canzoni che definirei poesie moderne. In questo lavoro, vincitore del prezioso Premio Tenco 2008 come migliore opera prima, l’autore esprime con amore e rabbia la realtà contemporanea e se ne frega dei giudizi o delle apparenze ¦ tutto ciÒ che gli passa per la testa lo sputa in faccia all’ascoltatore arrivando spesso ad urlarlo al mondo intero. E ciÒ che colpisce di più di questo cd È proprio il modo geniale di descrivere il quadro della nostra storia recente in maniera cosI semplice e diretta. Il cantato segue la melodia della chitarra acustica fino a quando Vasco non ci vede più e comincia ad urlare i suoi pensieri con una voce graffiante e lI si che viene la pelle d’oca. Non bastasse la linea musicale seguita È in puro stile indie ¦quattro accordi in croce che, orchestrati nel modo in cui solo lui sa fare, riempiono il vuoto di melodie celestiali su cui l’ascoltatore apre il proprio cuore e quasi si commuove. Era da tanto che non sentivo un disco cosI ¦era da tanto che lo aspettavo ¦magari i più faranno fatica a capirlo perchà non È semplice specialmente al primo ascolto, ma ragazzi qui ci troviamo davanti ad uno dei più talentuosi artisti italiani degli anni a venire. Devo dire che anche io non mi aspettavo un prodotto cosI valido ma il talento e le qualità questo ragazzo ce le ha tutte. In lui ha creduto anche Giorgio Canali che ha prodotto ottimamente il disco e lo accompagna in alcune date live riscuotendo il notevole apprezzamento del pubblico. Se volete aprire le luci in voi stessi ascoltate questo disco a ripetizione.

Esce per La Tempesta Dischi il secondo album solista di Matteo Dainese in arte Il Cane. Dopo Feed the Dog  (quando ancora si faceva chiamare Dejligt) ed anni passati dietro alla batteria di gruppi come Ulan Bator e Jitterbugs, Matteo ha trovato la voglia ed il coraggio di rimettersi in gioco col suo nuovo lavoro Metodo di Danza . In questo album Dainese ci mette tutta la sua creatività e riesce a mixare molto bene sonorità pop-rock a melodie elettro / funk / acustiche creando un miscuglio musicale molto gradevole all’orecchio dell’ascoltatore. La linea guida dell’album segue queste vie sonore e da sottolineare già dal primo ascolto È l’accuratezza della parte ritmica in ogni singola canzone. Non a caso ci troviamo di fronte ad un artista nato come batterista che sa dare il suo anche con altri strumenti come chitarra, synth e tastiere. La parte vocale e i testi sono buoni ma ci sarebbe ancora un po’ da lavorare per tirar fuori il meglio. Il disco, registrato interamente in uno stanzino a casa della sorella gemella, vede la collaborazione di alcuni ottimi artisti / amici che hanno dato il loro contributo per questa giusta causa. Tra i tanti cito Enrico Molteni dei Tre Allegri Ragazzi Morti, Enrico Librio degli Amari e Ruggero Catania degli Africa Unite. La traccia più interessante È quella di apertura ossia La Solitudine È Una Malattia Dolcissima che abitua l’orecchio alle sonorità dell’intero lavoro (la vedrei bene come singolo). Per il resto da quando il cd inizia a girare nel lettore non ti accorgi neanche che sei già arrivato alla fine perchà le melodie sono leggere e il tutto scorre via che È una meraviglia. Per chi vuole distendersi e divertirsi con un po’ di musica in questa calda estate non c’È nulla di meglio di questo Metodo di Danza .

Ho seguito da lontano  la genesi di questa uscita targata NoRespect  (diciamo cosI per autocelebrarci un po’ anche se a dire il vero il merito di tutto va ad una e sola persona) che riporta alla ribalta uno dei nomi storici dell’hard rock italiano di fine anni ottanta ed inizi anni novanta. Sono passati vent’anni dagli esordi della band triestina, guidata dalle sapienti mani di Marco Liziero (chitarre) e Paul Zaverl (basso), ma il fascino  È rimasto praticamente intatto. I suoni, le timbriche, il look, tutto riporta alle grandi arena rock  band statunitensi dell’epoca, dai Dokken ai Bon Jovi (con una spruzzata di Sunset Strip style ) anche se, a parer mio, l’accostamento più azzeccato lo vedrei con i Danger Danger del primo incommensurabile album, uno dei capolavori assoluti in campo AOR. Diciassette brani estratti dai loro quattro demo, rimessi a nuovo da Alex Falcone (tastierista degli HT nella seconda parte della loro vita artistica) e splendenti di luce nuova tra i quali spiccano Screamin' for You, Desire (How Much Does It Burn) e la ballata To Much Love to Love You . Dovrei spendere un’altra pagina almeno per descrivere bene il tutto, con la paura di risultare prolisso. Sappiate che tutto il ricavato serve ad aiutare un amico colpito da una grave malattia e che le cinquecento copie numerate sono in via di esaurimento (non È la solita dichiarazione promozionale , credo siano rimasti una cinquantina di CD ¦). Per tutte le informazioni bastano due righe a [EMAIL= walter@norespect.it walter@norespect.it[/EMAIL . E non dimenticatevi di chiedergli qualche aneddoto sulla scena italica dell’epoca, non troverete miglior interlocutore.

Che cosa si puÒ dire di una band come gli Steel Phanter, ex Metal Skool, ex Metal Shop? Con cadenza settimanale questa sorta di protocollo del perfetto gruppo glam anni ottanta  (con tutti i suoi ingredienti pacchiani) fa il tutto esaurito nei club del Sunset Strip, con spettacoli molto apprezzati e ricchi di ospiti famosi. Bisogna avere una buona conoscenza dell’inglese, e dello slang in particolare, per apprezzarli appieno. Bisogna avere il senso dello humor tipico degli americani (avete presente film demenziali come Wayne’s World  aka Fusi di Testa ?), aggiungo io! Le ballate alla Poison/Warrant, Fat Girl (Thar She Blows) e) Stripper Girl) , i plagi ai danni di Bon Jovi con Party All Day ) (un imbarazzante mix di ) Runaway e Livin’ On A Prayer) ) ed Extreme, si senta Girl From Oklahoma) , le hit Death To All But Metal e Asian Hooker) sono canzoni piacevoli, non c’È che dire, suonate da professionisti e registrate alla grande. Il tutto, a mio parere, serve giusto a ricordarci ancora una volta i motivi per cui nel 1991 il mondo intero girÒ le spalle alle spiagge assolate della California e orientÒ i suoi bisogni  sulle uggiose strade di Seattle. E a null’altro...

Prendete nota dei Mad City Rockers, band di stanza a Roma ma dal respiro internazionale e ruotante attorno a due navigati musicisti della scena capitolina, il bassista Manuel Jensa (Ipernova) e il chitarrista Angus Bidoli (Fingernails). Reclutato alla voce Mark Duda (singer degli statunitensi The Handful) e alla batteria Daryl (ex Alien Vampires) i nostri hanno dato alle stampe uno dei migliori album di questo 2009. Black Celebration  (dedica alle recenti presidenziali americane) ha tutto per competere con le migliori produzioni d’oltre oceano: suoni, packaging (fantastico!) e, soprattutto, canzoni con la c maiuscola. La voce prestata da John Garcia su Stronger non tragga in inganno. I quattro, recuperate alcune peculiarità stoner (penso a Masters Of Reality e ultimi Hermano), prediligono muoversi su movenze southern e, in alcuni frangenti, sui territori cari agli AC/DC dell’era Bon Scott. La title-track È a dir poco sublime. Caratteristico mood di scuola Angus Young e un interpretazione che poco ha da invidiare ai The Cult di Sonic Temple . Cito al volo altri due titoli, I Still Believe (gran classe) e la ballata ricca di pathos Set In My Ways (, prima di spingervi a contattare il gruppo quanto prima. Meriterebbero una visibilità che, ahimÈ, un paese come il nostro non È in grado di dare. Ma sognare non costa nulla ¦ almeno per ora.

E' disponibile la ristampa in versione cd dell’LP manifesto del THE GREAT COMPLOTTO . Questa essenziale pubblicazione e' corredata da un cd ed book di 68 pagine con foto + storie + gossips sulla scena del The Great Complotto. Il cd contiene anche un video e diverse bonus ed extra tracks non presenti sull'album del 1980. La presentazione della ristampa si terrà all'interno di PORDENONE LEGGE mercoledI 16/09/2009 alle 18.30. Per dettagli ed informazioni: http://www.thegreatcomplotto.it http://www.thegreatcomplotto.it

Ritorna in Italia Richie Kotzen (Poison, Mr. Big, Forty Deuce) per una serie di date live. Eccole a partire da sabato 1 agosto 2009. 1 agosto, LIFE MUSIC, Fontanafredda (PN) http://www.life-music.it www.life-music.it 5 agosto, ROCK NIGHT, Massignano (AP) 7 agosto, PIAZZA, Agnone (IS) 8 agosto, GO WEST, Roccaforzata (TA) 11 agosto, LEGEND 54, Milano (MI) Per altre informazioni: http://www.myspace.com/richiekotzen www.myspace.com/richiekotzen

Faccio parte di coloro (pochi? tanti?) che hanno apprezzato la svolta stilistica intrapresa dalla band svedese dopo il deludente No Regrets  del 2003. Questo nuovo album È il degno seguito di Hardcore Superstar  (2006) e Dreamin’ In A Basket (2007). Sonorità street metal, parlare di trash come ha fatto la band in alcune interviste mi sembra eccessivo se non addirittura fuorviante, rinvigorite da incandescenti tagli di chitarra (un bravo al nuovo Vic Zino) e da una sezione ritmica potentissima, questi i semplici ingredienti di una band che ha saputo rivitalizzare le lezioni impartite da Motley Crue e L.A. Guns (due nomi a caso?) senza apparire anacronistici e demodÈ. Gli svedesi giocano a fare i duri, con introduzioni spaccaossa, ma alla fine propendono sempre, in ogni traccia, ai ritornelli facili  di Jocke Berg. Alcuni pezzi, la title-track, Into Debauchery, Shades Of Grey (non sfugge uno strano calo di giri nel finale) e Nervous Breakdown , sono superlativi. Bella anche la ballata Hope For A Normal Life e il cammeo iniziale dedicato ad Ennio Morricone. Il resto sfugge un po’ via, come da tradizione, per quanto riguarda gli svedesi. CiÒ non toglie che siamo di fronte ad una delle migliori uscite dell’anno. Poche storie.

Eccomi a raccontarvi la nona tappa del Jestrairock, manifestazione itinerante nata nel 2002 dall’idea di Maria Teresa Regazzoni (fondatrice dell’etichetta Jestrai ) con il fine di dare rilievo alle giovani realtà musicali rock italiane. La serie di concerti È organizzata a Toscolano Maderno in occasione del Rockerellando Festival e vista l’occasione non me la sono fatta sfuggire! Al mio arrivo sento già la musica degli amici .cora. di sottofondo e mi sbrigo per non perdermi la loro performance. Per loro mezz’ora circa di esibizione e come sempre hanno dimostrato di saperci fare con gli strumenti. I ragazzi sono molto più sciolti sul palco e la timidezza degli inizi sta via via sparendo. Dopo alcune canzoni dell’ album d’esordio sono stato piacevolmente sorpreso da dei nuovi pezzi provati in anteprima per vedere come suonavano live. Sinceramente mi sono piaciuti un botto ¦parecchio simili alle sonorità di Colla ¦ruvidi, potenti, incazzati ed il cantato È portato allo stremo ¦urlato ¦dispiace personalmente che il loro tempo a disposizione fosse cosI poco ma spero in un altro live dei marchigiani a breve! Dopo una chiacchierata con Marco di Jestrai e due parole con i .cora. mi accingo a vedere una band che mi ha incuriosito molto dall’ascolto del cd ossia i Gea . La band stoner - indie / rock bergamasca regala 45 minuti di pura energia mentre qualche goccia di pioggia comincia a scendere sul tendone che copre il palco e la pista di pattinaggio gremita di circa 300 persone. Non molte visto il festival degno di nota ma tutte con addosso un fottuto spirito rock =) . La band fa un po’ di pezzi vecchi ed alcuni dell’ultimo album From Gea With Love  ¦da sottolineare la stupenda esecuzione di Rock’n’Roll Academy che mi ha fatto venire la pelle d’oca. Dopo di loro il momento clou dell’intera serata ossia l’esibizione di Joe Lally bassista dei Fugazi con un progetto alternativo assai carino. I suoni sono ottimi e la sua bravura la si puÒ cogliere in ogni istante in cui suona e canta. Se nella vita di tutti i giorni Joe È timido e riservato sul palco tira fuori il meglio di sà e chiama il pubblico a più riprese cercando a gran voce di farlo avvicinare al palco ma con scarsi risultati ¦allora..visto che la montagna non va a Maometto ¦Joe Lally va dal pubblico ¦! A circa metà concerto infatti l’artista posa il basso, scende dal palco e si siede sulla pista di pattinaggio in mezzo alla gente che lo guarda stupita (me compreso!!!). Quindi comincia a cantare una canzone stile canto tribale e riesce a creare quell’atmosfera di gruppo stupenda che ti mette il sorriso e ti fa sentire partecipe anche se non lo vuoi! Decisamente il momento più sentito e diretto della serata, tanto che le persone attorno a lui hanno cominciato ad accompagnare la sua voce con battiti di mani o cantando a loro volta! e nelle sue parole Joe non lascia mai nulla al caso ¦bellissimo infatti il momento quando ha detto.. Mi piace un sacco il vostro paese e sono contento che siete qui a sentire della buona musica ¦odio la musica alla radio e alla tv  ¦un chiaro messaggio anticommerciale che punta a far crescere il movimento alternativo mondiale ¦non per niente goccia su goccia questo underground sta diventando un mare di nuove proposte interessanti e valide che noi di NoRespect seguiamo con molto piacere! Un’altra serata di ottima musica in una cornice davvero azzeccata sulle sponde del Lago di Garda. Grazie ancora alla Jestrai, agli artisti e a tutto lo staff del Rockerellando Festival per questa bellissima e riuscita manifestazione! Grazie anche a Marco di Jestrai e ai .cora. per la compagnia e la birre bevute assieme! =) Alla prossima!!

Dal 2000 ad oggi la Fiera della Musica di Azzano Decimo e’ diventata una manifestazione di rilevanza sovraregionale, offrendo nel mese di giugno una settimana fitta di appuntamenti, concerti, fiere, concorsi e quant’altro inerenti il mondo musicale. I piatti forti sono da sempre gli spettacoli in programma e quest’anno nella serata di venerdI c’È stata l’esibizione di Patty Pravo mentre in quella di domenica erano previsti gli UB40 in apertura a Joe Jackson. CiÒ che contraddistingue e differenzia la manifestazione È perÒ la capacità di (ri)proporre ogni anno nomi particolari, fuori dalle primissime linee dell’intrattenimento, ma pur sempre di prestigio. Spettacoli in un certo modo di nicchia  insomma. Certo gli appassionati dell’underground sono abituati a parlare di nicchia  con numeri ben diversi, dato che la Fiera Della Musica È in grado di radunare migliaia di persone. Prendiamo lo spettacolo del sabato sera che proponeva un accostamento a mio avviso un poco bizzarro dei Damned in apertura ai Negrita! Complimenti all’organizzazione, difficile sperare di trovare gente interessata egualmente alle due offerte sulla carta, ma a conti fatti s’È visto numeroso pubblico già per i Damned e ovviamente tutto pieno  per la band di Helldorado . I Damned sono ancora Dave Vanian e Captain Sensible on stage, membri della prima onda e ancora in sella a pieno regime. Spettacolo divertente, merito anche della pompatissima sezione ritmica (forse anche toppo heavy  il batterista) e dello scatenato Monty Oxymoron alle tastiere. La scena È perÒ per i due co-leaders, Vanian presentatosi in un elegantissimo completo scuro e lucidato da capo a piedi, Captain invece con un paio di pantaloni bicolor figli del loro tempo. Buonissima la performance, che pesca tracce elaborate e d’atmosfera dall’album Phantasmagoria , prima di gettarsi nella storia di Damned Damned Damned . Se il publico inizialmente ascoltava ed ammirava incuriosito questi distinti signori del punk quando attaccano New Rose  e Fan Club  mette da parti i lustrini ed anche tra quelli che oggi si portano famiglia e parenti al seguito traspare l’emozione e stare fermi diventa proprio impossibile per molti. Me compreso. Il concerto scorre cosI tra alti e bassi, la performance È sempre di ottimo livello, ma ho l’impressione che quando si propongono songs del nuovo corso l’atmosfera si smorzi, quando invece risuona Neat Neat Neat  allora l’aria si faccia elettrica. Spazio quindi ai Negrita, band di alta classifica italiana, ben distante dalle realtà che usualmente frequento. I Negrita sono partiti a metà Novanta con albums molto rock, figli del momento musicale italiano del periodo in cui non erano poche, come si potrebbe pensare, le band dedite ad un sound simile. Loro ce l’hanno fatta e che non fossero dei miracolati lo dimostra il fatto che in pochi anni sono diventati tra i più conosciuti. Ho avuto anche l’occasione ed il piacere di scambiare una battuta con Pau ed a suo merito va detto che l’ho trovato davvero gentile, disponibile e alla mano. Non sono convinto sia qualità diffusa tra i nomi delle vette  della classifica. Venendo allo spettacolo, per prima cosa osservo che il pubblico È numeroso e non si contano le famiglie con bimbi appresso. I Negrita sono oggi una perfetta macchina da classifica, offrono uno show intenso di un'ora e mezza ricco di luci ed effetti di scena, possono vantare un set di singoli che conoscono tutti a memoria, hanno un frontman che piace alla gente mentre il resto della "banda" rispetta le consegne impeccabilmente. Le canzoni sono un po’ quelle che ti aspetti, anche se manca molto (forse troppo) dei primi tre album, ma appunto io stento a svincolarmi dalla scala underground, mentre i Negrita sono una band che ha fatto il salto. A spettacolo concluso ci penso su e mi rendo conto che forse mi appartengono molto meno di quando nel 1994 apparvero a tutti con l’ arcinota Cambio . Rimane il fatto che lo spettacolo È di assoluto valore sotto ogni punto di vista, certo se anzichà in sette sul palco si fossero presentati ancora in quattro ...

Extreme Melodic Metal per i Livor, band veneta che presenta un demo di 4 tracce (più intro) ben prodotte, con un occhio rivolto all'aspetto Extreme più che a quello Melodic, senza comunque lanciarsi mai su velocità inaudite. Il sestetto sicuramente padroneggia l'arte, pur tenendo conto che si tratta di un genere per aficionados. Il paragone più calzante potrebbero essere gli Hypocrisy di Fourth Dimension , con chitarre in evidenza e una sezione ritmica precisa, anche se non troppo fantasiosa. Le tastiere, che pure nei primi due pezzi appaiono slegate dal contesto, forniranno in futuro quel quid che permetterà di distinguersi dalla massa. Per gli interessati: voce uguale a quella di Max Cavalera... non vince nessun premio, ma convince. L'ultimo pezzo, Silence  ha strofe in italiano e refrain in inglese: alla fine, il pezzo migliore, pur con contenuti lirici da ManOwaR del Death Metal

Dei Gynger Lynn non avevo mai sentito parlare prima, poco male, al primo ascolto mi sono balzate alla mente tante di quelle bands cotonate che vorrei qui riuscire a citare tutte, se non altro per buttarmi alle spalle quindici anni di anzianità . Prima due note biografiche introduttive perÒ: i Gynger Lynn vennero assemblati da Jim Stuppy attorno al 1989 ed al top della formazione potevano contare, oltre al citato bassista, sul trio formato da Will Hair, un chitarrista fulminante, dal batterista Frank Paul, che troverà onori nel prosieguo della carriera come apprezzato turnista, e sull’ogola altissima di Dean Pressley, prototipo di quello che io intendo per singer di genere. Leggendo tra le esaurienti note dell’edizione Eonian si viene cosI a conoscenza di un’altra band che avrebbe potuto farcela, vicina a contatti importanti, lI per lI pronta a rispondere alla chiamata della major di turno, ma rimasta col consueto pugno di sabbia in mano. Solo oggi i Gynger sono in grado di raccogliere quel po’ di nomea mai riscossa fuori dalla propria città e le note terminano specificando che i ragazzi sono tutt’ora legati da un rapporto di amicizia. Se la prima Dirty  non mi dice granchÈ per quanto sia di stampo Ratt, da lI in poi ci si imbarca sui binari del glam americano meno corrotto. Reason Why  incanta come sapevano fare gli Slaughter, la scattante One and only  rimanda ai White Lion, 100% USA american glam Frontrunner-style in My, My Lisa , drammatica Why is it over  e sparata alla Nitro in On my way . Se Tell the world  la griderebbero anche gli Erotic Suicide in compagnia dei Tommy Gunn, la Stryper oriented In my heart vede l’inserimento di sontuosi arrangiamenti orchestrali che accompagnano un bel solo di Will Hair. Wanna be your lover  potrebbe essere dei Trouble Tribe e a questo punto vorrete sapere anche di I love the lights  ? Detto-fatto, la suddetta ricorda i mitici Julliet del primo album! Ma non c’È respiro perchÈ arriva puntuale la fucilata alla Sateria meets Starry Eyes di Arms around you . Un po’ di relax finalmente in Faces  e Love dove i nostri giocano a fare i Le Compt, presentando due tracce estratte da nastri dell’ultimo periodo e lievemente smagnetizzati, ma evidentemente irrecuperabili. Alla fine dei conti puÒ questo dettaglio dare fastidio a qualcuno? No di certo, cassette dimenticate cosI le pretenderÒ sempre dal sottobosco americano.

Seconda data per i Chickenfoot in terra italiana dopo quella a Pistoia. Nei mesi antecedenti l’evento ho rilevato una massiccia campagna pubblicitaria, notando la presenza di manifesti affissi persino nei più piccoli paesi delle province limitrofe, segno evidente che la promozione È stata capillare. Credo che l’organizzazione sia stata ripagata dell’impegno profuso dato che l’arena È gremita. Dei Chickenfoot si È già scritto e letto di tutto, non restava quindi che la prova live per sincerarsi dell’attuale tenuta in special modo dei due ex-Van Halen. Chad Smith accusava un dolore al polso, ma i presenti credo non abbiano notato alcunchà, vero È che perÒ alcune date successive sono state cancellate per il suddetto disturbo. Come dire, a noi È andata di lusso! Joe Satriani È di sicuro quello più in vista, passato anche lo scorso anno in zona con la propria band. La mia impressione È che il chitarrista sia consapevole di avere a fianco dei musicisti più desiderati di lui (in termini di passato musicale intendo), più esuberanti e probabilmente desiderosi di ri-mettersi in luce, essendo mediamente castrati dalle presenze dei leader nelle rispettive band. Si parla comunque di numeri uno, fatto sta che Joe si mette in un angolo a ritmare e suonare (alla grande) per tutto il concerto senza pretendere la scena. Si lascia anche prendere in giro, ma pare gradire e divertirsi osservare i tre buddies fare casino, insomma a mio avviso È stato un Satriani elegantissimo. Veniamo a Sammy Hagar e Michael Antony. Sammy ha cantato alla grande e rivelandosi pure un caciaro intrattenitore, in questo aiutato dalla sorpresa Chad Smith. Non ho mai visto i RHCP dal vivo, ma dubito che la lucidità che il drummer porta in giro coi Chickenfoot sia la medesima di quando suona coi funkyrockers. Michael È un orsacchiotto che imbraccia e suona il suo proverbiale Jack Daniel’s bass con verve e precisione, gli ingredienti che ti aspetti insomma. Si È detto che sono quattro fenomeni, ma insieme come suonano? Oggettivamente È stato uno dei concerti più d’impatto a cui abbia assistito. Mi È persino capitato di ascoltare qualche giudizio alla serata solo sufficiente , francamente sarÒ io che non ci sento più bene, ma lo show mi È parso superlativo, la band ha proposto per intero l’omonimo cd, chiudendo con Bad Motor Scooter  dei Montrose, introdotta da una lunga presentazione alla slide di Hagar. Quest’ultimo, sempre sorridente, si È esaltato durante una delle sezioni strumentali rivolgendosi al pubblico ¦tonigh we jammin! we jammin !!! ¦ come dire che la serata sta andando alla grande e allora avanti a tutta con lo ¦show on the beach tonight ¦  chissà , forse pensava di essere in qualche assolata spiaggia di Los Angeles, merito anche (e soprattutto) di un pubblico calorosissimo. Si puÒ dignitosamente chiudere osservando che forse non si È sbagliato di molto... Grande serata!

Contatti: [EMAIL=jordan_7@libero.it jordan_7@libero.it[/EMAIL - cell. 3474472675 [EMAIL=alparpi@tin.it alparpi@tin.it[/EMAIL - cell. 3336316221 [EMAIL=eternik@hotmail.com eternik@hotmail.com[/EMAIL - cell. 3382315583 Difficile inquadrare in tempi di usa e getta  il progetto New Branch del cantante Alessandro Bevivino, già singer dei tecnicissimi thrasher Cyber Cross ( http://www.myspace.com/cybercrossmusic http://www.myspace.com/cybercrossmusic ) . Dead Unplugged  recita il titolo ed È effettivamente arduo sintetizzarne meglio le caratteristiche. Della partita fanno parte anche Alex Parpinel alle chitarre ed Eric Lucon al basso, musicisti evidentemente non di primo pelo per decidere di lanciarsi in esecuzioni dove la scarsa qualità di fondo o la mancanza di attitudine si pagherebbero care. Il genere unplugged  È un po’ passato di moda se guardo al boom di qualche anno fa quando pareva fosse un passaggio obbligato per tutti (peraltro con buoni risultati, stando alle produzioni sul mercato). Quello che emerge al primo ascolto È la voce di Alessandro, molto diversa dalle ferali contorsioni in cui si prodiga nei Cyber Cross. Scambiando due parole al telefono gli ho già manifestato la mia impressione che si trovi più a suo agio (non so se per piacere o per casualità ) a cantare su questa linea, manifestando una vena introspettiva e stradaiola insospettabile. Tra le quindici (!) songs raccolte spiccano Dead Unplugged , cupa e malinconica, Earthquake Motel  trascinante e corrosiva, New Rose of Tomorrow  e Behind Blue Eyes , litanie dove alle spalle di un velo di dolore e sofferenza cercano spiragli linee melodiche solari e fanno capolino essenziali, quanto efficaci, arrangiamenti rassicuranti (sentire anche New Bread ). Volendo comunque a tutti i costi dare delle coordinate precise gli unici che mi sono venuti in mente sono solo certi Velvet Underground, ma mi rendo conto sia troppo poco e forse anche fuorviante. Resta comunque una musica figlia degli anni Novanta, non fosse altro che per la disperazione di fondo, anche se le melodie svelano un ˜età media forte di ascolti musicali da decadi precedenti. Sabbia , dal testo in italiano, È una soffocante richiesta di ossigeno, a cui segue la sciamanica Dry , un rituale in cui la voce ricorda il più introspettivo Steve Sylvester solista. Non si deve peraltro trascurare la componente scenografica del progetto New Branch e penso a PopDown  in cui si materializza il fantasma di Peter Hammill. Rusty Nails , accostabile all’iniziale Earthquake Motel , anticipa una terna di tracce ancor più particolari e spiazzanti, in cui viene dato poco spazio alla voce, lasciando mescolarsi rock, ritmi di stampo orientale, passaggi country, pop e musica tribale. E’ perÒ la chiusura di Revolution Counter  a rinfrancarmi, avvicinandosi (la song) a certa decadenza inglese settantina; È di certo una forzatura scomodare Ziggy Stardust, perÒ l’andamento È il medesimo e la melodia di base È tra quelle che preferisco nel complesso. Siamo alla fine e sottolineo ancora la caratteristica di anomalia di un prodotto di ottima qualità , adatto ad un pubblico ¦ ecco, proprio qui sta il problema. A me il cd È piaciuto e mi verrebbe naturale consigliarlo quindi ad amanti di glitter-rock, di sicuro non alla manovalanza del metal o del pop rock in generale. A margine delle mie parole trovate i contatti diretti per recuperane una copia e/o per scambiare due battute, io non posso fare altro che caldeggiare l’acquisto senza indugio. Aprite la mente senza paura di smarrirvi, i dubbi semmai potrebbero venirvi a fine ascolto, nel momento in cui, guardandovi attorno, vi doveste rendere conto della quantità di produzioni dozzinali in cui siamo immersi.

XVIII Pordenone Blues Festival - DOMENICA 30 AGOSTO 2009 - Si rinnova anche quest’anno l’appuntamento del Blues Festival a Pordenone, che senza timori di smentite sta diventando uno dei festival più importanti di questo genere in Europa. Ecco il programma ricordando che l’ingresso È gratuito! ANA POPOVIC:(SRB/NL) (Unica data in Italia) MATT SCHOFIELD BAND:(UK) (Unica data in Italia) B.B. & THE BLUES SHACKS:(D) (Unica data in Italia) TILLAMOOK:(I) PORDENONE - PARCO S. VALENTINO - Via S. Valentino Apertura cancelli ore 17.00 - inizio concerti ore 17.30 in caso di maltempo il concerto si terrà presso il Deposito Giordani, Via Prasecco, 13 (Pn). info: 335 7046007 [EMAIL=info@pordenonebluesfestival.it info@pordenonebluesfestival.it[/EMAIL http://www.pordenonebluesfestival.it http://www.pordenonebluesfestival.it

E' online il primo singolo "We weren' born to follow" dal nuovo album di Bon Jovi "The Circle" schedato in uscita il 10 Novembre 2009. http://www.islanddefjam.com/artist/news_single.aspx?nid=4878&artistID=7323 http://www.islanddefjam.com/artist/news_single.aspx?nid=4878&artistID=7323

Gli Steel Flowers sono una band dell’area milanese formatasi già nel 1999 su iniziativa del singer Riz. L’attuale formazione È stabile dal 2007 e vede Yano al basso, Alex e Gas alle chitarre, Kiry alla batteria ed Uzzo alle tastiere. Le basi da cui traggono linfa le canzoni di 12 Tales ¦  sono piuttosto evidenti e raccolte attorno al rock settantiano di bands quali Black Sabbath, Alice Cooper e Credence, passando attraverso la ripresa delle stesse sonorità perpetrata da bands dei Novanta quali Velvet Revolver, Nirvana fino ai Creed. Le note biografiche spiegano dettagliatamente la genesi di buona parte dell’album, nel quale si distinguono la caracollante Night Queen , la primordiale e sabbathiana Summer Tale  e When the future is now  che mi ha istantaneamente portato a Steve Sylvester. Caratterizzante e distintivo È il timbro di di Riz, una ruvida ugola rovinata da pastrocci a base di alcol e fumo. In Antithesis of being  si fa un salto ancora più all’indietro con una chitarra a tutto volume e fare da contrappunto alle ardite soluzioni di Uzzo. Sweet Fire Eyes  È da figli dei fiori (del male) riportata al periodo grunge, mentre Cover Girl , titolo bellissimo e risalente anch’essa ai primi periodi, È una malinconica filastrocca glitter sulla passione (e forse qualcosa di più) tra un lui e una lei apparentemente diversissimi. Segue That bitchy witch , molto più diretta e scarna (con un lui  che ha poco tempo da perdere), per cercare di rimettere le cose (almeno sentimentalmente) alla pari. Chi È invece in debito con la band È il sottoscritto, avevo riposto a pelle  poche aspettative nella band, a causa da un lato di una copertina che trovo tuttora anonima, dall’altro per la voce di Riz a cui mi sono legato solo dopo vari ascolti, a distanza di settimane. Colgo l’occasione per sottolineare che inizialmente la band promuoveva solo via download la propria musica, personalmente non li avrei mai scoperti cosI, non perchà sia prevenuto nei loro confronti, tutt’altro! semplicemente perchà trovo il download senza peso, immateriale ed automaticamente troppo leggero per essere colto e tenuto stretto tra le mani. Gentilmente la band mi ha cosI spedito il supporto fisico e ora posso dire che il rammarico che provo È che non abbiano potuto godere di una produzione più fragorosa (leggi danarosa), perchà le canzoni ci sono, il feeling È quello giusto e la chiusura al piano solista altro non fa che accompagnare l’apertura del cancello delle speranze. Una band che attualmente, in attesa di sviluppi futuri, È certamente da godere (visto anche il repertorio di cover di qualità che offre) in veste live.

Non posso dire di esser del tutto sorpreso dal promo che mi trovo tra le mani. Dopo la recente edizione del cd dei Moritz, inizialmente solo su vinile, e constatato l’interesse che ha riscosso, la reunion era quantomeno auspicata. Oggi tutto ruota (ancora) attorno al carisma del singer Greg Hart e le due tracce qui presentate servono più che altro a capire se la voce sia ancora quella di un tempo o meno. Dal come back, che si intitolerà Undivided , vengono estratte Without Love  dal coro che ti porta via e la stupenda semi-ballad Lonely without you . Si tratta solo di bozze, in cui vi È largo uso di campionamenti, ma ciÒ che si deve valutare sono lo stato di Greg e la qualità del songwriting. Massimo dei voti ad entrambi, poco da aggiungere, i Moritz riprendono esattamente da dove hanno lasciato, noncuranti dei vent’anni passati. In questo momento le registrazioni sono probabilmente concluse e non resta quindi che attendere fiduciosi, se queste sono le premesse tutto lascia presagire un ritorno degno del loro passato e all’altezza delle più grandi band inglesi di sempre. Nel frattempo, per ingannare l’attesa, si possono reperire al link riportato le riedizioni delle canzoni soliste di Greg Hart (veramente ottime!) e la ristampa del cd degli If Only, la band cui confluirono alcuni Moritz dopo lo scioglimento.

Il titolo dice tutto..questo disco di 6 tracce riproduce in modo cupo e tenebroso un lamento, un malessere interiore e lo fa in modo crudo, diretto, potente. Solquest alias Stefano Spataro assieme alla voce lacerata e struggente di Diofarfalla spara diretto nelle orecchie dell’ascoltatore una realtà che prende quasi in giro la storica Volare di Modugno. E devo dire che la contrapposizione delle due atmosfere contribuisce a dare quel tocco importante al tutto. Dopo vari ascolti le sonorità ti entrano dentro e fanno ribollire il sangue facendoti venire i brividi come se la musica piano piano si impossessasse di te, delle tue emozioni, del tuo cervello. Era da tanto che un disco non mi trasmetteva timore e paura..quasi da film horror. Mentre le note scorrevano mi venivano in mente alcune scene di Resident Evil o Saw ¦pensandoci.. stralci di queste composizioni starebbero proprio bene nei trailer di pellicole come le sopracitate ¦chissà se un domani le tracce verranno prese in considerazione proprio per questo! La produzione È ben curata, i synth non mancano e le saturazioni sono all’ordine del giorno come tipico delle uscite targate HysM?. Un esempio È dato da Play ultima traccia dell’album che reputo musicalmente molto valida sia per le base di batteria e chitarra che per gli innesti di vari suoni come carillon, distorsioni e campionamenti tutti inseriti al posto giusto. Azzeccato anche aprire e chiudere l’album con un estratto di Volare perchà fa rimanere in bocca e nelle testa le sonorità espresse e rende ancora più angosciante l’album. Un’ altro lavoro degno di merito per la HysM? che un po’ alla volta si sta facendo largo nell’oceano delle proposte musicali alternative.

Finito il mastering a Chicago del prossimo album dei Miriam in Siberia , dovrebbe essere pubblicato in questi giorni il video del singolo. Per tenervi aggiornati sulle prossime mosse della band visitate il loro space http://www.myspace.com/miriaminsiberia http://www.myspace.com/miriaminsiberia

I Loser Superhero sono un gruppo formato da due giovani ragazzi francesi che hanno voluto mettersi in gioco condividendo le loro emozioni ed esperienze tramite la musica. Julien Carron (chitarra / laptop) e Gilles Carvalah (basso / laptop) si conoscono a Barcellona nel 2004 e capiscono subito di avere delle affinità musicali. Per questo proprio in quell’anno nasce il loro progetto riscuotendo fin da subito molti apprezzamenti che li portano a suonare per tutta Europa. Il disco che andiamo a presentare È il secondo della band e si mostra come un diario di vita quotidiana. La miriade di sensazioni È molto ben espressa dalle sonorità post-rock / funky / elettro-pop del gruppo. Il punto forte della band È comunque l’amalgama dei suoni non propriamente legati ad un unico genere. Già dal primo ascolto si sente la fusione di più stili diversi che scorrono lungo la linea guida del sentimento, del ricordo dei tempi giovanili. Più sento il disco e più riesco a cogliere la visione con occhio maturo di ciÒ che hanno provato i Loser nelle loro bizzarre giornate a Barcellona. Musicalmente ci troviamo davanti ad un buonissimo lavoro dove i suoni degli strumenti si incastrano perfettamente ai campionamenti e alle basi elettroniche sempre molto ben bilanciate ed in continuo movimento. Questo aspetto È sicuramente fondamentale per non far risultare le composizioni noiose a lungo andare ed i ripetuti cambi di ritmo sono la chiave data all’ascoltatore per capire al meglio i bellissimi intrecci sonori. In attesa del loro prossimo tour italiano, chiudiamo gli occhi e facciamoci trasportare dalle atmosfere idilliache e sognatrici del duo francese.

Vincono il Premio Italiano per la Musica Indipendente Dente (miglior album con l'"Amore non È bello"), Zu (miglior gruppo), Beatrice Antolini (miglior solista), Calibro 35 (miglior tour), Manuel Agnelli (miglior produttore discografico), Enrico Gabrielli (miglior produttore artistico)e Giancarlo Frigeri (miglior autoproduzione con "L'età della ragione"). La miglior etichetta discografica È la bolognese Trovarobato. Un premio alla carriera ai Dorian Gray. I premi saranno consegnati venerdI 27 Novembre alle ore 21 presso il prestigioso Teatro Masini di Faenza, in apertura della tredicesima edizione del MEI che poi aprirà i suoi battenti in Fiera il 28 e 29 novembre mentre la sera di sabato 28 novembre tornerà a realizzare l'unica notte bianca indipendente italiana con "Un palco per l'Abruzzo" con Alessandro Benvenuti nel centro storico della città romagnola. In tale occasione il Mei assegnerà alcuni premi speciali. Si celebreranno infatti i 10 anni di carriera dei Mariposa, che aprirà con un set live la serata, e di Moltheni, che uscirà con un suo disco che celebra i 10 anni di carriera proprio il 27 novembre intitolato "Ingrediente Novus", e sarà assegnato uno speciale Premio alla Carriera ai Dorian Gray, storico gruppo cagliaritano della scena indie italiana degli anni '80, che ha appena dato alle stampe un nuovo cd intitolato "Forse il sole ci odia" ottenendo grandi consensi dalla critica e dal pubblico.

Un gradito ritorno per la scena new wave musicale italiana. Dopo 25 anni di buio ritornano i bassanesi Frigidaire Tango con l’album L’Illusione Del Volo  . E’ passato molto tempo da quel 26 Luglio 1986, data in cui il gruppo salutÒ il pubblico con un concerto d’addio spettacolare, perÒ la sostanza È rimasta tale. Le composizioni si sono un po’ adattate alle musicalità dei giorni nostri ma il prodotto finale È davvero sublime. L’album, composto da 14 tracce, si presenta come una vera e propria compilation nel senso che ogni canzone ha uno stile a sà quasi a voler raccogliere le esperienze maturate in quasi 30 anni di musica. Senza pensarci si passa dalla dolce ed introspettiva Milioni Di Parole , alle ritmiche più vivaci di Mescola Le Razze e Distogli Lo Sguardo proseguendo per l’acustica Soffia e le atmosfere electro-noise di Dreamcity . Devo dire che al primo impatto il lavoro non rende come dovrebbe ma dopo un attento ascolto si riesce a cogliere le sfumature musicali che fanno da collante alle varie canzoni. Personalmente lo metterei tra i migliori album rock degli ultimi 10 anni ¦davvero ottima l’impressione ¦d’altronde qui si parla di un gruppo che ha fatto molto parlare di sà nel passato per la qualità e originalità . Se non bastasse la produzione del disco È stata curata da Giorgio Canali e vi sono collaborazioni importanti con ospiti come Federico Fiumani (Diaframma), Aldo Tagliapietra (Le Orme), Diego Galeri (Timoria), Fabio Trentini (Guano Apes), Miss Xox (Great Complotto) ¦insomma ¦c’È tutto quello che serve per un disco di spessore. Consiglio a tutti gli amanti della buona musica di ascoltare e riascoltare quest’ album da tenere gelosamente nel cofanetto della musica che non tramonta mai.

A quanto pare ci siamo, finalmente. Dovrebbe essere disponibile a giorni il cd omonimo dei LAROXX , registrato nel 1991 con alla voce Kelly Animal  Gray. All’epoca vide la luce solo in formato cassetta, ora finalmente sarà disponibile la versione cd, con copertina diversa. Info: http://www.myspace.com/laroxxmusic http:///www.myspace.com/laroxxmusic Con un po’ di ritardo segnaliamo qualche uscita underground di rock melodico. Cominciamo con l’italianissima (dalla Sicilia) di origine e americana di adozione JESSIE GALANTE , già cantante dei FIRE (un 4 tracce demo fulminante all’attivo, prodotto da M.Wagener), fuori col terzo solista Spitfire . Per info: http://www.myspace.com/jessiegalante http:///www.myspace.com/jessiegalante Ancora i GRAND DESIGN , svedesi già osannati dalla critica di settore che affianca il suono a quello dei Def Leppard di Pyromania . Date un ascolto: http://www.myspace.com/granddesigner http:///www.myspace.com/granddesigner Per chiudere due ristampe obbligatorie a cura della YESTERROCK . La prima È The Key dei DOMINOE , originariamente del 1990 e considerato uno degli apici di Euro-AOR. La band guidata da Robert Papst e Jorg Seiber venne paragonata dalla critica a band come Roko, Fair Warning e Starship. Fuori anche la ristampa di Solo di CLIFF MAGNESS , uscito nel 1994 e considerato da subito un classico dell’AOR/Westcoast. Per informazioni: http://www.yesterrock.com http:///www.yesterrock.com

(NR) Ciao Ragazzi e benvenuti su NoRespect.it. Ho avuto il piacere di sentirvi live in varie occasioni e mi siete davvero piaciuti per cui sono qui a chiedere qualcosa in più su di voi per farvi conoscere ai lettori del nostro sito. Innanzitutto..come mai avete deciso di collocare la vostra musica in un genere cosI vintage? Gianfu: Ecchilosà .. =) È quello che ci esce quando suoniamo nella nostra sala prove. Principalmente forse perchÈ ascoltiamo musica vintage  (riutilizzo il termine.. chiarissimo..), ma non solo. Forse abbiamo dei cervelli vintage . E poi l’anima e la passione che c’era in quella musica, al giorno d’oggi sembrano un po’ perse, e a noi piace un sacco non far dimenticare alla gente com’era. Marco: Il bello del vintage È che non È più collocabile. (NR) Leggendo il vostro space e parlando un po’ con voi so che avete in cantiere diverse tracce più o meno pronte. A quando l’album di debutto? Raccontateci un po’ come sta procedendo la realizzazione del vostro primo lavoro in studio. Gianfu: Ci siamo ritrovati un giorno in studio con delle basi di pianoforte registrate da Marco e da li È nata la follia. Abbiamo iniziato a creare le canzoni (che ormai sono quasi finite) aggiungendo batteria, chitarre, rhodes, banjo, ukulele, voci e un'altra miriade di strumentini e di suoni, e ciÒ che ne È uscito devo dire che ci ha lasciati a bocca aperta, quindi abbiamo deciso che quelle canzoni dovevano essere ascoltate dalla gente, e abbiamo cosI iniziato a portarle in giro dal vivo. àˆ la prima volta per noi che approcciamo con l’italiano. Ci suona parecchio strano ma sembra ormai convincerci. Il disco terminerà a breve, al momento non abbiamo ancora un etichetta, il che ci blocca un po’ ¦ Ma presto sarà pronto! Marco: Che bello dirlo ! E’ finito ! (NR) Ultimamente il duo si sta allargando con la partecipazione di vari artisti, la cosiddetta family  ¦ quanto importante È per voi questa collaborazione e come vivete il rapporto con gli altri musicisti? Gianfu: Dopo le registrazioni ci siamo resi conto che non avevano lo stesso impatto le canzoni con solo piano e batteria e ci siamo quindi circondati da amici musicisti che ci aiutano dal vivo per riproporre quello che È stato registrato. Come ho già detto sono tutti amici musicisti. Non persone a caso. Siamo molto legati a loro, ci conosciamo da più di 10 anni e con alcuni abbiamo anche già avuto il piacere di suonare in altri progetti (Hodge, De Seekas, Black Black Baobab..), quindi non possono che essere fondamentali per noi dal vivo. The family  ci sembrava il nome più azzeccato per loro.. =) Marco: E' bello sentirsi circondati da suoni ¦.e quindi da amici ¦ a chi non piacerebbe. (NR) Sempre legato alla domanda precedente Sakee Sed È da considerarsi ancora come duo o come famiglia allargata? =) Gianfu: Ah! Questo È un domandone. Diciamo che al momento È un duo allargato. Queste canzoni sono nate dalle nostre due menti e loro sono subentrati solo dopo, ma d’ora in avanti anche loro parteciperanno alla nascita di nuovi pezzi, e cosI potremo definirci effettivamente una famiglia. Marco: Forse È da considerarsi come un nucleo ¦ poi ci sono gli ingestibili elettroni che schizzano qua e là . (NR) Ho apprezzato moltissimo il vostro live al Giardino Magico Busnelli a Dueville (VI) a Luglio e da quel che so È una delle prime date lontano da Bergamo e dintorni ¦ avete in mente di fare qualche altra data per promuovere il disco che uscirà ? Gianfu: Il nostro scopo È suonare in giro. In qualsiasi posto, in qualsiasi condizione e per qualsiasi motivo. =) Vorremmo portare la nostra musica un po’ ovunque. Non tanto per promuoverci forse, ma più per dare attimi di spensieratezza alle persone. Marco: E che te lo dico affare... il più possibile! (NR) E’ la prima volta che vedo un batterista suonare il banjo ¦ come vi siete avvicinati alla musica e ai vostri strumenti? Gianfu: Tutti noi abbiamo avuto in famiglia un fratello maggiore che già suonava, quindi non È stato cosI complicato avvicinarci alla musica. A me personalmente picchiare con dei bastoni di legno sulle pentole e sui secchielli mi faceva star bene da bimbo ¦ quindi perchà non farlo su una batteria?! E per quanto riguarda il banjo.. beh.. che vuoi farci.. amo il country! =) Marco: Guardo gli strumenti e mi piacciono ¦ e poi voglio suonarli come i bambini ¦ e dopo un po' che smanetti impari ¦ e si fanno canzoni ¦ poi incontri altri bimbi che fanno il tuo gioco e via ! (NR) La provincia di Bergamo sta sfornando molte proposte interessanti nell’ambito della musica alternativa.. sono le valli circostanti a darvi le idee o cosa?? =) Gianfu: Un nostro amico musicista tedesco (Dad Horse) dice sempre che in un dead place  l’unica cosa da fare È rintanarsi in taverna e scrivere canzoni. Noi facciamo cosI. Beh.. poi.. si dai, le valli danno il loro contributo. =) Marco: Sono le tossine delle ditte delle valli penso ¦ psichedeliche. (NR) Definite i Sakee Sed in tre parole. Marco & Gianfu: Spensierati. Saltellanti. Folli. (NR) Grazie mille per la chiacchierata!! Ci becchiamo al prossimo live!!! Marco & Gianfu: Grazie a te ed alla prossima!!

E' finalmente uscito il video del primo singolo de "Il Suono del Phon" , nuovo album dei Miriam in Siberia . Guardatelo su http://www.youtube.com/watch?v=JoyECXJ38VA http://www.youtube.com/watch?v=JoyECXJ38VA

Quando quattro studenti di musica indiana iniziano ad orchestrare le loro idee fondendo la tradizione orientale al grunge nascono i The Ranj . Il carattere e l’esperienza musicale di questa band si sente fin dalle prime note dell’omonimo album d’esordio composto da 1 canzone interamente strumentale, 6 inediti e 3 brani della tradizione classica indiana opportunamente riarrangiati. Personalmente È la prima volta che sento un progetto cosI particolare, credibile e fondato. Certo ¦l’ascolto È per palati fini e la musica È tutt’altro che d’impatto perÒ la sinergia del suono indiano con il più grezzo grunge È notevole. D’altra parte un gruppo che ha le parole tingere , colorare  come significato del proprio nome non poteva che riuscire nell’intento di questo mix sonoro! Il risultato È un nuovo modo di proporre musica, un gettare il sasso per far sentire che si puÒ andare oltre alle solite linee melodiche. Questa scelta perÒ a mio modesto parere È un po’ rischiosa poichà lo stile diventa di nicchia ma meglio la qualità che la quantità =) Stilisticamente l’album segue le strutture ritmiche e tonali della musica indiana e da sottolineare È il fatto che non si È utilizzato l’oriente come una toccata e fuga ma al contrario si sono rovesciate le prospettive, immergendo la musica occidentale negli schemi musicali indiani. Tra le tracce di maggior interesse proporrei Immanifesto , Come Un Suono e Jogva ma in generale tutto l’album merita un ascolto attento e genuino. The Ranji, un progetto da tenere sott’occhio per l’originalità del nuovo modo di fare musica proposto.

Esce il 16 ottobre "The Science Of Chaotic Solutions" l'atteso album dei Chaos Physique . Per l'occasione il disco sarà presentato domani 15 Ottobre 2009 al Legend 54 a Milano. Info: http://www.myspace.com/chaosphysique http://www.myspace.com/chaosphysique

I bergamaschi Spread entrano di prepotenza nella scena musicale con il loro Anche I Cinghiali Hanno La Testa  . Questo quartetto potente È collocabile tra lo stoner, il grunge e il rock alternativo . Per farvi l’idea prendete Soundgarden, Queens Of The Stone Age ed Afterhours , mescolate il tutto, inseriteci testi folli e quello che ne esce È l’insieme di suoni grezzi e potenti della band lombarda. Registrato da Fabio Intraina al Tray Studio di Inzago e masterizzato da Fabrizio Giannotti al New Mastering Studio di Milano Anche i Cinghiali Hanno la Testa  risulta tecnicamente valido e piacevolmente ascoltabile. Unica pecca È forse il carattere della musica troppo legata agli anni novanta e a lungo andare potrebbe non rendere come dovrebbe. Il passo della maturazione a mio modesto parere avverrà quando gli Spread cercheranno di creare delle cose innovative poichà ora sono ancora un po’ troppo legati a melodie già sentite. Personalmente reputo questa band una buona macchina live. Non per niente il gruppo vanta l’aver aperto concerti a gruppi come Misfits, Pino Scotto, Marta Sui Tubi, Afterhours. Quindi non sono proprio gli ultimi arrivati ¦ Come canzoni di spicco prevalgono Tum L’Aspirapolvere , Together Come , Cova L’Arabia e Faccia DI Bronzo dove si concentrano maggiormente i tratti distintivi del gruppo. In conclusione ¦il carattere c’È, la voglia anche, la tecnica non manca ¦bisogna affinare un po’ lo stile e cercare qualche spunto nuovo... per il resto gli Spread sono un gruppo da tenere in considerazione specialmente per l’energia che dimostrano dal vivo. Continuate cosI ragazzi, la strada È quella giusta!

Le LIPSTICK restano una delle poche band italiane tutte al femminile approdate alla realizzazione di un disco su major. Forse l’unica. Da qui il senso di ricordarle, non fosse anche perchÈ il suddetto album È tra le uscite che, a distanza di decenni ormai, continuo a preferire in assoluto all’interno della scena italiana. Formatesi già nel 1984 con una line-up diversa da quella che troviamo nell’omonimo album ed autrici inizialmente di alcune canzoni in lingua inglese, si presentano a Sanremo nel 1990 prodotte da Red Canzian e guidate dalle sapienti mani di Marco Tansini. La canzone Che donne saremo  riscuote naturalmente curiosità , ma timidi consensi e incappano pure in problemi tecnici durante una delle performance. Non conosco gli sviluppi post-Sanremo, fatto che sta dopo il disco in oggetto se ne perdono rapidamente le tracce. Veniamo all’incisione vera e propria. Destano stupore i testi essenziali, ma efficacissimi, co-scritti da Valerio Negrini e la cura negli arrangiamenti. Giravano voci che le ragazze non avessero suonato loro prestando solo il volto ad un progetto da studio, non mi È dato sapere se siano vere o meno, quello che a me interessa sono le canzoni ed il prodotto nella sua interezza. Di sicuro Isabella Bolognesi D’Emey rimane il valore aggiunto, una cantante dalla voce fantastica per i miei gusti, dal timbro deciso, ma dolcissima all’occorrenza, espressiva e del tutto padrona della situazione. Fosse anche solo per la voce della frontgirl le Lipstick partivano in vantaggio anche sulla concorrenza maschile. Il punto È che qui È perÒ proprio tutto a funzionare: Saranno Angeli  (la mia preferita), Lettera al Presidente , Qualcuno , Questi amori  sono canzoni di rock italiano formalmente impeccabili, dal testo alle melodie agli eleganti e mai invasivi assoli, con un gusto sugli strumenti ideale alla confezione del tutto. Dove sei  e Dannato Angelo  sono di una freschezza e lirismo istantanei ed oramai irriproducibili. Quelle del rock n roll  rimanda un po’ alla prima Tutto quello che voglio  e sono due tracce scanzonate, da teenager dell’epoca. E’ malinconico riflettere sul fatto che all’epoca questo era il livello del pop rock da classifica, oggi invece si naviga ( ¦si affoga) molto, ma molto più in basso, fermo restando che fare paragoni tra la qualità dell’epoca e quella odierna mi lascia quantomeno interdetto e preferisco non andare oltre. Chiude Uomini e noi  in cui le quattro si alternano al canto, alla maniera dei Pooh. Su You Tube ( http://www.youtube.com/watch?v=NnofRJGsjyw&feature=PlayList&p=34FDF6FFC7E3B1BD&playnext=1&playnext_from=PL&index=4 http:/// www.youtube.com/watch?v=NnofRJGsjyw&feature=PlayList&p=34FDF6FFC7E3B1BD&playnext=1&playnext_from=PL&index=4 ) esiste un rarissimo video estratto dalla loro esibizione sanremese che rende peraltro poca giustizia alla qualità originale, ma di meglio non ho trovato. So solo che in una mia ipotetica top 10 italiana di tutti i tempi questo cd delle Lipstick vi entrerebbe di diritto, senza neppure un attimo di riflessione ed esitazione. Eventuali tagli da farsi sarebbero vagliati tra altri dischi. E’ un capolavoro quindi? Per chi, come me, apprezza un certo modo di suonare ed interpretare il rock italiano assolutamente sI. Formazione originaria: Monica-voce, Katia-chitarra, Lella-batteria, Barbara-basso Formazione su disco: Isabella Bolognesi D’Emey-voce, Katia Taghetti-chitarra, Raffaella Lella  Minniti-batteria, Marisa Bersani-basso, Chris Tjring-tastiere Discografia: Quelle del rock n roll/Dannato Angelo (CGD, 1989) “ formato 7  Lipstick (CGD, 1990) - formato CD/LP/MC Artisti vari - Sanremo 90 (Five Records) con la canzone Che donne saremo  “ formato CD/MC

Si inizia a delineare il programma del 13esimo meeting degli indipendenti . Segui le novità della manifestazione su http://www.emusicblog.it/2009/10/20/festival-convegni-e-conferenze-arriva-il-mei-2009/ http://www.emusicblog.it/2009/10/20/festival-convegni-e-conferenze-arriva-il-mei-2009/ o su http://www.meiweb.it http://www.meiweb.it

Tirate fuori due lire. Possibilmente su qualche mailorder anglosassone, perchà non credo che il vostro pusher  tratti certa roba. Scott Morgan alla voce e Robert Gillepsie alla chitarra sono solo due delle credenziali di questo fantastico album (chi sono? Cercate su Google per Dio!). Aggiungeteci Jim Diamond alla consolle e i giochi sono fatti. Accende le polveri Chilly Willy Is Missing e, credetemi, non sto dando i numeri quando dico che sembra di ascoltare un pezzo di Appetite For..  scartato perchà troppo tossico. La mia È una provocazione, perchà stiamo parlando di prime-movers e i nostri non sanno che farsene del glamour di Axl & Slash. Qui ogni solco sputa fuori quel tipico suono garage che ha infestato le fogne di Detroit a partire dalla fine degli anni 60. Il manierismo di Pearl , impreziosito dalla voce nera di Shalia Holmes (pieno territorio The Solution), gli ammiccamenti sessuali di Taboo , le tinte fosche di Nightliner . A volte ci senti i primi Kiss, altre gli ultimi Hellacopters. Ma sono in molti a doversi mettere in coda di fronte a tanta grazia

Mentre l’industria musicale ha accolto con un dolce sospiro  la scomparsa di Michael Jackson sorridendo alla grande svendita messa in atto dell’intera discografia del re del pop (addirittura gli autogrill, coi loro prezzi assurdi, sono pieni di cimeli) non si ferma l’erosione inarrestabile del settore che sta mietendo sempre più vittime. Colpa della crisi, si dice, ma non solo. Colpa di internet e di un download selvaggio che non conosce limiti, ribattono etichette, artisti, giornali specializzati e addetti al lavoro. Ma siamo sicuri siano questi gli unici motivi del contendere? Giusto ieri mi sono diretto in quello che per anni È stato il mio negozio di fiducia con la speranza di trovare qualcosa da comprare e sono rimasto basito. Il nuovo Black Crowes. Il nuovo Gotthard. Il nuovo 69Eyes. Il nuovo Harem Scarem. Il nuovo Collective Soul (chi?). Il nuovo Lynch Mob. Il nuovo Danger Danger (addirittura). E per non parlare di Lynyrd Skynyrd, Pearl Jam, Creed, Europe, W.a.s.p., Alice In Chains pronti a finire nello scaffale delle offerte. Ovviamente ho ristretto il campo ai soli prodotti di (mio) interesse, altrimenti la lista sarebbe infinita, e tralasciando tutti i dischi che in quell’esercizio non arriveranno mai. Ma che sta succedendo, mi sono chiesto? Cos’È tutta questa sovraesposizione di musica? Io, nonostante uno stipendio dignitoso, non posso permettermi di spendere 200 euro a settimana, calcoli alla mano! Figurarsi un giovane studente, che della musica È, deve essere, linfa vitale (in tutti i suoi aspetti). Gli MP3, contrariamente a quanto mi sforzi di credere, stanno acquistando sempre più una valenza di risposta  a questa scellerata politica di proliferazione. Rimane un furto, sia chiaro. Ma proviamo ad essere onesti (non È un gioco di parole). Non ci fosse la possibilità di scaricare illegalmente, cioÈ gratis, quanti di quegli inutili orpelli (CD, ristampe, box, cofanetti, ¦) che inondano un mercato oramai asfittico gonfierebbero la nostra borsa della spesa? Ben pochi, credo! E io che ricordavo i Danger Danger sciolti da una vita ¦ Povero me!

I rockers romani KRYS mettono a disposizione per il download gratuito sul proprio myspace http://www.myspace.com/krysband http://www.myspace.com/krysband (copiare esclusivamente il link sotto le copertine nella homepage) gli ultimi loro tre lavori.Per info e commenti:[EMAIL=chris@krysband.com chris@krysband.com[/EMAIL

http://www.myspace.com/kryband http://www.myspace.com/kryband Accantonata la vena acustica del precedente Under The Rain i romani Krys ritornano qui a rollare con le spine inserite. Della band apprezzo la vena decadente che si mescola ad una fragilità palpabile e lesionista, ad un passo tanto dal rock scandinavo più autarchico quanto dalla schiettezza di certo punk americano, Misfits in testa. Saranno i testi da locandaccia di categoria zeta, la voce sporchissima e sgraziata di Chris, i cori ohohohoh , la caracollante chitarra di Die Die o ancora la sezione ritmica che raramente scade nella velocità fine a se stessa. Chi lo sa. Le canzoni si susseguono senza intoppi, qua e là si incoccia in pezzi dal sicuro appeal tipo The Haunted House , Rome N’ Roll , Please Tell Me ¦ altrove si sfiora il mito di David Bowie (vedi Kippis (in the christmas night) ), mediamente si galleggia su un buon livello rock ˜n’ roll energetico. Per i Krys È ormai giunto il tempo di produrre il cd ufficiale. A fronte di tanti che sbucano dal nulla loro hanno maturato ben oltre la sufficienza nell’underground e sono quindi pronti al salto. Breve nota sulla copertina, diretta, essenziale, scaramantica, ben fatta (una costante nei loro demo), in sostanza un appassionato di sleazy rock capisce al volo che materia mastica la band! Pollice sicuramente su.

Se ci avessi detto nel 1988 che il secondo disco lo avremmo pubblicato nel 2008 ti avremmo risposto che eri un pazzo ¦ . E’ all’incirca cosI che inizia il ritorno sulle scene dei Valentine , band autrice nel 1988 di uno dei dischi più belli della tarda stagione AOR, quando tuttavia suonare AOR aveva ancora un discreto richiamo commerciale (certo più di oggi) dopo i fasti dei primi Ottanta e la concorrenza era ancora incredibile. Emergere in quegli anni e per di più con un disco eretto a capolavoro  dal tempo, beh ¦ vuol dire che avevi numeri fuori dal comune. Ancor più del Perry-clone Hugo Valenti mi sono sempre gasato per le fulminanti rasoiate chitarristiche di Adam Holland, senza trascurare la perfetta alchimia creatasi tra gli altri membri. Non deve quindi stupire il comeback della formazione al completo, fatta eccezione di Neil Christopher, qui sostituito da Mike Morales alle pelli. La miccia fu il FireFest 4 a Notthingam quando fecero brillare molti occhi dei presenti, tanto da far tornare la band negli States ispirata a comporre del nuovo materiale. Soul Salvation non raggiunge le vette dell’esordio, ma resta uno dei dischi di genere che ascolto con più piacere tra le recenti (estendendo agli ultimi anni il periodo di riferimento) uscite, segno che la classe e l’amore per un genere oggi ai margini più oscuri del music biz non si possono svendere alle leggi del marketing. Undici sono le nuove songs di cui È inutile parlare, gli AOR-lovers avranno il disco dal giorno prima dell’uscita, tutti trepidanti in coda al mailorder di turno. Gli altri, i più giovani, mai conosceranno i Valentine salvo essere miracolati da ascolti insperabili. Io mi sistemo fieramente tra i primi, senza volere con questo millantare tuttavia una presunta superiorità di un genere su di un altro. Ascoltando songs come Every time you go away o Wait (non le migliori del disco probabilmente) ripenso a quello che era il rock melodico nei tempi aurei e quello che passa oggi la quotidianità , sembra davvero di vivere in un'altra era spazio/temporale. Rimane tuttavia l’impressione che, ahimÈ, quella odierna non sia migliore. Grandi i Valentine!

Quando ho preso in mano per la prima volta l’album non pensavo di trovarmi davanti ad un lavoro da tanto di cappello. Controverso  ovvero l’ultimo album degli Incoming Cerebral Overdrive stupisce sotto ogni punto di vista. Sound potente, ruvido e orchestrato in maniera perfetta in un mix di prog / Post-Core schiaffato in faccia senza mezze misure. Reflections , la traccia di apertura, È una vera e propria esplosione di cattiveria.. ogni musicista suona maledettamente bene con gli strumenti che ha per le mani e tutta l’energia si sprigiona in quasi 4 minuti di continui cambi di ritmi ed ambient sonori (il punto focale dell’album che lo caratterizza). La successiva Oxigen sembra non darci invece respiro ¦un moto disperato che si conclude con il grido alla Cradle of Filth del cantante Samuele Storai . Questo lamento apre alla successiva Controversial , forse la più violenta e nevrotica (in senso buono) dell’intero album . Chitarre pesanti e pelli prese a pugni da Filippo Baldi , il drummer del gruppo toscano. Dopo questo trittico da paura, balziamo vorticosamente in Science che in un batter d’occhio ti sbatte davanti al muro sonoro di Magic . L’inizio lento e tenebroso arriva come un pugno allo stomaco dell’ascoltatore ma si apre dopo un po’ in un’atmosfera mista tra synth e chitarre con riff che si rincorrono con una logica irregolarità ritmica che davvero mi ha lasciato a bocca aperta. Arrivato a questo punto spero che la traccia dopo mi faccia un po’ rifiatare e invece ¦arriva il Death & Roll mischiato al Post-core bello e buono di Sound . CosI tra le grida e i richiami a tratti alle sonorità defton(s)iane di Colours arriviamo alla traccia più alternativa e sperimentale dell’intero album ovvero There che vuole fare riposare le nostre orecchie e lo spirito. Una canzone dalle sonorità perfette scelta a puntino per la conclusione di questo bellissimo disco. Devo fare i complimenti alla band che È cresciuta molto rispetto all’album di debutto e sta mettendo radici importanti nel panorama della musica heavy.

Sorrido (ri)pensando a quanto riuscissi ad essere puntualmente impreparato ai tempi della scuola superiore. Sistematicamente inadatto. Regolarmente fuori tempo. Sempre disinteressato alla letteratura di maniera. Mi interessa(va) solo la scrittura in rovina, la poesia di impatto, il gesto pittorico più che l’opera completa, il chiaroscuro a tinte forti. Vi fu un periodo una quindicina d’anni fa in cui Alda Merini apparve in televisione alcune volte. Fu cosI che la scoprii, da perfetto inetto che impara qualcosa dalla tv. Lessi che amava la musica e si divertiva anche a suonarla. E’ rilevante evidenziarlo, per quanto mi appaia un’ovvietà in una persona di simile spessore. Pochi giorni fa È scomparsa. Rimane una delle rare figure della tv (con Carmelo Bene e pochi altri) che ricordo con profondo rispetto e considero un privilegio aver potuto viverne le parole per bocca diretta. Mi chiedo: non È che il disinteresse per la letteratura scolastica sia dettato proprio dalla lontananza temporale con gli autori proposti? No, non funziona cosI, lo so. Alda Merini visse l’esperienza del manicomio e una volta scrisse Quando ero in manicomio, e vedevo l'erba dalla parte delle radici, ero convinta (e ancora lo sono) che il grande arazzo della volontà divina lo vedano gli angeli, mentre noi, incamminati verso l'indolenza o il sacrificio estremo, non comprendiamo nulla . Un grido disperato. La luce, forse.

I LIVING COLOUR in Italia, ecco le date: 18/11/2009 TORINO “ Hiroshima Mon Amour 19/11/2009 ROMA - Circolo degli Artisti 20/11/2009 BOLOGNA - Estragon 21/11/2009 FIRENZE - Flog 22/11/2009 PORDENONE “ Deposito Giordani Per info: http://www.myspace.com/livingcolourmusic http://www.myspace.com/livingcolourmusic

Eccomi a presentare l’album d’esordio dei Chaos Physique ovvero il nuovo progetto musicale formato da Amaury Cambuzat (Ulan Bator, Faust), Diego Vinciarelli (Sexy Rexy) e Pier Mecca (Fiub) . Chaos Physique  È un insieme psichedelico di post-rock, krautrock, noise concepito e realizzato interamente negli studi del Red House Recordings di Senigallia nel tempo record di 5 giorni. E il risultato finale È un qualcosa di straordinariamente interessante e poetico. La traccia di apertura Cul de Sac ci indirizza fin dai primi secondi a quello che sarà il disco ¦ un’ ouverture di chitarre e tastiere che della psichedelia ne fa il proprio pane. Attimo dopo attimo la traccia cresce di energia fino ad incontrare la voce sussurrata di Amaury e la batteria scandita e fondamentale di Pier Mecca. Da sottolineare il bellissimo giro di chitarra nella seconda parte della canzone. Un arpeggio in loop in puro stile new wave ci porta alla successiva Sun Run Fun Gun . Sinceramente la trovo un po’ noiosetta visto che per quasi 4 minuti l’atmosfera non cambia e risulta decisamente piatta. Di tutt’altra pasta invece È fatta Litany For a Monkey dove le chitarre distorte e l’energica ritmica della batteria ci mettono voglia di ballarla fino alla fine. A questo punto arriviamo a metà del lavoro e ci immergiamo in Spaghetti Frogs , traccia interamente strumentale che, come per la seconda pista, trovo troppo lineare e poco ricercata. Poco importa..a risvegliarci sono il rullante e le armonie della successiva Jeux de Promesses , motivo che vedrei benissimo come singolo per la sua ottima comunicazione. A fare il paio con quest’ultima È la delicata Arum Titan in cui le distorsioni in secondo piano della chitarra si contrappongono ai bellissimi accordi di pianoforte e al caldo e sentimentale parlato di Cambuzat. Per finire in bellezza passiamo dalla schizofrenica Neutrons Protons ( soprattutto nella parte finale dove il pathos È al massimo) alla notevole Socraterock ovvero la melodia conclusiva dell'album. Dopo un incipit elettronico e cupo la traccia si vota alla psichedelia e per 13 minuti l’ascoltatore vola con la mente in un universo parallelo dove gli strumenti si amalgamano alla perfezione. Un album decisamente di spessore anche se non di facile ascolto specialmente per chi non si È mai addentrato in questo tipo di musicalità . Complimenti alla Jestrai per aver creduto in questo progetto davvero molto buono.

Continua la rassegna di concerti nel Castello Colleoni di Solza (BG). Questo sabato alle 21.30 È di scena Dino Fumaretto . Info su: http://www.myspace.com/dinofumaretto http:///www.myspace.com/dinofumaretto http://www.myspace.com/progettoneverland http:///www.myspace.com/progettoneverland

La Geffen Records si aggrappa agli australiani Wolfmother per mantenere un minimo di credibilità all’interno di un comparto, quello del rock duro, che di fatto sta scomparendo dal portafoglio delle 4/5 major rimaste in piedi. Avevamo temuto per la sorte di questa band, dopo la spaccatura irrimediabile al suo interno. Andrew Stockdale, di fatto il deus-ex machina della band, dopo un attimo di sbandamento ha ripreso in mano le redini del progetto e i dodici pezzi di questo Cosmic Egg  sono il frutto di un lavoro durato parecchi mesi. Non voglio tediarvi con inutili chiacchiere. Chi ha amato il loro esordio troverà qui un degno successore. Qualitativamente un gradino sotto ma, vi garantisco, con le stesse granitiche caratteristiche. Mettetevi all’ascolto di New Moon Rising, traccia numero due, e sappiatemi dire. Non sarà un capolavoro da affiancare ai grandi classici degli anni settanta ma che dischi cosI (insieme a quelli di Parlor Mob, Anwser e Airbourne) balzino nelle classifiche di vendita È un bene per tutti.

Ogni mese escono centinaia di demo italiani di Extreme Metal, a volte ottimi, più spesso disperatissimi. Per fortuna questa volta siamo nel campo dell'eccellenza. Il quintetto friulano non inventa nulla, ma sforna 4 ottimi pezzi di Death Metal ben ragionato, che rimandano ai maestri Bolt Thrower (paragone fin troppo facile, anche per il concept guerrafondaio ) e agli yeti svedesi Amon Amarth (soprattutto nelle melodie). Buona la produzione, a dimostrazione che per svolgere un buon lavoro non È necessario spendere migliaia di euro, basta solo avere le idee chiare e mettersi nelle mani della gente giusta. Le songs sono tutte valide, dalla marziale opener 1941  alla più melodica Tiger , fino alla vorticosa Good Morning Vietnam  per chiudere con Barbed Wire , vicina ai primi Amon Amarth. Benissimo.

Lo dico senza paura. Questo album È stato il mio disco dell’estate , ascoltato decine di volte, in tutte le salse (in auto, in aereo, al mare, al lago, ¦). Quasi un record, per me che oramai sorvolo quasi tutte le uscite del periodo. Colpa della maglietta Cinderella  sfoggiata da uno dei quattro statunitensi (Atlanta, se non erro). Forse! Merito, a dire il vero dell’inizio a dir poco esplosivo di Poison e Bumpin’ , due pezzi che asfaltano  l’intera discografia dei Crashdiet, lasciando a terra solo i cocci. Soli di chitarra che sfuggono impazziti da ogni dove, cori a palla, melodie killer. Insomma, un rimando a pieno titolo alla scena sleaze di un passato glorioso, senza quella patina retrÒ la cui puzza di naftalina risulterebbe (come capita in molti casi) davvero fuori tempo massimo. Peccato perÒ che i dettami di un’etichetta troppo prudente abbiano spinto i nostri a proseguire su territori esageratamente emo-zionali. Canzoni come My Mom Hates Me , Turn It Up , Wisky And Women seppur notevoli tradiscono lo spirito iniziale, lasciando un leggerissimo amaro in bocca. La ballata latte e miele  Angel (On The ¦) e la successiva Time , altro pezzo ad alto potenziale, evidenziano comunque un songwriting fuori dal comune. Speriamo abbiano la fortuna che si meritano.

Si puÒ suonare glam nel 2009? Direi proprio di si. Giusto come si suona metal, grunge, aor, punk, garage, southern e via discorrendo. Non vedo dove stia il problema. E se lo si fa alla maniera di If I Were You I’d Hate Me Too , canzone di apertura di questo gradito ritorno, tanto di guadagnato. I Dirty Penny fanno le cose per bene, inutile negarlo. Senza l’appoggio di nessuno confezionano un dischetto davvero godibile, forse non all’altezza del debutto (un classico degli ultimi cinque anni!), ma dieci spanne superiore a tanta immondizia che ci viene propinata da ogni dove (Italia in primis). Non mancano i pezzi da novanta, che ti si stampano nella testa al primo ascolto e che ti spingono ad urlare i refrain a squarciagola e a dimenarti come un fossennato. In Luv With Insanity , Lcs , Goin’ Out In Style tanto per citare tre titoli. Ci senti dentro tutto il meglio della Los Angeles truccata, tattuata e sputtanata degli ultimi anni ottanta (si puÒ dire cosI?), dai Poison ai Motley Crue, passando per Pretty Boy Floyd e chincaglieria varia anche se dicendo ciÒ non vorrei pensiate al solito lavoro di retrospettiva. Con uno sguardo ai migliori Hardcore Superstar, Binge Daniels e compagni hanno confezionato una vera chicca per gli amanti del genere ¦ da affiancare al nuovo Vains Of Jenna.

Gli Stereo Plastica sono un quartetto vercellese che di italiano hanno soltanto il nome visto che il sound del loro ultimo lavoro Eleven  È un misto di brit rock, new wave, funk e si ispira al David Bowie della Plastic Soul Music  . Il disco, prodotto da Fabrizio Chiappello (al lavoro con Baustelle, Subsonica), scorre via liscio e si districa tra atmosfere pop e linee decisamente più rock e intense. Per capire meglio il prodotto troviamo tocchi dei primi Killers (in Blind ) che si amalgamano con tratti dei Franz Ferdinand (in Waste ) passando per i 13th Floor Elevators (in Superficial ). La qualità artistica e musicale È molto buona ma devo ammettere che forse la troppa linearità melodica dopo un po’ puÒ risultare noiosa. Un lavoro comunque buono e curato che ben lancia nel mercato i ragazzi torinesi (visto anche il carattere commerciale del sound proposto). Purtroppo nel Bel Paese  pagheranno l’estesa esterofilia che contraddistingue gran parte degli ascoltatori nostrani, perÒ le capacità degli artisti e il buon prodotto finale sapranno senza dubbio scavalcare tutto questo. Se volete fare un viaggetto nelle sonorità inglesi, Eleven  È il disco che fa al caso vostro!

Esce domani, 10 Dicembre 2009 "Il Suono del Phon" , il nuovo atteso album dei Miriam in Siberia . Per info e download gratuito andate su http://www.miriaminsiberia.it/ http://www.miriaminsiberia.it/

Per la rassegna musicale "Neverlandinverno" sabato 12.12.2009 al Castello Colleoni di Solza (BG) saranno di scena i Mariposa . Concerto ad ingresso gratuito con inizio ore 21.30 circa. Per info: http://www.myspace.com/progettoneverland www.myspace.com/progettoneverland

I Jonas First Date presentano il loro Requiem To Rio  trascinati da muri di chitarre distorte e la graffiante voce in stile Scabbia della front-woman Amee. La band ligure, formatasi nel 2005 si getta nella mischia con sonorità pop-punk (più pop che punk) tipiche della new generation che sta crescendo. Presente i ragazzi pieni di ideali, con i frangettoni e attentissimi al look? Ecco spero di avere reso bene l’idea dell’atmosfera musicale che il quintetto propone in modo altamente energico. Il disco, formato da 11 tracce, È molto diretto e si fa ascoltare con piacere dall’inizio alla fine. Anzi a dir la verità da quando parte la traccia numero uno nel lettore non ti accorgi neanche di essere arrivato a Shh I Can Here That ovvero la conclusione di questo buonissimo album. Requiem To Rio  verrà sicuramente apprezzato per le ritmiche sempre azzeccate, i suoni intensi e puliti, la voce grintosa di Amee e la produzione e gli arrangiamenti affidati al bravissimo Olly, voce e chitarra dei The Fire, ex Shandon. Per citare qualche canzone menziono A Phoenix on a Frozen Star e Vampire Operetta , i pezzi più rock dell’intero cd. La cover di I Kiss The Girl la vedrei bene come pezzo da far passare in radio per estendere la popolarità del gruppo a livello nazionale (preferisco comunque l’originale di Kate Perry). Da tenere in considerazione infine È l’ampia gavetta live fatta sui palchi degli Stati Uniti, Inghilterra e Scozia. Un disco da non perdere per gli amanti di gruppi come AFI, My Chemical Romance, Paramore e Yellow Card .

Scrivendo di Massimo Priviero si incorre nel rischio di arrotolarsi in una spirale di elogi e parole importanti. In tanti anni di peregrinazioni a fini musicali non ho mai e sottolineo mai incontrato una persona o un appassionato di rock che abbia espresso giudizi indifferenti sul rocker di Jesolo. Pensateci bene, non È una constatazione banale, tutti gli artisti hanno dei detrattori, fosse anche solo per rivalità . Di Massimo Priviero conosco la discografia al completo, cercata, raccolta, custodita, ascoltata, raccontata e diffusa agli amici, riascoltata tra momenti di esaltazione e lacrime profonde. Sulla strada  È l’ennesimo tassello di una carriera inimitabile, prima di tutto perchà incapace di essere schiava del sistema. Sulla Strada  a prima vista sembra una normale raccolta con qualche inedito, ma, come già fu Poetika , le canzoni non vengono banalmente riproposte, ma risuonate, riarrangiate, reinterpretate, addobbate o scarnificate (e perchà no, anche scarificate) per rivivere sempre. Non conosco Massimo di persona, ma È evidente che lui stesso sia cosciente di quelle che sono le storie meglio riuscite. Qui ce le riconsegna ancora una volta, rifluenti dello splendore che sempre hanno avuto, che continuano ad avere e che, a questo punto della carriera, il tempo deve consegnare alla memoria popolare. Non sto esagerando, l’enorme rispetto che provo per questi racconti di vittorie e sconfitte È molto serio, per un semplice motivo, perchÈ questo È il rock italiano. Punto e a capo. Il rock italiano, inteso a livelli di ottime produzioni, non abita altrove, neppure tra le macerie di Pino Scotto (troppo aspra la sua proposta per l’Italia, di questo me ne sono fatto una ragione solo in tempi recenti dopo che per anni ho ritenuto Pino l’unica vera voce rock nostrana). Le parole di Massimo Priviero sono le storie della gente, le storie di un’Italia che fu soprattutto, lontana dalle apparenze e dall’immagine che a tutti i costi i media vogliono inculcare oggi, riuscendoci peraltro. Sono passati più di vent’anni, ma dai sogni di San Valentino alla delicatezza di Fragole a Milano , dalla mia adorata Dolce Resistenza , passando per la sofferenza di Angel , dalla fierezza di Nessuna Resa Mai all’apocalisse di Diluvio , dalla dichiarazione d’amore in L’ultimo ballo alla poesia di Bambina di strada , dalla filologica Nikolajevka all’orgoglio di Nessuna resa mai non c’È alcun vuoto da riempire...la voce È ancora e sempre più pregna di quella fame di vita che canta una scrittura in disfacimento in cui tanti si possano ritrovare. Vengono aggiunte tre nuove canzoni tra cui Bellitalia , messa in cima, quasi a sostenere queste parole. Ma trovare appigli alla ragione non desta interesse, a me basta la storia da libro di storia di La strada del davai per capacitarmi di tutto quello che mai riuscirÒ a spiegare, anche se scrivessi pagine e pagine sempre più vuote. Che la voce di Massimo sia migliorata negli anni o forse più semplicemente sia sempre più parte essa stessa delle canzoni che intona È difficile a dirsi, ma si avverte al primo ascolto. Leggendo le note personali (consiglio un passaggio nel curatissimo sito ufficiale, troverete moltissimo materiale) mi soddisfa constatare che le canzoni abbiano per lui un significato diverso da quello che io ho voluto trovarvi o leggervi dalla prima volta, ma in fondo anche questo rientra in una ottica di linguaggio universale che da sempre attribuisco alla (buona) musica, quella pensata dall’anima. Tra poco sarà Natale e non sono qui ad interpretare uno spot, ma piuttosto che regalare orpelli plastificati alla persona a voi più cara provate a passare in un negozio di dischi e farle impacchettare una copia di Sulla Strada . Spenderete di meno, rischiate di essere originali e riempirete un cuore di pura magia. Una magia fatta di parole semplici, fuori dal tempo, lontane dallo spazio e per questo semplicemente ¦ straordinarie. Il rock in Italia È tutto tra questi solchi. (Walter Bastianel)

Nell’ultimo numero (115) della rivista inglese Powerplay tra big come Winger , Charlie’s comeback! e Dirty Penny viene dato ampio spazio agli italiani BAD SIGN , il cui cd viene definito melodic gem . Benissimo! Nello stesso numero trovate una lunga intervista a NICO TAMBURELLA , che i più attenti ricorderanno decenni fa autore di un ottimo vinile a nome Nico’s Fleet . Ora il chitarrista siciliano vive a Londra e l’ultima produzione È intitolata Fundamental Darkness . Di rivista in rivista Fireworks (38), nell’ultimo numero annuale, regala due cd compilation, nel primo trovate tra big come Winger, W.e.t. e Overland anche gli HEAVEN’S TOUCH , i BAD SIGN ed i MARKONEE . Ben fatto! Nello stesso numero un articolo curioso riguarda Neil Buchanan , proprio quel Neil che produce piccole opere d’arte in Art Attack! Ebbene a distanza di trent’anni la sua prime mover band della nwobhm È tornata, a quanto pare era il chitarrista dei Marseille . Una sorpresa!

Gli I’ve Killed The Cat sono una band milanese di quattro elementi nata nel 2006 che incentra le proprie sonorità in suoni energici stile garage / post-punk con reminescenze a gruppi come The Stooges, Gun Club e The Strookes . Dopo tre anni di gavetta live sui più importanti palchi d’Italia e qualche apparizione all’estero, il gruppo decide di pubblicare questo Ep di 5 pezzi per mettere nero su bianco la propria creatività artistica. Il prodotto finale vede 20 minuti di musica molto gradevole, di facile ascolto dove riaffiorano le sonorità degli anni 80 . Dopo un avvio soft con la traccia omonima all’ep, l’atmosfera diventa più movimentata con Ashtrays per la quale È stato fatto un http://www.youtube.com/watch?v=vsh0qKlxP7g video . Sulla stessa scia viaggia anche la successiva Komodo con situazioni più cupe sostenute dalle ottime melodie di basso e chitarra. Passando per i 13th Floor Elevators in So Cold arriviamo all’epilogo di questa disco con richiami ai Killers in How Many Times Must Lose Your Way . Qualitativamente ci troviamo davanti ad una buona band che ha ampi margini di miglioramento. Rimaniamo in attesa di ascoltare il vero debut album per confermare la buona impressione data da questo Ep.

In attesa del full-length Nacth , previsto per il 2010, Rodolfo Montuoro ci indirizza nel suo mondo musicale attraverso 4 canzoni che compongono l’ep Lola  . A pochi mesi di distanza dalla pubblicazione del mini album Orfeo , Montuoro ci imbriglia con questo disco in una notte incantata ed imprevedibile, piena di sogni e di grandi promesse, dove il tutto sembra possibile. Il lavoro, caratterizzato da un sound pop/new wave/rock , suona come musica di altri tempi e la voce narrante di Rodolfo rende il tutto simile ad un’opera teatrale. Peccato sia solo un ep poichà quando si cominciano ad assaporare le atmosfere oniriche e gli schemi musicali proposti si È già arrivati al capolinea e ciÒ che rimane dentro È la sensazione di essere appena atterrati da un sogno, da un posto dove il tutto sembra dissolversi. Consiglio vivamente l’ascolto a chi vuole distaccarsi dalla realtà e godersi alcuni attimi di spensieratezza.

L’uscita numero 15 per l'etichetta Hysm? si butta sul noise e sull’alternativo con l’incontro delle due band Bogong In Action e Ne Travaillez Jamais . Il mini-album esce su cassetta e si divide in 7 minuti di noise (lato A) e 7 minuti di psichedelico alternativo. La prima parte È letteralmente messa insieme per distruggerci le orecchie. Radio Burnische , ovvero l’incipit dello split È la nevrastenia in chiave musicale..le distorsioni di basso e chitarra si sormontano in una base core di piatti e rullante ed È davvero difficile capirne qualcosa. La successiva Smells Like My Town ci riporta un po’ alla calma con atmosfere meno rumorose ma sempre toste. L’ultima canzone del side A, The Rite of Giorgio , ha una certa linea musicale ma le distorsioni sono sempre al massimo. Passando per il lato B della MC ci troviamo di fronte a tutt’altra cosa. La band campana Ne Travaillez Jamais  con il suo indie rock a tratti psichedelico È l’esatto contrario del lato A appena ascoltato. L’unica traccia sperimentale ( Untitled Spring ) È scandita da un ritmo quasi tribale della batteria con l’innesto di una chitarra psichedelica che con crunch e delay cerca di dire il suo. Una MC strana dove ci si trova davanti a due mondi completamente opposti, allo zenit e al nadir . Personalmente non trovo nulla di nuovo che non sia già da anni in circolazione anche se devo riconoscere qualche buono spunto. Questo lavoro aiuterà le bands a farsi conoscere un po’ di più ma c’È ancora parecchio da lavorare.

E' uscita in edizione limitatissima (100 copie numerate) POWERMOD vol. 1 che raccoglie 30 rarissime tracce di Mod-revival & Powerpop estratte direttamente dagli introvabili 7" originali. Edizione curatissima con note dell'ideatore StEvE e riproduzione delle copertine di tutti i singoli! (tra le altre sono incluse tracce di Start , The Jetz , Protex , Penetrators , The Shades , Yorks , Invaders ...). Contattateci se interessati e vi forniremo i dettagli per acquistarla! Buy or die!

I Deftones hanno rivelato di aver fissato per il 27 aprile la data di pubblicazione del loro nuovo album , che non si intitolerà più "Eros" ma avrà un altro titolo ancora da decidere. L'album È stato registrato assieme al produttore Nick Raskulinecz (Trivium, Shadows Fall) e Chino Moreno lo ha descritto come un incrocio tra Around The Fur  e White Pony . http://www.deftones.it/news.asp?id=446&idStart=1 www.deftones.it http://www.noisecreep.com/2009/12/16/the-deftones-interview-creep-show/ www.noisecreep.com

Negli ultimi anni dall’area lombarda sono emersi vari cd di hard rock melodico, alcuni da band rodate (vedi My Land o Eva), altri da band emergenti ( Hungryheart, Planethard, Midnite Sun, gli ottimi Homerun ed i The Pythons che ascolto ancora regolarmente) tra cui questi Mainstreet , unici a presentare una lei  al microfono. "Back to the ˜80" non lascia spazio ad interpretazioni, i Mainstreet sono innamorati di quel periodo, di quelle sonorità , di quelle canzoni, di quella spensieratezza. Il risultato globalmente È più che piacevole, a cavallo tra Danger Danger, Vixen, Femme Fatale, Robin Beck, Bon Jovi e chi più ne ha più ne metta. Ho sempre pensato (e tuttora ne sono convinto) che nel genere al di là di canzoni vincenti e produzioni di ottimo livello siano perÒ i cantanti a fare la differenza. Penso a Bon Jovi, a Steven Tyler ed agli Aerosmith o alle (meno numerose) bands sulla scia dei Saraya che non avrebbero avuto motivo di esistere senza la stratosferica Sandy di turno al microfono. Idem per i Femme Fatale di Lorraine Lewis per citarne un’altra. Ho ascoltato molto questi Mainstreet, ripetendomi ogni volta peccato, non sarebbe niente male se... . In effetti la produzione È accettabile per essere una autoproduzione ed anche il mixaggio mi pare adeguato. Musicalmente la band pare omogenea e bilanciata, le canzoni svelano pure ascolti della scena melodica canadese. Mi sono perÒ soffermato sulla cantante, come ho spiegato elemento discriminante e determinante a mio avviso per qualificare e collocare una band, anche in previsione futura. Ho anche avuto il piacere di scambiare qualche battuta col gentilissimo batterista Ivan Belloni, un breve scambio di opinioni, ma utile a rendermi conto della genesi del cd. Le mie relative (sia chiaro) perplessità restano su Claudia Anelli. Quel ¦niente male se  fanno riferimento a lei. Forse avrebbe potuto fare qualcosa in più, il risultato finale È apprezzabile, ma ho tutt’ora l’impressione che il potenziale da esporre sia maggiore e probabilmente ancora da scoprire. Claudia dimostra di avere le canzoni addosso, ma qua e là pare stenti a catturarle con la giusta convinzione. Poco male, le ultime notizie parlano di una band in forma che si sta sbattendo per fare girare il nome e che ha strappato un paio di contratti di distribuzione internazionali. In attesa di nuovi sviluppi e di testarli live per ora non resta che ritornare indietro di vent’anni sulle melodie di Wild in the city , Love affair , Made of ¦ , Where are you now ¦ gli appassionati capiranno cosa li aspetta già leggendo i titoli !!!

Avremmo voluto iniziare l'anno con qualche annuncio musicale divertente invece ci vediamo costretti ad avvisare che si È spento Stefano "Sibi" Simoni , musicista triestino (già in bands come Liars, Foxy Lady, Sin's Here, Aphasia e Notturna) colpito da una rara malattia degenerativa. Ciao Stefano, rock on!

GLAM JAM 2010 ! Tornano in Italia i FASTER PUSSYCAT e gli ENUFF'Z'NUFF , cosI come avremmo sempre dovuto sentirli! Special guest, per tutta la tournee europea, gli svedesi DIRTY PASSION , tra le realtà più interessanti del nuovo Scan Rock! Ecco le date: GiovedI 21/01/2010 “ Jailbreak “ Roma VenerdI 22/01/2010 “ Rock Planet .- Pinarella di Cervia (RA) Sabato 23/01/2010 “ Borderline - Pisa Domenica 24/01/2010 “ Motorockas “ Mozzate (CO) LunedI 25/01/2010 “ Onirica - Parma

Il Teatro degli Orrori torna con un secondo capitolo decisamente convincente. A Sangue Freddo È una vera chicca che innalza a grandi livelli il rock del belpaese. Capovilla e compagni mischiano in 12 tracce moltissimi temi importanti ed attuali e finalmente si riscopre il valore della lirica in quanto si riesce a dare peso ad ogni parola scritta. Non per niente questo aspetto È molto curato dal front-man della band che in ogni occasione ribadisce come sia importante comunicare temi rilevanti nel modo più semplice in cui le persone possono capirlo, ovvero attraverso la musica. Si tratta del sempreverde amore materno di Io Ti Aspetto o la tristezza della fredda solitudine di Due ( guardati intorno e dimmi se c'È qualcosa che possa mai durar per sempre tutto quanto È destinato a scomparire  ), Direzioni Diverse e Die Zeit . Oltre a questi aspetti possiamo trovarne altri molto interessanti..per esempio A Sangue Freddo , dove in 3 minuti scarsi di canzone si ricorda il crudele assassinio del poeta nigeriano Ken Saro Wiwa , reo  di essere andato contro le multinazionali responsabili della contaminazione del delta del Niger a causa degli scarti petroliferi. Per cogliere la varietà di questo disco si possono poi vedere delle fotografie della società e del mondo attuale alla deriva in Alt! e in Padre Nostro e la cultura con la C maiuscola di Majakovskij libera rilettura de All’Amato Se Stesso Dedica Queste Righe l’Autore , di Vladimir Majakovskij. Musicalmente possiamo dividere il disco in due step, la prima parte più grintosa e violenta, la seconda più distesa e poetica. Rispetto al primo lavoro migliorano il sound, la produzione e il cantato di Capovilla che si affina di anno in anno. Possiamo dire che il lavoro si dimostra nella sua aggressività musicale, più soft e ricercato del primo che si manifestava maggiormente esplosivo e diretto. Concepito in circa un anno, registrato e mixato in 33 giorni alle Officine Meccaniche di Milano dal bassista della band Giulio Ragno Favero , il lavoro vanta la partecipazione di molti artisti dell’underground tra i quali ricordiamo Jacopo Battaglia (Zu), Nicola Manzan (Bologna Violenta), Giovanni Ferliga (Aucan). Importante È anche la collaborazione con uno dei gruppi più caldi del momento, i Bloody Beetroots, grazie ai quali Direzioni Diverse  È diventato un punto d’incontro tra rock e sound elettronico che mai aveva sperimentato prima Il Teatro. Un disco, A Sangue Freddo , che conferma la qualità e l’energia della band. Davvero complimenti!

CAMBIO DI LINE UP PER IL TEATRO DEGLI ORRORI Giulio Ragno Favero lascia il palco per dedicarsi ad altri progetti e all'attività di produttore, che prevede tra l'altro la scrittura di un nuovo album de Il Teatro degli Orrori pensato per i teatri, sulla scia del suggestivo show del MEI. Al posto di Giulio, arrivano Nicola Manzan (Bologna Violenta) e Tommaso Mantelli .

ANTICIPAZIONI NUOVO ALBUM VERDENA Da ieri sera, 22-01-2010, È online il nuovo sito dei Verdena dove il trio ha messo un "manoscritto" su cui rilasciano qualche notizia sul nuovo disco . Dovrebbe uscire tra giugno e settembre 2010 , genere diverso da Requiem, 22 tracce già in cantiere, "alcuni pezzi nuovi sono pillole della felicità ". http://www.verdena.com www.verdena.com

Arrivo a spettacolo dei Nasty Tendency appena iniziato, il loro cd su My Graveyard mi È piaciuto molto e sono curioso di sentirli per bene, tanto che reciterÒ il mea culpa per essermi perso un paio di canzoni. La band guidata da Maury Lion ha seguito tutte le date europee degli LA Guns e risulta quindi ben rodata. Sapevo di cambiamenti al microfono, per la tournee È stata scelta Sydney Blade ( da augurarsi sia quella giusta in previsione futura ( ¦ops, le ultimissime dicono che la band sia passata al cantato maschile!), sicuramente una screamer (giovanissima) di grande impatto! Vocalmente (sentita live) non ha i numeri di Nikky Nails ma ho ascoltato attentamente la performance e bisogna dire che È stata molto brava a giostrarsi sulle sue tonalità , senza far rimpiangere le versioni originali. Considerato che sul palco si agita col giusto piglio e, a quanto mi dicono, È alla prima esperienza significativa in un tour prolungato con date a ripetizione non si puÒ che assegnarle voto pienamente positivo. Convincente anche l’impatto fornito dal resto della band, tanto che a questo punto non resta che aspettare fiduciosi il secondo disco, nella speranza (mia almeno) non cambino una virgola della loro proposta. Largo quindi agli L.A. GUNS , stasera in formazione deluxe grazie all’innesto di Jizzy Pearl. Con tutta la gentilezza di questo mondo dico che il Paul Black dell’ultima tournee a cui ho assistito È una persona cordialissima e pro-fans, ma Jizzy Pearl È un cantante come pochi. Non stupisce che negli ultimi anni abbia suonato in tutti i carrozzoni glam itineranti e, a conti fatti, potrebbe andare a cantare anche in tutte le restanti sleazy bands per risollevarne le sorti. Passiamo. Lo show funziona, le canzoni sono quelle che conosciamo tutti, alternate a quelle dell’ultimo periodo (del tutto gradevoli). Sono sempre The Ballad Of Jane , One more reason , Rip and Tear , Over The Edge e avanti cosI ¦fino al bis in cui Tracii concede a Jizzy l’esibizione di Blackout in the red rooom (dal primo Love/Hate) prima della chiusura di Sex Action. Probabilmente non riesco a spiegarmi bene, ma Jizzy Pearl ha veramente innalzato il tono della serata ed ho avuto l’impressione che pure Tracii Guns suonasse con più piglio, ora che al fianco ha un degno contraltare al suo carisma. Insomma, di sto passo possiamo aspettarci serenamente altri dieci anni di LA Guns. In mancanza perenne degli Hanoi Rocks bisogna pure ricercare altrove il corretto feeling, giusto? Sempre che, una volta sistematosi M. Monroe con Sammi Yaffa, non succeda che il buon Andy McCoy raduni a sà Jizzy Pearl! Tutto sommato ¦ non mi dispiacerebbe! Ultima nota sull’acustica del locale, stasera il fonico ha inquadrato bene i suoni e l’effetto globale È risultato molto piacevole, ben fatto! (WB)

Frontiers Records annuncia che l'uscita del nuovo cd degli svedesi CRAZY LIXX , intitolato New Religion", È fissata al 19 marzo in Europa e al 6 Aprile in USA.

Concerto Rock in memoria di Stefano Simoni , che si terra' il 20 febbraio 2010 a Muggia al Teatro Verdi alle ore 20.30 !!! Suoneranno 6 gruppi musicali: NOTTURNA (Gruppo principale), ARTURO FALCONE , SWEET LORRAINE (Tributo ai Uriah Heep), HEAVEN'S TOUCH , MAGAZZINO COMMERCIALE & FRIENDS e KILL JOY . Ci saranno proiezioni foto e video sul nostro amico Sibi, ed inoltre a disposizione, ci saranno le magliette x beneficienza.

Li scoprii per caso nell’estate 2009 quando suonarono nel parco di Villa Manin (UD) in sostituzione di una cantante australiana. Da perfetti (a me) sconosciuti mi piacquero dopo poche battute. Nell’occasione il trio formato da Emanuela Drei (voce, chitarra), Matteo Grandi (basso) e Guido Casadio (batteria) propose un’oretta scarsa del loro repertorio inanellando una serie di songs trascinanti dietro l’altra. A fine serata, da oramai incallito tormentatore delle bands, andai a conoscerli in cerca di un demo, di una t-shirt, di qualcosa per memorizzarli a dovere. Nulla, saliti dall’Emilia Romagna in fretta e furia ebbi appena il tempo di segnarmi il nome (sbagliato peraltro ¦) su un foglietto e scambiare due battute sulle mosse future, rendendomi nel mentre conto di trovarmi davanti un trio di ventenni, forse! I giorni successivi non persi tempo e cercandoli in rete ho scoperto che HeikeHTG era una band che aveva già il suo, pur breve, passato. A distanza di mesi esce il primo cd e devo dire che tutte le ottime prime impressioni vengono mantenute ed amplificate. Primo perchà pur non avendoli più ascoltati da allora mi sono ricordato buona parte della canzoni sentite dal vivo! C’È da dire che questa Emanuela Drei È tanto graziosa quanto carismatica (puntualizzazione: questa tizia canta, suona la chitarra e porta avanti lo spettacolo con un impatto che non È una cosa abituale!) e i suoi due partners ritmici delle macchinette tanto precise quanto in palla sui pezzi. Flashiatissimi nel modo di porsi, ma assolutamente bravissimi. La band propone un rock di impostazione inglese moderna, alla Arctic Monkeys per capirsi (ma anche alla The Kills per la voce di lei), costruito egregiamente e sempre, ed insisto sul "sempre", coinvolgenti. Alla lunga qualche idea si ripete, ma fa parte del gioco trascinare l’ascoltatore nel vortice della loro proposta. Senza esagerare posso scrivere che È uno dei prodotti underground/indie più interessanti mi sia capitato di sentire da un bel po’ di tempo ad oggi. Fare pronostici porta sfortuna e quindi in bocca al lupo e vada come vada , ma pare improbabile essere smentiti sulla qualità di songs come Doctor S. , Robot (di cui esiste il video!), Too many DJ’s , Stop joking about Britney Spears (titolo e testo coooool), June 16 , Commutatio loci (fighissima!), The Bride o Breathe . Mi rendo conto che le ho citate quasi tutte ¦ come si fa ad essere credibili se non si fanno tagli? Fatelo voi.

Sabato 27 Febbraio 2010 Morgan live @ Zythum di Milano . L'artista proporrà uno spettacolo per piano solo basato sulla grande musica italiana di fine anni '50 e '60. Inizio ore 21.30. Per info: http://www.zythum.it http://www.zythum.it

Da oggi on line il nuovo myspace dei TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI con tre brani tratti dal nuovo album PRIMITIVI DEL FUTURO in uscita il 5 marzo . http://www.myspace.com/treallegriragazzimorti Visita il Myspace dei TARM

Un gradito ritorno nella scena indie italiana È sicuramente quello dei Miriam in Siberia con l’uscita de Il Suono del Phon  , il loro primo album in studio sempre in autoproduzione. Dopo 3 anni dal primo ep in cui ci hanno fatto vedere di che pasta sono fatti, i MIS hanno incanalato la propria musicalità in questo disco molto più ruvido e rock del precedente in cui la vena pop intesa come indie È diminuita per lasciar spazio a tratti più decisi e diretti. CiÒ che balza subito all’orecchio È la maturità del nuovo prodotto distante anni luce dal precedente ep. Il suono del nuovo disco È più consapevole, È stato ricercato a partire dalle scelte fatte nel registrare i singoli strumenti ed È un disco sporco, più diretto. L’album si apre con la potente Estate d’Ottobre , pezzo scelto anche per il video promo e già dalle prime note si sente su che scia l’album viaggerà . Chitarre distorte, ritmiche del basso molto ben scandite, tastiera in sottofondo a dare quel qualcosa in più alla musicalità generale del pezzo, voce molto profonda e decisa. La successiva Il Tuo Buono sembra essere venuta fuori da un album dei primi Verdena con il ritornello graffiante e potente. Dopo un inizio sprint si ritorna al carattere dolce con Non Lo So , che per farvi un’idea, ricalca i tratti di Melanie K del primo ep. Rispetto a quest’ultima perÒ si sente nelle melodie la maturazione del gruppo che sta lavorando molto bene per darsi una propria forte identità . Passando per la malinconica Soletude e la delicata Il Suono del Phon si arriva a Sai Col Se che chiude la parte più rock del disco. Il trittico di ballad finali veleggia infatti su atmosfere più distese ed acustiche. Affani a mio parere È una vera perla post rock che chiude in modo egregio il cd. Abbandonati i panni di bravi ragazzi, i MIS ci dimostrano con questo lavoro come siano alla ricerca di strade nuove, più affini alle loro sensazioni e in quest’ album si sta delineando la loro strada futura. CiÒ che piace È anche la voglia di mettersi in gioco, l’impegno e il forte attaccamento a ciÒ su cui si sta lavorando. Ed È per questo a mio parere che un po’ alla volta i MIS verranno ripagati dei loro sforzi. Se proseguiranno con questa voglia e miglioreranno alcuni aspetti i MIS finiranno nelle orecchie e nel cuore di molti ascoltatori. La band ha lasciato la possibilità di scaricare l’album gratuitamente a questo link: http://www.mediafire.com/?j2ikzjtmlwb Scarica il disco

MI-INDIES , in collaborazione con il MEI presenta la prima compilation made in Milano  NON ME NE LAVO MILANO , una compilation con i migliori artisti della scena indipendente milanese tra cui: Punkreas, Fratelli Calafuria, Edda, Calibro 35,The Fire e molti altri... http://www.lastfm.it/music/Vallanzaska/Mi+Indies Ascolta qui alcuni brani info: http://www.myspace.com/miindies myspace.com/miindies

"Shoot to thrill" degli AC/DC verrà usata nel trailer di "Iron Man 2" in uscita a primavera.

Gli STONE TEMPLE PILOTS stanno ultimando le registrazioni del nuovo disco, ancora senza titolo. La produzione È di Don Was e l'uscita È prevista per il 2011.

FOTO CONCERTI LACUNA COIL E ITDO Finalmente sono online le foto dei concerti dei Lacuna Coil e de Il Teatro degli Orrori che abbiamo seguito e documentato per voi!!! Andate a dare un'occhiata al nostro myspace http://viewmorepics.myspace.com/index.cfm?fuseaction=user.viewAlbums&friendID=114742922 myspace.com/norespectworld

E’ una serata gelida quella che accoglie la tappa trevigiana del tour di Sebastian Bach . Credo in molti non si siano azzardati a mettersi in marcia per raggiungere il New Age causa neve e ghiaccio, ciononostante il locale appare ben gremito. Bach si porta dietro la band dell’ultimo cd Angel Down con Jarzombek alla batteria e Johnny Chromatic alla chitarra ritmica, al basso vi È Rob De Luca, già negli ottimi sleazy newyorkesi Spread Eagle (due cd all’attivo, salvo sviste...) mentre È il baby talento Nick Sterling alla solista. Sebastian dimostra di vivere un eccellente stato artistico ed atletico, note su cui un po’ tutti concorderanno a fine spettacolo. Parto subito con l’unica pecca della serata ¦ovvero il volume. Premesso che il mixaggio ed i suoni mi parevano anche ben assemblati il livello dei decibel era davvero esagerato e a tratti insopportabile, tant’È che impiegherÒ tutta la domenica seguente per ritornare a livelli di ronzio accettabili. E’la stessa critica che mi sentirei di muovere al fonico di sala in occasione del concerto degli Hardcore Superstar di qualche settimana prima. Lungi da me insegnare il mestiere, perÒ l’impressione che l’acustica potrebbe anche giovarne a volumi più moderati mi pare sia una cosa da testare, giacchÈ su questa linea si rischia di sminuire concerti di assoluto valore, come i due suddetti. La track list alterna canzoni del nuovo cd ai classici degli Skid Row che la gente aspetta, urla, applaude e chiede a gran voce. Verranno cosI proposte Here i am , Big Guns , Slave To The Grind (cacofonia pura dato il caos), I Remember You , Monkey Business , la piaciona 18 and Life fino all’attesissimo finale di Youth Gone Wild anticipata dalla consueta esibizione del tatuaggio marchiato sull’avanbraccio. Da segnalare che la band È parsa un po’ distaccata dal leader. Sia chiaro: sono signori musicisti Jarzombek e De Luca, È un metallaro-modernista JC mentre piace il bimbo (maggiorenne?...sI certo, ma di poco) che si disimpegna bene per l’età che ha, anche se mi chiedo se sia più bravo o più fenomeno da baraccone  da esportare in giro per questioni scenografiche. Non me ne vogliano i suoi (o le sue) fans, ma avrei preferito un chitarrista, anche decaduto, del tempo che fu (in passato non era Al Pitrelli al seguito?). Ma È evidente che Sebastian Bach pretende la scena e gli sguardi tutti su di sà. A conti fatti È stato un concerto piacevole e ben partecipato, ma sarà l' anzianità o il fatto che ormai i timpani sono fusi perÒ il visibile distacco tra il cantante e la band (che di fatto non esiste a mio avviso) È lampante e resta una nota che non mi fa gridare al miracolo, nonostante l’ottima performance.

Breve resoconto della data trevigiana del tour dicembrino di Sebastian Bach , tra alti e qualche cosa da rivedere... nella sezione Live

Non fai in tempo a tessere le lodi degli Striker che vieni a scoprire che si sono già sciolti, o meglio si sono rigenerati a nome Titan , consegnando il microfono al nuovo Gustav Larsson. Rispetto alla precedente incarnazione la band sposta il proprio sound ancor più verso la madrepatria tant’È che mi appaiono naturali i riferimenti tanto agli Easy Action ed agli Sha Boom (tra i seniors) quanto ai Work Of Art (tra le recenti proposte). E’ lampante che la linea tracciata dai Toto resti ancora un chiaro riferimento, ma la band cerca di ritagliarsi il proprio spazio in songs quali Steps , tra hi-tech e certa new wave pop, la radiofonica One more night e When evening falls , dall’impatto istantaneo complice un trascinante ritornello. La grandeur di Hero e il sapore nordamericano che si respira in I want you chiudono un E.P. che si colloca molto in alto in una ipotetica classifica delle recenti autoproduzioni di genere classicamente aor.

Fa un certo effetto e richiede estrema cura scrivere degli Animali Rari , band il cui primo omonimo cd (datato 1992) considero uno dei più alti esempi di rock italiano, se non il più alto in assoluto. La band ha subito varie mutazioni negli anni, senza peraltro tuttavia uscirne mai sminuita nel valore generale o dei singoli. Il pilota resta oggi come allora Marco Rancati , cantante sublime, fuori dal tempo e di impostazione molto lontana da quelli che sono i canoni oggi in voga. Oltre a lui gli Animali Rari sono J.J. Grecchi al basso, Riki Ferranti e Marcello Salcuni alle chitarre e Maxx Zaccheroni , che i più attenti ricorderanno all’opera nei Gunshy (post-Oxido) a metà anni Novanta, alla batteria. Sottosopra È il nuovo EP, tre tracce dirette, piacevoli pur senza essere miracolose, canzoni in cui il mestiere del gruppo emerge dopo pochi secondi, diviso tra tradizione italiana e rimandi al pop inglese più raffinato. Non so se il dischetto sia l’anteprima di un nuovo album di imminente pubblicazione o un’uscita a se stante, fatto sta che in questa fase la produzione mi appare un po’ ruvida ed ancora forse troppo essenziale negli arrangiamenti. Nulla di male sia chiaro, il prodotto È di buona qualità , le mie riserve nascono esclusivamente dalla constatazione suddetta, ma che rimane necessariamente del tutto personale. Difficilmente si puÒ eliminare lo spettro dell’immenso lavoro omonimo, uno di quei dischi miracolosi, graziati da un’ispirazione e qualità uniche e come tali ¦ irripetibili.

Online le recensioni dell'e.p. degli svedesi TITAN e del nuovo demo degli ANIMALI RARI .

E' online da qualche tempo http://www.todayontour.com www.todayontour.com , un nuovo sito dove si possono trovare molte informazioni sulle date dei concerti sparsi in Italia e non solo. E' possibile inoltre promuovere liberamente la propria data!

Chi È Jessie Galante ? Domanda più che lecita, meno scontata se arriva da chi ha cavalcato gli anni Ottanta e continua a ricordarne la spensieratezza in musica. Andando per sommi capi: Jessie appare dapprima negli ACTOR , band dell’area LosAngelina dedita ad un heavy rock alla King Kobra (un LP pubblicato, siamo nel 1983!) ed in seguito nei FIRE , di cui alcuni ricorderanno lo strepitoso demo prodotto da Michael Wagener, che tuttavia non porterà alla firma dell’atteso contratto. Passata la stagione dorata del class rock si trasferisce a New York dove realizza un cd molto particolare tra pop, funky, rock, country e spunti di elettronica a nome GESUA , mentre È dello scorso anno "Spitfire", ultima fatica a nome JESSIE GALANTE finalmente. Che dire di una interprete dal suddetto curriculum e che la stampa americana oggi affianca ad Aretha Franklin o Tina Turner quanto a timbro vocale? In prima battuta si tratta di sincerarsi se questi paragoni siano forzati o ragionevoli. Il cd in questione lo trovate nella sezione BEST perchà È l’unica sezione in cui si puÒ collocare. A fronte di releases in alcuni casi dozzinali o comunque autoproduzioni fatte col cuore, ma pur sempre autoproduzioni, questo "Spitfire" È un colosso di hard blues, molto hard e poco blues che da un mese e passa non riesco a togliere dal lettore. Ogni canzone ha la sua storia, di fillers qui non c’È ombra, È un cd americano fino al midollo, in cui si rincorrono groove e calore, dolcezza e ruvidità , spigoli e feeling. Su tutto la voce di Jessie, i riferimenti vocali sono effettivamente quelli citati, siamo lontani dalla tipizzazione delle cosiddette regine  dell’hair metal. Come giustamente ha detto un amico che ne sa e che ricorda Jessie Galante dai tempi che furono ¦questa qui le sue coetanee se le mangiava in un boccone! . Canzoni come Can’t find my baby o Get Away sono straordinarie, I’ve got use my imaginaton È ammaliante, Grown man cry cresce e diventa ritmicamente irresistibile, High Road Easy È l’interpretazione di Jessie del classico di Sass Jordan e lascio a voi il giudizio. Il cd si chiude con l’intima No fool No more , quasi una confessione prima dell’urlo di Mamma(I get a little crazy) dove un brivido rincorre l’altro. Una produzione impeccabile, vintage, bilanciata, ancora vera e quasi analogica, rafforza ed amplifica la qualità di un prodotto che reputo imperdibile per gli appassionati e non solo. Se a tutto questo aggiungo che Jessie È una persona cordialissima, di una bellezza imbarazzante e di una presenza live ingombrante (cercatela su YouTube, troverete facilmente alcuni video di impatto) non si puÒ che concludere osservando che gli americani all’epoca scovavano talenti in ogni dove, ma quando toppavano ¦beh toppavano alla grandissima! Buy or die! PS: A breve sarà online l’intervista che ho raccolto da una appassionatissima Jessie, se siete curiosi di conoscerla un po’ meglio ¦ stay tuned!

"Spitfire" È il nuovo cd di JESSIE GALANTE , direttamente nella sezione The Best !

Alessandro Del Vecchio , chi l’avrebbe mai detto? E’ passata una decina d’anni dalla prima volta che ho sentito questo nome, suggeritomi da un amico che, girovago dei concerti del nord-Italia, una sera lo conobbe e prontamente l’indomani me lo segnalÒ. Inutile dire che ci passai sopra, non per malafede, ma perchà ogni giorno spunta (e muore) un fenomeno in Italia. Non solo due (ottimi) cd con gli Edge Of Forever da allora, ma, poichà la qualità ed il talento, se sono autentici, non nascono e svaniscono al primo soffio di vento, anche tanti nomi di spicco (Ian Paice, Axe, Bob Harris, Brunorock, Carlo Cori, Moonstone Project, Shining Line ¦ e molti altri) nel curriculum del cantante-tasterista, al punto che il nuovo Edge Of Forever diventa sI oggi un appuntamento significativo, alla pari del ritorno di acts ben più strombazzati. Walter Caliaro (The Rocker), Nik Mazzucconi (Moonstone Project) , Francesco Jovino (UDO) e Igor Gianola ( UDO, Gotthard) sono i navigati rockers che contribuiscono alla perfetta riuscita di Another Paradise, disco che brilla dall’inizio alla fine, merito in primis di una qualità sonora che a stento ancora si trova in analoghi prodotti italiani (si potrebbe subito contestarmi che la label È tedesca, ma insomma chiudiamo un occhio e facciamo finta che sia un prodotto tutto italiano). E’ una successione di potenziali hit singles, dalla vetrina di Distant Voices al duetto vocale con Roberto Tiranti nella title track, dall’altissima Lonely (Del Vecchio mi ricorda persino Morby!) alla f-a-v-o-l-o-s-a I won’t call you , illuminata da uno di quei cori angelici che tanto hanno imperversato quando questo genere si ascoltava regolarmente persino alla radio. Mi fermo qui, l’album È indispensabile a chi vive di scena melodica scandinava, senza dimenticare il calore che emanano My revenge o What i’ve never seen , orientate su lidi più Yankee/Uk alla Blue Murder, mi verrebbe da azzardare. E se la (micidiale) cover di What a feeling fa capire da dove nasce tutto, la chiusura di Against The Wall altri non puÒ che richiamare la grandeur degli Axe di Bob Harris, mentore del buon Alessandro del Vecchio. Non appartengo alla categoria di quelli che si scaricano tutte le uscite planetarie di genere, ascolto quello che capita, quello che trovo o quello che fiuto , non conosco pertanto le migliaia di cd recenti, ma rivolgendomi a chi invece conosce tutto chiedo gentilmente di avvisarmi se sul mercato di genere esistono novità migliori di questo Another Paradise . Solo una raccomandazione: riflettete molto bene prima di farmi spendere soldi inutilmente, sono un tipo dai gusti sofisticati nel rock melodico e se dico che di meglio in giro c’È poco È probabilmente vero che stia sbagliando ¦ ma di poco, appunto!

Online nella sezione Classic-Hair la recensione del nuovo cd dei melodic rockers EDGE OF FOREVER , un disco da comperare a scatola chiusa!

Duff McKagan ha rinunciato a suonare con i GNR di Axl Rose, al festival inglese Reading 2010, per entrare in studio con i Jane's Addiction. http://www.janesaddiction.com http://www.janesaddiction.com

I MORITZ sono tornati! A distanza di 24 anni È disponibile il nuovo disco " Undivided " ordinabile direttamente cliccando su http://www.harmonyfactory.co.uk http://www.harmonyfactory.co.uk . Nel sito si possono ascoltare tre (eccellenti) anteprime.

Con una copertina ed una iconografia del tutto legate al black metal il dischetto in questione lascerà una traccia nel tempo. Non È il cd che il glamster-fan ordinario si aspetterebbe, memore degli ascolti dei demo già rilasciati. E’ vero che Martin Sweet ha messo lo zampino, ma i Sister tralasciano la canzone facile e recuperano dal black tutto il nichilismo distruttivo e lacerante, ad un passo anche dal punk della prima ondata. Considero infatti la rottura portata da certo black primigenio non cosI lontana dall’estremismo di certo punk di fine Settanta (ovviamente in termini del tutto generali). Sin d’ora mi immagino tra una decina d’anni a discutere con qualche appassionato vero della scena scandinava e ricordare questi anni di ritorno del glam metal ottantiamo, a nominare decine di prodotti o demo ed alla fine resuscitare pure questi Sister , per ultimi o comunque tra gli ultimi, tra quelli che hanno prodotto il gioiello troppo estremo per gli uni e troppo decorato per gli altri, ma ben piantato nel cuore dei più puri ed incontaminati rockers edonisti. Un cd da menzionare sempre alla fine, perchà resti vivo più a lungo il furioso incedere che lo permea. Non vi nascondo che all’ascolto non ho potuto non ritornare ai primi anni del grunge, quando ragazzi moribondi vagavano tra le macerie della città degli angeli in cerca della luce che non troveranno più, ma che il tempo e la giustizia musicale hanno saputo consegnare alla leggenda. E’ un parallelo volutamente forzato ed auguro ai Sister ben altre sorti, in questo preciso istante sono in tutto e per tutto una dissacrante opera d’arte ¦ e voglio continuare a godermeli cosI. Ancora un po’.

Inserita la recensione di Deadboys ... degli svedesi SISTER , violento glam metal senza compromessi commerciali. Look!

Sono i Milestones la grande sorpresa di questo inizio di anno all’insegna del rock and roll più sbiascicato . AhimÈ Airbourne e Krokus, che si muovono sui medesimi binari, con le loro recenti release hanno segnato un clamoroso autogol risultando inutilmente  ripetitivi. Olavi Tikka, Tomi Julkunen, Marko Kiviluoma, Veli Palevara e Tommi Manninen vengono da Helsinki, sono in giro  dal 1996 e dopo oltre dieci anni dall’ultimo lavoro se ne escono con un disco spettacolare. Prendete gli AC/DC ed il loro classico rifforama al calor bianco, unitegli calde derivazioni southern e un tocco di hard rock settantiano. Avrete canzoni come Queen To Me o la fantastica title-track. Io ci sento dentro i Jackyl, come i Silvertide. E per me questo basta. Le ballate So Alive Today e Green Valley , quest’ultima sgualcita  da un tocco di armonica a bocca, sono solo un valore aggiunto ad un disco che non stufa e che ti prende alla gola. Soul kicthen ¦

NR: Con la scusa che il vecchio sito di NR non È più in linea faccio fatica a ricordare, ma credo di aver parlato dei Wankerss qualche anno fa (forse all’uscita del vostro primo demo).. volete rinfrescarci un po’ la memoria sulla vostra band? TW: Eh già , qualche anno fa hai scritto riguardo al nostro primo lavoro "Still Waiting For The Extinction", mi pare tra l'altro che fosse pure una recensione positiva... si vede che ne capisci di musica... comunque si, ti ricordi bene, i The Wankerss ormai suonano da qualche anno e per chi non ci conoscesse basti dire che suoniamo rocknroll veramente molto incazzato. Se volete capire bene di cosa si tratti venite a vederci dal vivo o comprate il nuovo disco "Tales For A Sweet Demise", fatevi questo favore. NR: Come sono nate le canzoni del nuovo album? C’È qualche storia particolare dietro qualcuna di queste? TW: Le canzoni nascono senza una logica prestabilita, le parti musicali vengono composte dalla band quando ci si ritrova per suonare assieme, mentre i testi sono opera di Micke che sembra essere a suo agio nel descrivere situazioni che potremmo definire "troppo rock n roll" per una vita normale... gli eccessi, le speranze, i limiti e il loro superamento, sono tutte rappresentazioni del fallimento e dell'imperfezione a cui siamo destinati. Quello che facciamo noi È semplicemente raccontare le storie di chi cerca di sopravvivere alla quotidianità del mondo in cui si trova a vivere. NR: Definire la vostra musica semplicemente come scan rock  (penso a Gluecifer, Turbonegro, ..) È limitativo? Quali sono le influenze che si nascondono dietro i dieci pezzi di Tales For ¦ ? TW: Beh indubbiamente gruppi come Turbonegro, The Hellacopters e altri della scena scandinava hanno lasciato un segno ben udibile nella musica della nostra band, ma le nostre influenze non si fermano lI. I nostri ascolti partono da molto prima, dal punk americano e inglese degli anni '70, Dead Boys in primis, e dall' hard rock degli anni '80... come tutti sanno poi gli anni '90 non esistono... e non venirmi a dire che i Turbonegro sono di quegli anni perchà È come ti dico io... non insistere.... Insomma ascoltiamo un sacco di cose e magari abbiamo anche dei gusti musicali leggermente differenti tra di noi, non ci interessa molto definire la nostra musica perchÈ forse se lo facessimo resteremmo legati troppo a certi standard, boh... lasciamo agli ascoltatori la scocciatura di trovare delle definizioni da affibbiarci, nel frattempo ci puoi trovare al bar se qualcuno chiedesse di noi. NR: Vedendo un po’ in giro le recensioni dell’ultimo disco si fa spesso riferimento a GGRock ed al suo passato nei Baby Ruth. Pensando alla band padovana e tornando indietro di qualche anno ho come l’impressione che, almeno nella nostra regione, il clima per band come la vostra si sia un po’ raffreddato. Fatta eccezione per il New Age, il resto sembra uscito definitivamente dal giro dei piccoli tour. E’ una sensazione che condividete o sono solo io che son invecchiato ? Come È la situazione a livello di pub, birrerie, ¦? TW: Qualche anno fa la situazione dei piccoli club era sicuramente migliore per le band che suonavano dal vivo. PerÒ per essere sinceri gli stessi club si sono rovinati con le loro mani; per qualche anno abbiamo visto suonare a ripetizione band straniere che facevano a dir poco pietà e che venivano spacciate come delle grandi band dal passato... ma a guardare bene molte di queste band facevano schifo anche nel passato e con gli anni non sono migliorate. Questo ha fatto si che il pubblico, anche in modo inconsapevole, si stancasse di queste proposte di cosI scarso valore e perdesse interesse per i concerti di questo tipo. I locali non lo hanno capito e invece di alzare sempre di più il livello qualitativo hanno continuato per un po' ad organizzare concerti truffa per poi chiudere tristemente la propria attività . Oggi È molto difficile suonare in giro e la situazione a volte È molto triste, ma noi The Wankerss tentiamo ugualmente di portare avanti il nostro progetto, si insomma teniamo duro come fanno tante altre band. NR: Sulla vostra pagina di MySpace ho visto, con piacere, i Silver tra i vostri amici . Pensavo di essere l’unico in Italia ad apprezzarli. Ci sono altre band giovani, italiane e non, che vi sentite di consigliare? TW: I Silver sono fighissimi, non c'È storia. Di band giovani interessanti ce ne sono di sicuro: i Dirt Show, i My Black Wings, solo per citarne alcuni... poi sai, noi non siamo esperti, di solito siamo sempre troppo ubriachi per ricordarci di ascoltare attentamente i concerti a cui andiamo. NR: Appurato che in Italia le possibilità di smuovere  qualcosa facendo questo tipo di musica sono ridotte al lumicino, come pensate di promuovere il nuovo lavoro? TW: Suonando il più possibile. Tenendo molto in considerazione i nuovi social network come mezzo pubblicitario. Corrompendo qualche giornalista per strappare un'intervista o una recensione in più... cose di questo tipo. NR: Ultima. Avete fatto un gran lavoro (a livello di suoni, packaging ¦) e di questo ve do atto. Un sacco di band (soprattutto ITALIANE) ultimamente mi girano un link dove scaricare un disco intangibile , che di fatto non esiste. E’ questo il futuro a cui stiamo andando incontro? TW: Grazie per aver notato quelli che ormai sembrano essere diventati dei particolari di poco conto. Si noi abbiamo fatto un gran lavoro sia sotto il punto di vista sonoro sia per quanto riguarda la presentazione finale dal disco vero e proprio. Il nostro "Tales For A Sweet Demise" È un disco che non È solo musica, È anche fotografia e arte grafica, questo perchÈ non sarebbe giusto dare al pubblico un qualcosa di scadente sotto qualche aspetto... sarebbe un po' prendere in giro le persone come facevano gli organizzatori di concerti chiamando gruppi scadenti per i vari eventi. La gente prima o poi si stanca di essere presa in giro e chi non fa le cose in un modo adeguato non avrà la possibilità di sopravvivere in un mercato cosI esigente. NR: Ciao e grazie ¦ ¦.. TW: Grazie a te e a tutti i lettori, tutto quello che riguarda i The Wankerss come band È sempre disponibile e aggiornato sulle nostre pagine web www.thewankerss.it e http://www.myspace.com/thewankerss www.myspace.com/thewankerss . Venite ai nostri concerti e comprate il nostro disco, non ve ne pentirete.

"Diamond Eyes" segna il ritorno degli statunitensi Deftones nell’album più sofferto e sentito dalla band da quando il bassista Chi Cheng in quel tragico 3 novembre 2008 entrÒ in coma a causa di un incidente stradale. Circolavano diverse voci in merito a quest’ album e finalmente abbiamo avuto il piacere di ascoltarlo per bene. Chino lo definiva come il migliore mai composto dalla band..effettivamente ci troviamo davanti ad un prodotto ottimo (una garanzia quando parli di Deftones anche se per me il migliore disco resta White Pony ), parecchio heavy (chitarre e basso in rilievo) ma dai risvolti dolcissimi ed eterei ( Sextape in primis). Già in partenza con Diamond Eyes si viene completamente avvolti dal carattere potente dei riff della otto corde del chitarrista Steph Carpenter e dalla soave voce di Chino che a mio modo di vedere si È rimesso alla grande ed È sempre magnifico nel modulare il suo strumento  preferito. Bellissimo il riffone heavy alla fine del pezzo che ricalca l’ending di Beware dal penultimo Saturday Night Wrist . Se l’incipit ha incuriosito, la successiva Royal ci butta direttamente dentro al disco con una trama aggressiva e molto ben articolata nella parte centrale. Le urla disperate di Moreno alla fine della track ci riportano indietro di 10 anni ai tempi di "Adrenaline" e "Around The Fur" e quel Take me I liked you all  fa veramente venire i brividi. Da notare anche il sempre presente ambient noise di Frank ai piatti e tastiere che completa ottimamente le tracce. Non c’È un attimo di respiro infatti CMND_CTRL ci ricorda il passato stile Rickets (vi ricordate "Around the Fur"?) passando per You’ve Seen The Butcher dove il basso di Sergio Vega e il guitar style di Steph la fanno da padrona. In un’ atmosfera di spensieratezza arriviamo alla prima honey track ovvero Beauty School . Ogni secondo che ci arriva È veramente miele per il corpo e l’anima e ogni singolo strumento È valorizzato al massimo. Sempre stupendo Chino che nelle parti melodiche È migliorato tantissimo. Dopo esserci riposati rientriamo nel vivo dell’azione con Prince dalle white ponyane reminescenze (paragonabile a Rx Queen ) e con Rockets Skates scelta dalla band per lanciare il disco. Riff energici e un riconoscimento (finalmente) ad Abe alla batteria. Arriviamo cosI alle ultime quattro tracce e a Sextape autentico capolavoro di dolcezza assoluta. Penso sia la prova migliore in ambito soft mai data dai Tones e fa il paio con la passata Cherry Waves del 2006. Con Risk e 976-Evil il melodico si intreccia egregiamente alla base heavy presente in quasi tutto il disco e ci porta in un batter di ciglia alla fine del lavoro. This Place Is Death È una traccia molto ma molto particolare. L’inizio lisergico ci fa entrare in un vortice di sonorità malinconiche e la voce di Chino sembra portarci in un cupo sogno dal quale non sapremo mai se riusciremo a svegliarci. Anche se siamo arrivati in fondo la voglia di riascoltare il disco e farlo proprio È veramente tanta e il punto principale del lavoro È sicuramente la carica di emozioni che riesce a trasmettere in ogni singola canzone. "Diamond Eyes" segna un altro importante passo di questa band che non delude mai ed È in continua evoluzione rimanendo perÒ fedele alla sonorità guida che l’ha contraddistinta in tutta la sua carriera. Un plauso speciale per Chino Moreno che ha tirato fuori il meglio di sà in quella che reputo la miglior prova vocale in assoluto della sua carriera. "Diamond Eyes"..un disco che vi toccherà nel profondo e non finirà mai di stupirvi.

Nella sezione Live breve racconto del concerto dei Crashdiet del 18 Aprile ad Albiano (TN), in compagnia di High Voltage e Big Guns !

Il 1977 non È solo l’anno che protocolla la nascita del punk inglese, È anche l’anno di Let There Be Rock , uno dei più grandi album hard rock di tutti i tempi. I quattro catalani, guidati dai fratelli Valeta, hanno preso quell’anno fantastico (io andavo in seconda elementare!) come monicker e fatto rivivere in questi dieci pezzi l’anima dello scomparso Bon Scott. Guardateli, nel booklet del CD in vendita a pochi euro, con le loro giacchette in jeans ed il taglio di capelli che ci riportano direttamente a quell’epoca. Solo spudorati imitatori, dirà qualcuno. Nient’altro che una cover band ben riuscita dirà qualcun altro. Io mi permetto di dissentire. Anche perchà altrimenti dovrei buttare via intere discografie (chi non ha un riff di matrice Young nel proprio DNA scagli la prima pietra) e non mi sembra proprio il caso. I primi cinque pezzi sono micidiali e rappresentano in pieno lo spirito dei Settantasette che lasciano da parte i riff incendiari dei confratelli  Airbourne, preferendo i tipici intrecci hard-blues che hanno marchiato a fuoco il periodo pre-Brian Johnson. Arriveranno a breve in Italia. Non lasciateveli scappare.

A grande (?) richiesta abbiamo resuscitato alcune delle versioni più vecchie di NR. Tra i link in basso a sinistra potrete andare a spulciare negli archivi di uno dei più longevi siti di rock in Italia. Come da un robivecchi, tra pezzi mancanti e polvere accumulata potreste riscoprire tesori ormai dimenticati. Per servirvi.. http://www.norespect.it/nore/Nr2/index.htm http://www.norespect.it/nore/Nr2/index.htm

E' online nella sezione The Best la recensione di "Diamond Eyes" ultimo capolavoro dei Deftones in uscita il 04-05-2010.

In arrivo anche i CRAZY LIXX nelle prossime settimane! Ecco le date fissate, altre verranno confermate a breve! 13/05 Pisa , 14/05 Caldonazzo (TN) , 15/05 Schio (VI) , 16/05 Ronchi dei Legionari (GO) ... per info: http://www.secondoavvento.com http://www.secondoavvento.com

La rabbia e il rock ˜n roll. Tales for a Sweet Demise  È il sunto e la massima espressione dei due concetti. Un album maturo e completo che poggia la puntina nei solchi del punk rock norvegese (e dei suoi prodromi d’oltre oceano), ma anche con il gusto dell’assolo (Micke Lafayette si dimostra solista d’eccellenza) e della linea melodica chiara dell’ hard rock.. Se È vero che il nome della band porta in seno una certa goliardia, le canzoni sono invece intrise di una certa cattiveria e atmosfere cupe trapuntate di ritmi infaticabili, una perfetta amalgama di cattiveria rock. I Wankerrs non nascono oggi, dopo lunga gavetta nei locali del nordest, qualche demo già recensito in questa sede, hanno compiuto definitiva maturazione con l’arrivo in line-up di GGRock astuta pellaccia della scena padovana e questo cd lo dimostra. Masterpiece!

Nelle recensioni in vetrina ecco il nuovo lavoro dei The Wankerss . Tra le altre recensioni gli spagnoli '77 che questa settimana saranno a Vicenza e La Spezia.

E' morto ieri Ronnie James Dio , voce storica dell'heavy metal, in band quali Black Sabbath e Rainbow. Lo ricordiamo con le corna rivolte al cielo, gesto che si dice abbia inventato lui.

Dall'Ucraina, i cloni degli Stratovarius. Approfondimento: ci sono anche influenze dei primi Sonata Arctica, che erano cloni degli Stratovarius. Melodic Power Metal di stampo scandinavo, quello che da metà anni '90 ha dettato legge in Europa. Nulla di nuovo nà originale, ma anche la clonazione ha ormai acquisito un suo senso, almeno per quanto riguarda la replica di sonorità anni '70 e anni '80: se i Sunrise si proiettano negli anni '90 non possiamo certo fargliene una colpa, essendo il risultato appagante per gli amanti del genere. Punto di forza le melodie, inevitabilmente già sentite  ma mai stucchevoli e condotte con sapienza dall'ugola del dotato Konstantin Naumenko. Non mancano i duelli chitarra/tastiera, come esige il copione: a tal proposito All This Time  sembra una out-take di Visions (Stratovarius). Promossi.

Trust Your Soul È il titolo del cd degli ucraini SUNRISE , autori di un ottimo power metal. Nella sezione Classic-Hair.

E' morto ieri, 24-05-2010, Paul Gray, bassista degli SlipKnot . E' stato trovato senza vita dalla polizia in una camera d'albergo in Iowa. Le cause della morte saranno accertate dall'autopsia. R.i.p. brother.

Sono i Milestones la grande sorpresa di questo inizio di anno all’insegna del rock and roll più sbiascicato . Ecco su NR la recensione!

"suoniamo rocknroll veramente molto incazzato". I The Wankerss sotto la lente di ingrandimento di NR. Nella Sezione INTERVISTE.

Bret Michaels, cantante dei Poison È ricoverato in rianimazione dal 22 Aprile in seguito a una grave emorragia celebrale. La prognosi È riservata. http://www.bretmichaels.com/ http://www.bretmichaels.com/

Non parto da casa con grosse aspettative, tant’È che fino al giorno prima non avevo intenzione di fare le ore piccole per assistere allo show dei Crashdiet, già (relativamente) deludenti qualche anno fa quando giunsero in Italia di spalla agli Hardcore Superstar. E’ stata la compagnia di amici a farmi cambiare idea. Partiamo cosI in gita  già domenica subito dopo pranzo per arrivare a destinazione in larghissimo anticipo. Nel pomeriggio si È fatta visita al paesino di Civezzano con tanto di ingresso al campo sportivo locale per i minuti finali di Civezzano “ Castel San Giorgio, partita di prima categoria girone B, giocata con pallone giallo (!!!), cosa che mi È sempre mancata nonostante un ventennio di militanza calcistica (per la cronaca ha vinto il Civezzano 1 a 0 !!! contro il pronostico di classifica, mi sono informato postumo  delle rispettive posizioni in classifica). Visita pure alla chiesa e ai bar locali (notori monumenti che meglio di altri spiegano tradizioni ed usanze) prima di andare a cenare (ottimamente). Albiano È un grazioso paesino in provincia di Trento che vive, da quanto abbiamo potuto vedere, sull’estrazione e lavorazione del porfido. Appena arrivati alla location noto che il palazzetto È molto grande e soprattutto l’organizzazione qui È stata sensazionale, la serata È stata preparata alla pari di un grande evento! Dubito che i Crashdiet possano e potranno vantare una simile accoglienza altrove in giro per il mondo, quindi tanto di cappello ai promotori locali e a Secondo Avvento Produzioni ( http://www.secondoavvento.com http://www.secondoavvento.com ). Aprono i Big Guns ( http://www.myspace.com/biggunsfanblog http://www.myspace.com/biggunsfanblog ), rodata band trevigiana guidata dal carismatico Sexy Jaxy, uno che, bisogna ammetterlo, ha fatto e sta facendo passi da gigante a livello vocale. Bravi, colorati e tiratissimi propongono le canzoni del loro EP più due nuove tracks la cui prima (di cui non ho capito il titolo) mi ha impressionato. Avanti cosI. Seguono i paladini locali High Voltage ( http://www.myspace.com/highvoltagealbiano http://www.myspace.com/highvoltagealbiano ). Premetto che ho scoperto la sera stessa chi fossero e, dato il nome, mi aspettavo l’ennesima tribute band degli Ac/Dc. Errore! Gli High Voltage si riveleranno i trionfatori assoluti, autori di uno spettacolo devastante, guidati dalla voce spettacolare di David Micheli, da chitarre fragorose e da una sezione ritmica chirurgica. Io, giuro, mi ero defilato prima del loro show, ma sono bastati pochi secondi per farmi brillare gli occhi tanto da finire il concerto in prima fila. Mentre li ascoltavo pensavo ai Penny Lane filo-tedeschi, band del tempo che fu il cui ricordo questi mi hanno istantaneamente riportato in vita e vi assicuro che non È cosa da poco. Sale quindi la tensione tra il pubblico e tra le numerose ragazzine accorse per Martin Sweet e soci, ma fatemi scrivere che il concerto ancora una volta non È stato esaltante. Sia chiaro, i Crashdiet ci sanno fare, hanno un’immagine vincente, possonon proporre una scaletta di pezzi molto belli (insieme ad una valanga di cori e basi campionate che mi infastidiscono, ma si sa che ormai li usano tutti), ma se a fine concerto la cosa che mi farà più piacere ricordare È la t-shirt degli Stooges indossata dal nuovo Simon Cruz forse mi viene da pensare che qualcosa ancora non gira come dovrebbe. Da una band al terzo cd su major mi aspetto uno spettacolo più compatto, più efficace e perchà no, anche più tecnico oramai. Le canzoni sono quelle che ti aspetti, a mio avviso neppure proposte nell’ordine corretto o ideale, ma non vorrei esagerare ¦ fatto sta che a metà concerto mi sono persino sembrati stanchi e sfiatati, da cui le piccole pause tra un pezzo e l’altro. Alcuni le hanno interpretato come problemi tecnici, personalmente mi sono parsi invece attimi di parziale smarrimento e recupero energie. Spero che i Crashdiet, macchina da soldi rodata, si siano resi conto che il successo va bene, ma la qualità del loro show dinanzi a quello degli High Voltage È stata nettamente deficitaria, con tutto che avevano il pubblico delle grandi occasioni. Non saranno in pochi ad allontanarsi prima del termine del concerto e non sono convinto l’unica motivazione fosse perchà l’indomani si lavorava/andava a scuola ¦ l’orario previsto È stato mediamente rispettato. I Crashdiet facciano attenzione, stanno vivendo ancora un troppo sulle spalle di Dave Lepard e che l’ultimo cd rechi una foto del compianto leader a tutta pagina mi fa pensare che qualcosa, forse, ci stia azzeccando. Resta il fatto che È stato un evento locale perfettamente riuscito e ancora una volta complimenti a tutti per la perfetta gestione della serata. Applausi meritati.

Di provenienza Pordenone gli Exroad sono una giovane band che frettolosamente si potrebbe inserire nel calderone multiforme (e spesso incolore) delle punk rock bands che cantano in italiano. Sarà la provenienza, sarà che li ho visti dal vivo in un paio di occasioni (ragion per cui mi sono interessato a loro), sarà che li ho conosciuti di persona, sarà quello che volete perÒ la band mi appare a suo modo originale in un genere in cui, nel recente passato, hanno ben pensato di dettare le regole acts quali Senza Benza o Punkreas. Sia chiaro, siamo lontani qualitativamente (inteso tecnicamente ) dalle suddette, ma non in termini di freschezza e attitudine, parametri che ritengo maggiormente degni di interesse e valutazione, dato il genere. Dietro ad ogni membro degli Exroad vi È una carta da scoprire, a cominciare dalle chitarra di Jhonny C. che strizza l’occhio (consapevolmente?) alla nwobhm primordiale, alla performance vocale di Cresta (cresta di fatto, assicuro io) che libera una serie di versi, parole, emozioni dirette e spontanee, come deve essere. La sezione ritmica (Pol e Casez) raccorda le idee in maniera variabile, rallentando all’occorrenza ed accelerando, per fortuna, non cosI spesso. In songs quali Liberty Prison  o Resta qui la band tira fuori pure potenziali pezzi anthemici, ma non mi sento di sottovalutare nemmeno l’appeal di Ho inventato una canzone  e La tua strada  . Certo un paio di titoli potrebbero anche essere di troppo, ma il cd scorre via leggero e divertente. Di canzone in canzone non si sa cosa aspettarsi e lo interpreto come un grande merito. La mia preferita resta Faccia a faccia  tanto per il testo quanto per le melodie che rimandano (con tutte le riserve del caso) ai Misfits. Il cd si avvia alla conclusione con la toccante Senza niente  , altra traccia che sorprende. Se mi guardo attorno ed osservo le presunte punk pop rock boy bands , come sono sicuro suonino tutte meglio degli Exroad ( ¦sarebbe comunque da testare) sono altrettanto sicuro siano tutte già irrimediabilmente inquadrate in un penoso sistema musicale da cui mai ne usciranno, sempre che interessi a qualcuno nel medio-breve termine, prima del naturale oblio insomma. A questo proposito Soundcheck  e Cazzo che scazzo  (la hidden track), secondo voi, il music biz potrebbe tollerarle? No, restiamo quindi pure lobotomizzati, felici e contenti tutti quanti. Exroad, pollice decisamente su.

Strano ma vero È il cd degli esordienti EXROAD . Esame superato. Nella sezione Indie.

Mercoledi 2 giugno all'Oasi Campagnola di Mareno di Piave (TV) andrà in scena il Glammy Music Fest ! La manifestazione unisce la nuova generazione del rock italiano e alcuni tra i migliori dj set d'Europa ( Bastard Sons Of Dioniso, The Sun, La Fame di Camilla, Joe T Vannelli ). Per l'occasione È stata preparata una mini compilation composta da 6 brani di altrettante band che parteciperanno all'evento. Clicca sui banner in home per scaricarla!!! Info: http://www.ifeelglammy.com www.ifeelglammy.com

Particolarmente significativa la ristampa del materiale dei SGT. ROXX , cult hair metal band di cui io in primis per anni ne sono stato alla caccia, dopo aver avuto il chiamiamolo privilegio  di ascoltarli in tempi pionieristici presso un collezionista. La qualità del loro unico cd "Push & Squeeze" non era (ed È) da disco indie e sin da quando apparvero tra le colonne della rivista Chicago Rocker (nota: mitiche ed oggi irreperibili i volumi delle compilation "Chicago Metal Works" che venivano allegate, zeppe di bands hair metal spesso mai andate oltre l’incisione della song edita nella compilation stessa) ne era evidente il potenziale. La band, pur formatasi nel 1985, ma emergendo dal sottobosco di fatto solo nel 1990 patI la crisi del sistema metal americano, che di lI a poco si sarebbe del tutto spento. Musicalmente i Sgt. Roxx sono inquadrabili tra Lillian Axe e Steelheart, dotatissimi sia tecnicamente che scenicamente. Da Wrap yourself iniziano le tracks del tutto unreleased, circolanti finora solo su cdr di discutibile provenienza. Il demo del 1994 presenta una band più matura, meno aggressiva, maggiormente dinamica, pronta per il salto di qualità alla major che non arriverà mai. Le demos del 1992 svelano una band sempre fantastica, nonostante nastri qua e là danneggiati, ma anche questo contribuisce a ricreare quella sfera romantica che È patrimonio degli appassionati. Chiudono un paio di live estratti da concerti del 1994, tanto per farsi un’idea della carica on stage. Ne viene fuori un gruppo con lo stesso impatto degli Skid Row. Pubblicazione indispensabile.

Miss Bettie Page ci porta alla (ri)scoperta dei SGT.ROXX , cult band americana della tarda stagione hair metal ... nella sezione Search .

Premessa: chi mi conosce sa che da sempre reputo l’Italia la miglior fucina di bands di puro hair metal europea e l’unica in grado di tener testa alla scena americana, ancor più quindi dei rivali scandinavi. Constatazione che nasce in conseguenza di (oramai) decenni di ricerca ed ascolti di demotape/cdr fatti in casa, che solo la mancanza di una gestione oculata (da più parti, sia chiaro) e di una cultura musicale (da noi, si sa, l’associazione cultura  a musica  fa a pugni) ahinoi si consegna/-erà alla storia attraverso la sola memoria orale. Breve introduzione per sottolineare che non puÒ e deve stupire il demo dei Wild Ones , quattro giovanissimi dell’area triestino-slovena visti di recente all’opera di spalla alla data locale dei Crazy Lixx. CercherÒ di essere chiaro ed esplicativo. Era da quindici anni che non mi emozionavo e vibravo per una band emergente a tal punto. Non ho ricordi di gruppi altrettanto deflagranti, se poi li relaziono all’età media il confronto con la concorrenza È bene non venga intrapreso neppure. Martin Favento (sloveno) alla chitarra , Andrea Dilic (voce, da Koper), Victor Jerman (basso, già nella band di Arthur Falcone) e Matteo Meregalli (batteria) oggi come oggi in una previsione futura nel brevissimo termine sono inarrivabili. Dal vivo presentano le cinque tracce del demo ove spicca tutto (in chiave live intendo). Su demo meglio Meltdown e Answer , ancora spartane, ma già chirurgiche. Tecnicamente inimitabili e scenograficamente catalizzanti, faranno rabbrividire gli appassionati e conoscitori di Nitro, Loudness e Racer X. Wild Ones ¦ per chi scrive la più grande speranza hair metal europea. Punto.

Nella sezione Demo i WILD ONES , the next big thing ?

Mi sono imbattuto una decina d’anni fa in Tying Tiffany attratto dalle sue visual performances  ed avvicinandomi solo in seguito al suo sound, ma scoprendo curiosamente di avere in comune più di qualche background. Linea guida che si allarga ulteriormente col nuovo "Peoples Temple", ad oggi l’album più completo ed internazionale. I rimandi agli anni Ottanta sono evidenti, sin dall’apertura di 3 Circle e Storycide , certo debitrici del cupismo Modiano e della grandezza dei Sisters Of Mercy, ma del tutto efficaci nel risultato. In bilico tra la follia di Nina Hagen ( ¦ da quanti anni non sentite questo nome? La realtà È che lo si riesce ad associare bene esclusivamente a T.T.) e la sensualità della new wave inglese ( One breath ) spuntano irresistibili episodi cibernetici ( Still in my head ) mescolati ad altri invece riconducibili ai suoi trascorsi ( Lost way , Miracle ). Piace la scelta di un suono semplice, pulito, asettico, dove il minimalismo si modella in piccole chicche quali Borderline o nello sviluppo Ebm della marziale Show me what you got . Se alla qualità musicale descritta correlo il fascino che (naturalmente) ancora la circonda e che ben si mostra nella ironica (ne siamo sicuri?) copertina devota al capolavoro di Kubrick non È difficile aspettarsi ulteriori ottimi riscontri a quelli di cui già la carta stampata di settore (e non solo) l’ha omaggiata. (Walter Bastianel)

Peoples Temple È il nuovo Album di TYING TIFFANY , ad oggi la sua operina migliore.

17.000 download in un mese per "Raro" l'ep de Il Teatro degli Orrori, da scaricare sul sito di XL ancora online http://xl.repubblica.it/dettaglio/80087 qui

Definito il bill del Rock Im Ring festival rock che si terrà il 9 e 10 luglio all'Arena Ritten, nel bellissimo altipiano del Renon, in provincia di Bolzano. Juliette Lewis, Danko Jones e Gallows spiccano tra le molte altre band. http://www.propapromoz.com http://www.propapromoz.com

A ben guardare il lavoro della Eonian ha dell’incredibile. Andare alla ricerca di quelle che negli anni d’oro del genere glam/street/aor (1985 “ 1991) erano considerate the next big thing  e che per oscure alchimie non hanno firmato il fatidico contratto major È una attività che si pone al limite del feticismo. Nel senso buono del termine ovviamente. Grazie ad un sapiente lavoro di recupero, quelle che erano semplici cassettine da addetti al lavoro si materializzano in luccicanti CD corredati da gradevoli booklet ed esaustive biografie. Queste ultime un tantino fuorvianti a dire il vero. Ma qui la colpa sta nei nuovi recensori  che associano tutto a Guns N’Roses e Skid Row. Il disco in oggetto È davvero un ottimo prodotto, tra i migliori nel catalogo Eonian. Mettete da parte perÒ le influenze citate. GNR, Great White e Led Zeppelin poco c’entrano con il quintetto guidato dalla possente voce di Eric Ganz. E allora cosa suonano i Charlotte? Sintonizzatevi sulla title-track e su Woman Behind The Eyes , le prime due tracce. Oppure saltate a piÈ pari alla ballata Changes . E già che ci siete date un ascolto alla blueseggiante Ocean Of Love And Mercy . Troverete una band con linee interpretative e potenzialità simili agli eroi  del tempo. Hericane Alice, Babylon AD, Hurricane, Bangalore Choir, Heaven’s Edge e compagnia bella. Un hard rock tipicamente americano, chiamato amabilmente class metal , figlio adottivo di Dokken e Black N’Blue. Volete un’altra prova? Ascoltatevi Little Devils , la mia preferita dell’intero lotto. Good vibrations ¦

A giochi fatti si puÒ parlare di serata riuscita quella che ha visto protagoniste tre bands della scena scandinava di diversa età anagrafica. Per primi gli Heat , giovani, ma già apprezzati da più parti, estremamente capaci, divertenti e pure disponibili off-stage. A seguire i The Poodles , autori di due ottimi cd e di un terzo più discontinuo, ma comunque buona garanzia di vendita per la propria etichetta. Infine i Treat , band che all’epoca oramai tutti sanno essere stata la versione non internazionale degli Europe. Un pubblico domenicale, che ad occhio si È attestato sui 250 spettatori scalpitanti sin dalla prima nota degli Heat, si deve ritenere un gradito successo. Merito dei fans, sI perchà era da tempo che non mi capitava di ritrovare (tutti in una volta) decine di conoscenti di varia provenienza radunarsi per un concerto, potere del rock scandinavo. Gli Heat eseguono tutte le potenziali hits dal loro primo cd e presentano anche quella 1000 Miles  che in Svezia li ha fatti conoscere e probabilmente ha spalancato loro le porte alla stampa giapponese del loro nuovo cd. Bravi, una band che come si suol dire va vista dal vivo adesso . Seguono i barboncini, alla seconda calata nello stivale. Personalmente ritengo sia stata loro la miglior performance, non fosse altro per la durata unita alla professionalità . Quando pescano dai primi due album vantano solo singoli, cala il tono quando devono promuovere il nuovo album, ma insomma questa È la trafila che si ripete da sempre. Poco male se spalmano lungo il set canzoni quali Metal will stand tall  o Night of passion  , ideali adunate di romantic rockers dal cuore impavido. Promossi anche loro e avanti coi Treat. Sia chiaro, ho sempre adorato gli svedesi, compresa la versione 1992 con Mats Leven, ma il concerto pur scorrendo via liscio non mi È parso cosI scintillante come È stato tratteggiato da molti. E’ naturale che la band sia ancora valida, perÒ il peso degli anni non si maschera dietro alla nomea di leggenda. Le canzoni del tempo che fu sono semi-capolavori, non vi È dubbio, ed anche il nuovo album fa brillare gli occhi, ma qualche riserva ho cominciato a nutrirla osservando Jamie Borger ai tamburi: sarà stato in serata no. E’ altrettanto vero che non ci si puÒ aspettare di più da una band che non suona molto dal vivo e che nel 2010 esiste ancora praticamente grazie ad uno zoccolo duro di fans. Se le prime due bands hanno presentato uno show da otto in pagella, i Treat direi che comunque si sono disimpegnati egregiamente ben oltre la sufficienza. Nulla di male, quindi. Il finale con gli Heat che salgono sul palco sulle note di "World Of Promises" sa di formale passaggio di consegne del testimone del rock svedese alle nuove generazioni ed il pubblico ha gradito. Gran bella serata, tra passato, presente e futuro. Naturalmente un applauso e un grazie a Bologna Rock City: ritengo che organizzare una serata del genere sia stata più di una scommessa, la speranza È che il tutto si sia concluso secondo le previsioni, tanto da auspicarne altre simili.

Nella sezione Live il resoconto della tappa italiana dello Sweden Rocks Europe Tour 2010 ...

Vi sono decine di blog e siti dedicati al metal (più o meno violento) sicuramente più idonei ad ospitare la recensione di "IRA" dei CYBER CROSS . Da giovane (... gli anni passano) ho vissuto pure io un breve periodo di sbandamento  per il metal estremo, quello incorrotto e privo di compromessi, affascinato da un lato dalla furia di Mayhem o Marduk, dalla devianza di Morbid Angel e Deicide fino alla perizia dei Carcass dall’altro. Ho poi smesso di seguirne i trends, calandomi di tanto in tanto nella scena solo su perentoria segnalazione di qualche competente appassionato. Patetica introduzione per chiarire che occasionalmente mi fa ancora piacere gettarmi nella foga di un pogo. Come mai mi sono imbattuto nei CYBER CROSS? Inizialmente perchà incuriosito dalla presenza di Simon Dredo (La Rox, The Lovecrave) e Camillo Colleluori (La Rox, Garden Wall ed altri), poi ulteriormente convinto dalla garanzia Nick Savio (White Skull, Hollow Haze). Tre musicisti già da anni nella scena e di comprovate qualità . Cosa manca? La voce. A quanto ne so il progetto era già definito quando È stato pescato Alessandro Bevivino (New Branch, The Fabulous Concerto), vociaccia baritonale e cavernosa, scavata dagli abusi all’occorrenza e malvagiamente rassicurante in momenti di deviata lucidità . Se i tre della band cercavano un metamorfico approccio da serial killer per il cantato a conti fatti credo si possano ritenere soddisfatti della scelta. Suppongo che il progetto non abbia goduto della necessaria visibilità , tuttavia non È mai troppo tardi per rimediare. Frutto di un lavoro in studio maniacale, permeato di una oscura malignità diabolica, votato al verbo dell’uso ragionato della tecnologia e concepito per assorbire l’ascoltatore di traccia in traccia portandolo sempre più in un turbinio di stacchi e riprese, ritenevo e ritengo tuttora "IRA" uno dei più significativi prodotti di metal estremo italiani di sempre, senza timore alcuno degno di confrontarsi con i migliori prodotti del metal americano e scandinavo. Chirurgicamente costruito su una perizia tecnica mai fine a se stessa ed impreziosito da una produzione cristallina che ci consente di apprezzarne i passaggi più articolati, "IRA" non deve mancare all’ascolto (e nella discografia) dei fans dei Nevermore e di eccellenze quali i Death o gli Arcturus. Nel recente passato ho adorato Nexus Polaris  dei Covenant e direi che pur su terreni relativamente diversi ho avvertito qui le medesime vibrazioni. Schegge impazzite quali El Medico Asesino , Animal Transistor , Neurotic Love o Cyber Cannibal devono rendervi istantaneamente l’idea di cosa andrete a sentire. Quello che state immaginando, quello sarà . La band si concede una ferale rivisitazione del classico Rain dei The Cult, che diventa qui una lezione per tutte le band scandinave, The 69 Eyes in testa. Menzione anche all’efficace e Real nasty confezione in digipack. La band ha già pubblicato un buon secondo cd dal titolo "Mega Trip" (ancora un titolo emblematico) con la stessa formazione. Non fatevi perÒ sfuggire "IRA", una delle rare chicche che lo sterile (in previsione futura, beninsteso) mercato metal odierno È comunque ancora in grado di offrire. Metal estremo o non, glam, rock o aor che sia, poche volte all'interno del panorama italiano sono stato e sarÒ altrettanto sicuro nell’usare la parola capolavoro .

Nella sezione "Search" la recensione di Ira dei CYBER CROSS . Poco a che vedere con No Respect, ma trattandosi di grande (e qualcosa in più) disco si puÒ fare uno strappo alla regola.

Ivan D. Milcic È nientemeno che il Malmsteen serbo. I Leonardo sono la sua creatura: il guitar hero scrive i pezzi, li arrangia, li produce e dissemina ovunque assoli a cascata. La band esegue fedelmente le composizioni, che sembrano inediti di Marching Out , a volte iper-velocizzati (e qui entriamo in orbita-Stratovarius), altre volte più hard’n’heavy. I ragazzi si difendono bene e non hanno nulla da invidiare agli altri gruppi di Neoclassic Metal apparsi negli anni. Il problema semmai È che Milcic ha deciso anche di cantare, ma imitare Boals o Soto non È nelle sue corde e spesso È in difficoltà quando le tonalità si alzano, mentre in ambiti più pacati se la cava egregiamente. Con un buon cantante di ruolo, la band È pronta per il grande salto.

Nella sezione Classic "Armageddon" dei serbi LEONARDO , buona riproposizione del Malmsteen sound.

Da più parti si È già scritto tutto sulle date italiane degli Alice In Chains e sul nuovo William DuVall. Stavolta mi accomodo anch’io sul carro dei vincitori, giacchÈ più trionfo di questo non vi poteva essere. Vedo un po’ quindi se riesco ad aggiungere qualcosa di originale. Il concerto padovano e’ stata una delle rare occasioni in cui buona parte di NoRespect si È ritrovata, il che già deve far pensare al grande evento. Il pubblico ha risposto in maniera esemplare alla chiamata anche se, volendo essere sincero, mi aspettavo qualche ragazzino in più. Ho invece (ri)trovato decine di amici/conoscenti, gente che non vedevo da anni, ma con cui È sempre un piacere scambiare buone vibrazioni. In molti si attendevano una band top secret in apertura e nei giorni imminenti erano stati ipotizzati i nomi più coloriti. Morale della favola attorno alle 21.30 calano le luci ed entrano in scena direttamente gli Alice In Chains. Ottimo. Il Grand Teatro È una struttura funzionale, ma necessariamente dall’acustica non eccellente, cionostante dopo poche note si capisce che stasera tutto funzionerà . La curiosità morbosa mi aveva portato i giorni precedenti a sbirciare online le recenti performances: questo deve far riflettere, perchà se ciononostante sono qua a trattenere a stento l’entusiasmo allora vuol dire che l’Evento si merita davvero la maiuscola. Devo cospargermi il capo di cenere, ho sempre individuato gli Alice In Chains in Layne Staley, per me Jerry Cantrell non era mai esistito. Il concerto mi È servito essenzialmente per ricredermi e recitare il mea culpa. Cantrell si È dimostrato un talento che tutt’ora non saprei qualificare maggiormente come chitarrista o come cantante. Eccellente in entrambe le discipline. Mike Inez se ne sta ai lati, sigaretta accesa praticamente dall’inizio alla fine, ma ha quella grezza attitudine stradaiola più tipica della costa atlantica che di quella pacifica che proprio me lo fa apprezzare moltissimo. Sean Kinney È un batterista ottantiano prestato ai nineties e con questo ho chiarito tutto. Dopo qualche canzone mi giro e vedo i due anziani  del sito: l’uno (Pietro) che dice di sI col capo e si immagina sul palco al posto di JC, l’altro (Alessio) che si compiace constatando la schiacciante superiorità della band, del suo modo di intendere il rock e dello spettacolo che si sta svolgendo dinanzi a noi. Ed io? Io me lo gusto per quello che È, osservo un pubblico fragoroso, ripenso al fatto che sono volati via quindici anni che paiono giorni, quasi mi commuovo quando Cantrell nomina Layne e attacca Nutshell . Sono cose che ti aspetti, sono canovacci che conosciamo eppure sei là , che ascolti ed alla fine applaudi senza nemmeno accorgertene. Non pensi nemmeno che non c’È Staley sul palco e allora ti viene da applaudire pure DuVall perchà vuol dire che non ha fatto rimpiangere quello che fino a ieri per me era l’anima della band. Poi la band chiude la prima parte di set e la gente rumoreggia, sempre più forte, acclama la band, applaudono tutti, fino in fondo, ma in fondo in fondo, dove di solito la gente partecipa distrattamente. Ma questo non È un concerto standard, È oramai chiaro a tutti, la band esce di nuovo e chiude con Rooster , nemmeno con un pezzo fragoroso, e se ne va con eleganza dopo essersi presa i meritati scrocianti applausi. Si accendono le luci e penso (anche in questo momento) che tra tutti i riff/giri di Cantrell quello che più mi È rimasto impresso È quello della nuova Check My Brain , uno dei pochi grandi singoli degli ultimi anni. Gli Alice In Chains sono tornati e non vivono di ricordi.

Le date italiane degli ALICE IN CHAINS sono state un successo, nella sezione Live qualche nota su quella padovana.

Shining Line È il nome del pretenzioso progetto di Pierpaolo Monti ed Amos Monti , batteria e basso rispettivamente, di radunare alcuni tra i personaggi più in voga del momento all’interno del panorama aor-melodic rock internazionale per ricavare un affresco della musica che preferiscono. Quella che viene chiamata The Royal Cast  comprende trenta ospiti fra cui autentiche icone del genere. Penso ad Harry Hess , Robin Beck , Michael Voss (che mixa il tutto), Bobby Barth , ma giacchÈ È scorretto non nominarli tutti vi invito caldamente ad immergervi nella musica sfogliando di canzone in canzone le partecipazioni. Ragionando all’italiana più di qualcuno starà già pensando con i soldi sono capace anch’io . Falso. Coi soldi puoi probabilmente permetterti soltanto di contattare rockstars ancor più conosciute, ma non È detto che, a priori, accetteranno di partecipare. Nonostante si pensasse già nei primi Novanta che l’aor più in basso di cosI non potesse scendere quanto a notorietà , direi che oggi È diventato di nicchia come non mai, ragion per cui peraltro in esso vi si possono ancora trovare la qualità , la passione e, perchà no, l’amicizia. Non crediate che Harry Hess per soldi vi canti un pezzo hip-hop e cosI Robin Beck, servono prima di tutto buoni feedbacks ed ovviamente grandi canzoni che catalizzino l’attenzione dell’artista. Siate pur certi che se la prestazione offerta È una marchetta prettamente commerciale non sfuggirà ad un ascoltatore minimamente competente. Ed È in questa ottica che ho ascoltato il cd, puntando alle criticità , sicuro di non poter nuocere ad un genere che resiste perchÈ già ripulito dei comprimari che continuano ad inondare gli altri generi (e la lista sarebbe lunghissima). Cominciamo dalle melodie: voto 9 su 10. Ci siamo in pieno, poetici scenari si aprono di canzone in canzone, ove conoscenza del genere e grandi cori la fanno da padrone. Performances vocali/strumentali: voto 8 su 10. Il cd È imperniato sulle voci, tutte di alto pregio e capaci di impreziosire ogni potenziale singolo, le mie riserve (da cui il non eccelso voto) vertono sulla sezione ritmica. Devo supporre vi siano attenuanti di natura prettamente tecnico-ingegneristica in fase di assemblaggio, ma un maggior dinamismo ritmico qua e là non mi sarebbe dispiaciuto. In molti peraltro già mi staranno scagliando anatemi ed allora aggiungo che avrei anche accorciato le code strumentali, pur di pregevole fattura, ma nell’economia generale dell’album dei riempitivi se collocate dove sono. Produzione: voto 8 su 10. Il giudizio deve ritenersi ottimo. Tenendo presente il mercato odierno "Shining Line" suona vintage, come tradizione melodica necessita. Orgoglio patriottico: voto 10 su 10. Sottolineando che l’orgoglio patriottico È inerente all’esclusivo ambito musical-culturale ritengo che le presunte alte sfere dell’editoria musicale avrebbero il dovere di abbassare lo sguardo per una volta o, più verosimilmente, alzarlo dalla melma in cui sono irrimediabilmente naufragate. Gli highlights: essendo un genere in cui, ripeto, gli appassionati dimostrano sempre competenza, non posso che citare i miei personali, senza pretese ulteriori. Can’t stop the rock È quindi la mia preferita, elevata da un meraviglioso Mikael Erlandsson, ruvido e passionale come mai mi È capitato di ascoltarlo nei suoi pur eccellenti Last Autumn’s Dreams. Chiudo sottolineando di non aver menzionato nemmeno un musicista italiano coinvolto, nonostante sia profonda la stima che nutro per alcuni di loro. Uno degli album più significativi dell’anno ¦ e non solo degli anni che verranno.

Nella sezione Classic-Hair l'opera prima degli AOR-sters SHINING LINE , quando la passione non trova freni ...

E' disponibile RnR Raiser , l'atteso ritorno degli SHABBY TRICK , storica band sleazy rock italiana, già autrice di "Badass" , album che a fine anni Ottanta venne pubblicato persino in Giappone, caso più unico che raro nel panorama dell'epoca. Cercateli qua: http://www.myspace.com/shabbytrick http://www.myspace.com/shabbytrick

Chiarisco che È stata la prima volta che vedevo i Motorhead. La band mi È sempre piaciuta, ma ho smesso di seguirla con costanza dopo "March Or Die". Ho tuttavia apprezzato l’ultimo "Motorizer", svelando Lemmy & company ancora in ottima forma. Aprono i Bulldozer , storica band italiana autrice di un thrash old style incontaminato. Ancora guidati da Andy Panigada e dall’ineguagliabile carisma di AC Wild hanno fatto tabula rasa  nel tempo a loro disposizione. Davanti al palco si È sviluppato un selvaggio pogo vintage a cui da tempo non mi capitava di partecipare (a dire il vero mi sono defilato dopo pochi secondi, troppo energico anche per me, oramai). La formazione a sei (tra cui il giovanissimo figlio di AC Wild alle tastiere) arricchisce il primordiale sound bellico delle varie Minkions e The Derby (dedicata al commissario Pippa  tecnico della nazionale) prima della dedica di Willful Death al co-fondatore Dario Carria. Segnalo questo bellissimo video pescato in rete http://www.youtube.com/watch?v=fRC_Q-BAJZY http://www.youtube.com/watch?v=fRC_Q-BAJZY , vi renderà le idee molto più delle mie parole. AC Wild a fine concerto si È dimostrato un personaggio d’altri tempi, cordiale e alla mano. Ho scambiato con lui qualche battuta sui programmi futuri dei Bulldozer e pare siano in cantiere un DVD live ed una tournee in Giappone. Ottimo e, per quello che ho visto io, nulla di più di quanto spetti ad una band leggendaria. Lo spessore umano di un catalizzante AC Wild si misura anche dall’opportunità che concede ai Death Mechanism (basso e batteria dei Bulldozer provengono oggi da questa band) di suonare on stage un loro pezzo, ospitandone il cantante/chitarrista e lasciando loro tutta la scena. Questi sono i (piccoli finchÈ volete) gesti che sono sempre mancati ai molti presunti grandi  rockers della penisola. AC Wild, lo ripeto fino alla noia, È un teatrale musicista metal da supportare ed ancora indispensabile alla realtà italiana. E’ il turno quindi dei Motorhead . Il pubblico si attesta sui 2500 spettatori a quanto ne so. E’ evidente siano tutti fans. Non si contano le t-shirt con l’effige del celeberrimo Snaggletooth , non si contano le birre, non si misura il caos che si innesca non appena Lemmy e soci escono da dietro, camminando e tranquilli, come raggiungessero un nugolo tra amici. Rimarrà proprio questo l’aspetto che più mi ha colpito, ovvero il feeling tra la band ed il suo pubblico. Lemmy È un’icona, inutile girarci attorno. Sono in tre, ma lui basterebbe da solo. Muove una plettrata di prova e dice Andiamo?  ¦ bellissimo, come inizio mi ha commosso. Ditemi voi se vi puÒ essere più affetto reciproco. SentirÒ più di qualcuno reclamare accelerazioni durante il set e forse pure io, da primino, mi aspettavo più velocità , ma gli anni passano per tutti. In realtà i Motorhead visti l’altra sera mi sono apparsi molto thinlizzyani (penso a Metropolis e Stay Clean ), il che non si puÒ di certo colpevolizzare. Mikki Dee È una macchina da combattimento e me lo aspettavo, Phil Campbell È invece uno zingaro inglese di estrazione punk. Quest’ultimo ed i tecnici impiegheranno metà set a sistemare i suoni di una chitarra che non ho praticamente sentito nella prima parte, sommersa dalle corde di Lemmy e dalla cassa di Dee. Solo da Killed By death le cose sono migliorate. Il pubblico peraltro se ne frega e tutti a saltare (qualcuno anche a volare sopra le teste). Si percorre un po’ tutta la carriera (ma nulla dal mio preferito e patinato March Or Die, peccato) ma sono i mega classici Ace Of Spades , Iron Fist , Bomber , Overkill che la gente vuole ancora sentire. Di per sà È stato un buon concerto (suono di chitarra a parte), ma sono convinto che i fan dei Motorhead converranno che la band ha di certo lasciato un segno più distintivo in altre circostanze. Mi piace stilare classifiche e definire ordini di merito da sempre: l’indomani quindi, ripensando alla serata, non posso che constatare che i Bulldozer, nel loro piccolo, mi hanno impressionato di più.

I BULLDOZER aprono la data live dei MOTORHEAD a Villa Manin ... e lasciano il segno. Nella sezione Live.

Stando al sito di Fiera Della Musica (vedi banner) la data del concerto di IGGY & THE STOOGES fissata per venerdI 16 luglio È SOLD OUT . Un successo!

Fotti, Fotti, Fotti, Fottiti stronzo ¦  potrebbe essere la summa teologica  di questo nuovo lavoro del rocker nostrano fra i più longevi, Pino Scotto. Sotto ai riflettori di Rock Tv, Pino Scotto ha trovato modo di dare visibilità al suo messaggio di vera protesta, unico nel denudare il Re  in nome dei valori della solidarietà umana e del puro spirito rock ˜n roll. In Buena Suerte È raccolta tutta questa potenza verbale, eretta su uno strato musicale di stampo hard rock che non si fa mancare nulla, dalle corse galoppanti (Morta È la Città - da cui si riporta l'inizio di questo articolo), alle ballads (Soldatini di Pongo) agli assoli vertiginosi. Su tutte si segnala Gli arbitri ti picchiano , con gli inserti rap di Caparezza da gustare anche in video. Anche senza il marchio Pino Scotto  finalmente un cd di 11 canzoni buone che valgono la spesa più dello scarico. (PM) Riceviamo e pubblichiamo la replica alla recensione da parte di WB. caro PM... ma ti hanno pagato per scrivere quello che hai scritto? l'hai ascoltato bene? lo stavo riascoltando giusto ieri Buena Suerte e pensavo "dovessi scriverne gli tirerei merda globalmente" .... ma non serve che lo faccia, per fortuna ... STRUMENTALMENTE l'album È ottimo, a parte la batteria, che mi fa cagare per come suona triggerata, ma oggi questo passa il convento e con quello che NON si vende oggi sperare in qualcosa di meglio ho capito che È da illusi ... a livello di chitarra e basso direi che invece ci siamo, le parti sono ottime e spaccano come si deve ... il punto resta lui Pino Scotto ... anni fa scriveva testi poetico-romantici, interpretando le sue arringhe contro il sistema. Invece oggi che fa ? sbraita anche su disco ... quattro parolacce, quattro bestemmie ... probabilmente sono i testi-figli del suo momento attuale ... ma faccio fatica a non criticarlo ... riascoltando il disco non È male globalmente, perÒ da lui mi aspetto un caldo hard blues a 60 anni... seduto a scavare nel suo passato e tirare le somme, non a fare il bambino e sbraitare su tonalità dove non arrivava da giovane, figurarsi ora! Bada bene che il disco funziona lo stesso, il che deve far paura, perchà se funziona ugualmente vuol dire che qualità ne ha, perÒ da qui a dire che sia il miglior prodotto ... ok, ti do atto che di meglio non c'È nulla ... ma guarda te che scrivendone qua, quasi quasi mi vien da dar ragione alla recensione, ma dai ... "fotti fotti fottiti stronzo" non È un testo, non È un testo. Non so... dal vivo so già che sarà tutto uno sproloquio di insulti a caso, fino al 2006 ho visto live un grande Pino, ma negli ultimi anni invece È solo un blaterare contro tutti ed il contrario di tutti, io mi aspetto un cd di grande rock prima del suo cavarsi dalla scena ... e stai certo che al concerto glielo dico. Viva sempre peraltro. WB

Buena Suerte di Pino Scotto si conferma una delle migliori uscite di questo periodo. Parola di No Respect!

Attenzione, la redazione di NR diventa rovente dopo la recensione di Buena Suerte di Pino Scotto . Arriva la contro- recensione da parte di Walter, un ammiratore di Pino della prima ora.. Tornate alla recensione e scoprite cosa È successo.. (Forse Pino se la sta ridendo...). Questo È No Respect!!!

Nella sezione Live il resoconto della data italiana degli Stooges , tra leggenda e (dura) realtà .

Attesa e reclamizzata alla stregua di un evento irripetibile, la data live di Iggy Pop , accompagnato dai suoi Stooges , non ha tradito le aspettative in termini di presenze. Serata Sold Out, frettolosamente cosI si potrebbe commentare un successo annunciato. Aprono i Gang Of Four , band inglese che conosco poco e su cui mi sono informato praticamente per l'occasione. Vengono definiti autori di un funk-punk ed È vero, anche se solo a tratti (almeno stando al repertorio presentato). Ancora guidati dai membri originali Andy Gill e Jon King (entrambi in eccellente forma!) mi sono piaciuti ed immagino che da giovani questi fossero davvero "fuori". Chi lo sa. Chiudono con To hell with poverty , pezzo che riesce a surriscaldare un pubblico partecipe, ma che probabilmente sta trattenendo le forze per quello che verrà . La calura torrida, praticamente impossibile muovere un dito senza sciogliersi, non ha aiutato la perfetta riuscita della serata. Gradevole e curioso il cambio palco, con show personale del responsabile di palco (probabile roadie e fedelissimo di Iggy da chissà quanti decenni!) caratteristico figuro catapultato dai Settanta (o dai Sessanta?), che perlustra ogni centimetro quadro per sincerarsi che tutto sarà ok. Il pubblico ormai È impaziente, ma il roadie passeggia su e già con tranquilla padronanza, insomma sa come alimentare l'attesa ed elettrizzare l'atmosfera ! All'improvviso se ne va dietro, accompagna a spalla Mike Watt che suonerà con un vistoso tutore alla gamba, parte la musica ed insieme appaiono tutti e per ultimo Iggy ! L'accoglienza È naturalmente un boato e tutti gli sguardi e le luci sono per lui, l'iguana del rock. Incredibile, È esattamente come te lo aspetti, fisico scavato e segnato, insomma È proprio Iggy Pop. Nelle prime file È un moto continuo e vi lascio immaginare i fiumi di sudore che sono stati versati, dietro si ascolta ed applaude boccheggiando, ma con attenzione. Veniamo ai commenti. Sia chiaro, sarebbe inutile e da incompetenti criticare gli Stooges, band leggendaria ispiratrice di decine e decine di realtàƒ oggi in voga, ma personalmente lo spettacolo non mi ha entusiasmato. Piacevole e gradevole senza dubbio, ma È evidente lo stacco tra un esuberante Iggy ed una band che invece dimostra tutti gli anni che ha. Coloro ai quali (più stagionati del sottoscritto) ho manifestato le mie riserve, dopo le iniziali attenuanti con cui cercavano di giustificare gli eroi dei loro tempi, sono stati i primi a confermarmi che gli anni passano à¢â‚¬Â¦ ed allora partendo da qui sorgono le mie domande. PerchÈ Iggy Pop non si circonda di un gruppo di ragazzi giovani e porta in giro uno show in grado ancora di far brillare la sua (pressochà intatta) verve? In fin dei conti, non si arrabbieranno i fans integerrimi, gli Stooges sono conosciuti per le canzoni, meno per i singoli membri. Anatemi mi saranno lanciati ed eresie sto scrivendo, lo so, ma non È il primo live di bands storico-leggendarie a cui assisto al termine del quale resto parzialmente spiazzato (non deluso, badate bene). L'impressione che non si voglia far vedere gli anni che si hanno È forte ed a mio avviso controproducente. Certo, quando te ne esci con pezzi come Raw Power , Penetration , Gimme Danger , I wanna be your dog , Search and Destroy , No fun puoi permetterti di dire e fare quello che vuoi, ma non ci sto a tessere lodi sperticate a prescindere. Il punk primigenio È passato, gli anni eroici del garage sono passati, Iggy Pop È ancora presente, È vero, ma unicamente come emblema di un tempo che per lunghi tratti di concerto mi appare lontanissimo e che lui stesso oggi interpreta in chiave di marketing (di se stesso). Resta il fatto che ad Azzano Decimo han suonato Iggy and The Stooges, leggende viventi di un modo di intendere il rock che oggi non esiste più. E la storia prima si impara, poi si discute. Tanto di cappello quindi a chi ha pensato, organizzato e gestito l'evento.

Interessante l’omonimo cd dei Sister Hyde , band canadese guidata da Ted Axe , già voce nei The Action , band della prima ondata punk di fine anni Settanta. Dall’ascolto emerge una certa eterogeneità tra le 17 tracce incluse. Nella prima parte È evidente l’intento di (ri)proporre un sound tipicamente glam rock settanti ano, sulla naturale scia di NY Dolls, T. Rex, Kiss ed Alice Cooper, nella seconda parte invece traspare una vena maggiormente legata al punk primigenio di Dead Boys, Stranglers e gli immancabili Ramones. Se aggiungo che il disco sarebbe stato registrato a Seattle solo nel 2007 mi viene da pensare che la presente sia una raccolta di canzoni di vari periodi rimaste chiuse in cassetti in attesa dell’occasione buona, unita a qualche pezzo nuovo di zecca (ad esempio You Look Better On My Space , difficilmente realizzabile anche solo dieci anni fa, pezzo peraltro tra i meno convincenti e un poco insanamente piazzato in apertura). Bazzicando tra siti dedicati e tra le scarse note del booklet le informazioni ricavabili sono al minimo, alimentando cosI una sorta di mistero attorno al progetto ed alla figura del cantante. Personalmente gradisco maggiormente la seconda parte, in schegge come Jennifer Maerz’s Best Friend , Rolla Costa e Corporate Guru , ma È altresI certo che I like it with the lights on , Pills and Liquor (alla Stooges), Isolate o ancora I’m your fan , dalla prima parte, hanno tutti gli ingredienti per farsi apprezzare senza riserve dagli appassionati di pailettes e lustrini. Merito di una qualità , tanto di scrittura quanto di produzione, fuori discussione. Aggiungendo che il carisma di Mr. Sister Hyde È naturalmente figlio del tempo giusto ed È rimasto intatto (almeno su disco) che altro dire se non che trattasi di un graditissimo ritorno sulle scene!

Incredibile. Ripenso anche a soli dieci anni fa, senza andare a ritroso negli anni Ottanta, e a quanto fosse pressochà impossibile trovare una band italiana capace di rimediare un cont(r)atto per produrre ed esportare del buon rock melodico. Negli ultimi anni invece pare che l’Italia sia diventata una specie di miniera di melodia tanto che non si contano più le buone/ottime produzioni emerse. All’eccellenza appartiene il progetto Wheels Of Fire , band capitanata da Davide Dave  Rox, singer cresciuto alla scuola di Michele Luppi (che con Roberto Priori cura la regia del progetto), ma ottimamente calato nella parte e non cosI debitore del suo maestro come potrebbe apparire. Dopo vari ascolti mi sono convinto nel trovare i principali termini di paragone (badate bene che non parlo di riferimenti) nelle bands svizzero/tedesche dei tardi anni Ottanta. Penso ai Dominoe, ai Sydney, ai Purple Heart, insomma agli acts ove vi sia stato lo zampino di Robert Papst. Anche il fatto che un furbone come Gregor Klee (che di certo ricorda il successo Here i am  dei Dominoe!) abbia catturato la band sotto la sua Avenue Of Allies mi stampa un sorriso beffardo in faccia e mi fa riflettere, una volta in più, sulla scaltrezza dell’industria musicale tedesca (a tutti i livelli) e sulla pachidermica staticità delle labels di casa nostra. Ma avete ascoltato What i want ! In molti citeranno gli Europe, ma nossignori, È lampante il rondÒ ala Dominoe! E cosI anche altrove. E’ comunque un disco che piacerà ai fans della melodia scandinava di Fate ed Europe, al sottoscritto in primis, forte di sicuri potenziali singoli quali Hollywood Rocks , The Reason , Relax , Rock The World e You’re So Cool . Un gran bel cd insomma, con la consueta speranza che la qualità profusa venga premiata dagli appassionati con l’acquisto del cd e non col mortificante download. Le ultime notizie riportano che alla batteria sarebbe subentrato l’esperto Fabrizio Uccellini, un motivo in più per non perderli dal vivo!

Inserite le recensioni dei glitter rockers SISTER HYDE , dal passato che affonda le radici agli albori del punk, e dei melodic rockers WHEELS OF FIRE , l'ennesima conferma di una sorprendente scena italiana.

C’era un tempo la new school of rock . C’erano i Jet, i Datsuns, i Black Velvets gli Hurricane Party, i Tokyo Dragons e i Glitterati. Tutte band anglo/australiane/neozelandesi che nei primi duemila invasero le sponde dell’Inghilterra anche sulla scia del successo del primo Darkeness. C’erano le etichette, i tour, i manager, i grandi produttori. Peccato sia mancata l’unica cosa davvero importante. Il riscontro del pubblico, in termini di dischi venduti. A distanza di qualche anno i Glitterati, quello che ne È rimasto, ci riprovano. Non c’È più l’Atlantic, non c’È più Mike Clink (sostituito da un ottimo Matt Hyde), non c’È più la voglia in generale. Il disco scivola via bene, pezzi tirati come le iniziali Rigth From The Start , Fucks Me Up , Fight Fight Fight e Too Many Girls mostrano che l’ardore giovanile non È andato perso, anche siamo parecchio distanti dal debutto del 2005. Fine di un’epoca.

Gli Steadlur si sono già sciolti? Poco male. Sostituiamo il loro disco con il debutto dei Falling Red ed il gioco È fatto. Ragazzini inglesi ancora in fasce quando uscI Appetite For Destruction , che ancora oggi rappresenta il manifesto del rock di strada e l’inarrivabile oggetto di paragone per lavori come questo. I quattro ci sbattono in faccia otto pezzi di dirompente sleaze rock. Niente contaminazioni strane, niente ballate da mocciose, niente masochismi strumentali. Attaccate alla spina How Do You Feel (giusto per capire il mio rimando agli Steadlur) e lasciate scorrere il resto. Trenta minuti di foga che fanno piazza pulita delle innumerevoli band guns clone  svedesi, anglosassoni e latine che affollano il panorama. C’È ancora da lavorare ma questi spaccano il c**o just for real !!!

Sembra essersi ripreso al meglio Bret Michaels dopo la bruttissima emorragia celebrare che lo ha colpito a fine Aprile e lo ha tenuto in fin di vita per quasi un mese. L’ex prima donna dei Poison È tornato a calcare i palchi statunitensi con tanto di sequestro di un discreto quantitativo di marijuana avvenuto su un tour bus lo scorso 22 luglio. Che dire: vita da rocker! Ma non È tanto questo che ci interessa, quanto il nuovo album di Bret, uscito a due anni di distanza di Rock My World  e balzato ai primi posti della classifica Billboard. Tra documentari, film, talent show, reality e comparsate varie il nostro È uno dei pochi eroi glam  degli anni ottanta ad essersi re-inventato una carriera con discreto successo economico. L’album appena uscito appare come un pot-pourri di brani vecchi, remix e qualche nuova traccia che si fatica a scoprire, visto l’eterogeneità dei lavori solisti passati che hanno sempre mescolato tracce edite a novità . Canzone di punta nonchà primo singolo È la ballata tutto miele Nothing To Loose , accompagnata alla voce dalla reginetta pop dei nostri giorni, tale Myley Cyrus alias Hanna Montana. Non chiedetemi chi sia, perchà non saprei rispondere. Il mio giudizio sul disco? Lasciamo perdere ¦

Raggiungono il traguardo dei vent’anni anche i Jackyl. E lo fanno con una forma a dir poco eccellente. Riconoscere i nostri, tra decine di band che si rifanno agli AC/DC, alla prima battuta È già un punto a loro favore. Merito della inconfondibile voce di Jesse James Dupree, che non ha abbandonato la fede  e tra dischi solisti, raccolte e nuovi lavori continua a regalare forti emozioni. Il rock forgiato da chitarre sudiste, più che il rifforama di matrice Young, sembra essere il trait d’union di questi nuovi dodici pezzi anche se, visto il corposo curriculum, si potrebbe benissimo parlare di classico stile Jackyl. Loads of Fun È il giusto preludio, di un disco che non lascia scampo. Jeff Worley affila le chitarre ed affonda spesso il colpo ma È soprattutto la robusta sezione ritmica a calcare la mano, come si puÒ sentire con Get Mad At It e Deeper In Darkness . Pagato il tributo a Janis Joplin con un versione a cappella di Merced Benz il meglio arriva con la title-track, ballata country rock che scalda il cuore e l’animo. Lunga vita al rock and roll! Lunga vita ai Jackyl!

La stagione 2010 rock friulana è stata davvero irripetibile (ne siamo sicuri? … conservo speranze anche per il futuro!) e dopo AC/DC, Motorhed, The Boss, Madonna, Coldplay, Litfiba ed in attesa di Maiden e Placebo vi era ancora giusto giusto il buchetto per inserire il maestro dello “shock rock” Alice Cooper. Il mio consueto rassegnato pessimismo mi fa ancora una volta disperare a priori su quello che andrò a sentire, ma naturalmente finchè perdura l’entusiasmo da “die-hard” fan non ci sono problemi o controindicazioni. La Pro-Majano ha allestito l’area concerti in pieno centro, trasformando gli eventi in ritrovi stile festa di paese piuttosto che semplici concerti. L’offerta culinaria è eccellente, tempi d’attesa minimi, qualità e cordialità a profusione. Uno spettacolo nello spettacolo. Il pubblico che assisterà al concerto si assesterà tra le 2.500 e le 3.000 persone, in linea coi numeri che mi aspettavo. Presenti tutti (complimenti e un evviva!) i rockers a me noti da Treviso a Trieste, già basterebbe questo a decretare il successo della serata. Ma veniamo al concerto vero e proprio. Il “Theatre Of Death Tour” porta in giro l’Alice Cooper settantiano, quello che più gli appartiene, tralasciando quasi in blocco le produzioni che hanno fatto di Vincent Fournier un milionario in pochi d’anni. E’ peraltro indicativo che il nostro abbia cantato proprio bene “Poison” e pure l’inaspettata “Feed My Frankenstein”. Possono anche piacergli meno, ma evidentemente si rende conto non può non accontentare pur marginalmente anche i fans della sua fase ottantiana. Gradevoli i siparietti e le trovate illusioniste (che peraltro un po’ tutti conoscono oramai), ma insomma questo è l’ entertainment che ci si aspetta. Alice Cooper si dimostra padrone della scena ed ancora estremamente abile a manipolare spade, bastoni, bambole e tutte le chincaglierie che di volta in volta si renderanno necessarie. La scaletta è sparata in fila senza interruzioni in un’ora e venti minuti. Forse un po’ pochi, ma 62 anni suonati devono farsi sentire, anche se Alice Cooper me lo ricordo uguale anche vent’anni fa, insomma è verosimilmente nato vecchio. Damon Johnson (ex-Brother Cane) e Kery Kelly (ex-Big Bang Babies) alle chitarre sono bravi senza strafare, molto patinati alla vista, del tutto adatti al contesto luccicante, Jimmy De Grasso e Chuck Garric formano una sezione ritmica efficace e capace di non stravolgere lo spirito vintage di imprescindibili glam rock quali “School’s out”, “Killer”, “No More Mr. Nice Guy”, “I love the dead”, “Under my wheels” e “The ballad Of Dwight Fry”. Uno show scorrevole insomma, nei giorni precedenti avevo sbirciato una scaletta papabile, ma memore anche di ultimi concerti non proprio esaltanti da parte dei cosiddetti “big” non nutro più troppe aspettative. Stavolta me ne esco piacevolmente soddisfatto, gli anni 80 sono lontanissimi ed è un fatto, ma Alice Cooper mi è piaciuto, calato nella sua parte e attorniato di musicisti in gamba … la domanda è: avrei forse preferito una sfilza di singoli anni 80 magari mal eseguiti a causa di immediati raffronti con le attese su disco? No, sono dell’idea che l’artista capace sa guardarsi attorno e soprattutto prendere coscienza di quello che era e quello che è, comportandosi di conseguenza. E’ questo l’unico modo per mantenere la credibilità, maturata negli anni, di una carriera invidiabile. So che nel pomeriggio il buon Alice aveva pure visitato il vicino centro commerciale di Udine (il Città-Fiera, che avrà comperato? Forse un po’ di bigiotteria? ) … argh, maledizione, ecco l’unico teatrino che mi è dispiaciutissimo aver perso !!! (WB)

La data degli Iron Maiden (l’unica italiana) ha registrato, come prevedibile, il sold-out. Villa Manin non è uno stadio, ma i Maiden non mancano dall’Italia da decenni e più di qualcuno nutriva le consuete riserve circa la location, i prezzi dei biglietti, la scaletta e tutte le consuete lamentele a cui oramai mi sono abituato a leggere (ed è una brutta abitudine, tipicamente italiana). Stando ai dati ufficiali una buona metà del pubblico è stata straniera, meglio così, con spettatori da Inghilterra, Svizzera, Austria, Slovenia, Croazia, Polonia, Romania, Russia, Grecia e Francia. Evidentemente qualcuno ha gradito questa data e questa location. Lo scrivo con un po’ di insofferenza perchà va bene una volta, va bene due, va bene tre, ma ci si stanca a leggere lamentele dal resto d’Italia circa i concerti “… sempre in Friuli”, “ … location scomoda ed irraggiungibile”. Io mi sono davvero stancato. Se i concerti altrove non li fanno per vari motivi (che non elenco per non aizzare polemiche) non è affar mio, quando vi sono stati (tante e tante volte) gli eventi in città per me irraggiungibili non mi sono lamentato e se mi interessava mi sono armato di soldi e pazienza per raggiungere la destinazione in silenzio. Ora lo facciano anche gli altri senza far rumore. Arrivo che i Labyrinth hanno appena iniziato. Pensare di raggiungere una posizione “vicina” al palco è naturalmente utopia (molti hanno preso posizione sin dall’alba). Mi sistemo così all’altezza del mixer, defilato sulla destra, guardando il palco. La prestazione dei Labyrinth non mi ha entusiasmato, devo ammetterlo. Roberto Tiranti mi è parso il più in palla della band, ma globalmente ho visto una band statica, da cui mi aspettavo, sinceramente, molto di più. Tralasciando l’acustica, altro tema su cui troverete commenti (tutto ed il contrario di tutto) in rete, dico che da una band che ha alle spalle parecchi album e moltissime date mi aspetto un maggior sostegno al frontman anche da parte dei musicisti. Se dovevano promuovere il nuovo CD “Return 2”, fossi stato uno spettatore novizio … beh, difficilmente correrei a casa in cerca del suddetto. Una occasione persa. Ho comunque ascoltato commenti entusiasti , lungi da me pensare di fornire quindi la versione definitiva dei fatti, c’è chi si accontenta evidentemente. Circa i Maiden che dire? Sono sempre loro, invecchiano bene Dickinson, Harris e Gers … si pone a metà strada Nicko McBrain mentre ho visto appesantiti Dave Murray ed Adrian Smith. Bello il palco (lamentele diffuse circa l’assenza di schermi ai lati), pur in periodi di austerity, con i consueti giochi di luci e grandi proiezioni ad accompagnare ogni canzone. La questione scaletta è stato un altro motivo di polemiche, incentrata sugli album recenti e proponendo la sole “Wrathchild”, “Fear Of The Dark”, “Iron Maiden” e “Running Free” tra i mega classici. Altre polemiche sono emerse sul fatto che il palco sarebbe stato troppo basso. Non so che dire, ho visto i Motorhead a Villa Manin qualche settimana prima e nessuno ha rilevato il dettaglio, evidentemente più gente si raduna, più polemiche nascono. Ah … la questione volume, altro problema sollevato. In effetti al di là del volume non proprio all’altezza, l’impressione che non tutto fosse impeccabile on stage si è avvertita, anche se comunque non la farei così grande. Il nocciolo fondamentale è a mio avviso il fatto che le nuove canzoni sono valide in buona misura, ma spesso dei remake (e qualcosina in meno anche) di classici già scritti e quindi l’amaro in bocca rimane (un po’ la stessa sensazione che ho rilevato in occasione del concerto dei Manowar in Slovenia di un paio di settimane prima). Ad ogni modo Dickinson mantiene ancora una voce formidabile e quindi non resta che aspettare la prossima calata, magari con una scaletta meglio equilibrata e spalmata su tutta la carriera. Ai fans dico che ho appurato l’esistenza del bootleg in vinile del concerto! Con Eddie che abbraccia e divora Villa Manin! Buona caccia! (WB)

Mi capita sempre più di rado di imbattermi in dischetti che destino realmente un interesse incondizionato. Prendiamo i GATECRASHERS, sponsorizzatimi dal sempre vigile Federico Martinelli di Slamrocks, come non fidarsi. Preso-pagato-ascoltato, boom! “Rock’n’roll suicide” (che titolo! Che titolo!) non entra nella sezione Best solo perchà è del 2009, ma la sua collocazione sarebbe quella. Ricordate i Backyeard Babies di “Total 13”? … quando realmente spaccavano,quand’ erano ancora furiosi e rullavano in preda al delirio? Ecco, i nuovi Backyeard si chiamano Gatecrashers e vengono dalla Norvegia, terra incapace di produrre bands trascurabili a quanto pare. Con gli occhi lucidi ascoltando “TV Star” o “Supersonic” pure i Ramones mi sono passati davanti, pensate un po’. Contando che “Outta here alive” e “Get the fuck out” potrebbero essere pure dei Glam tunes alla Pretty Boy Floyd versione scantinato (ma con mixer digitale con numero di canali a 2 cifre per fermarne l’attitudine selvaggia come si deve) non mi resta che dirvi di cercarli e coccolarli. In vena di associazioni bizzarre mi verrebbe da dire che se Leonardo dopo la Gioconda nel 2009 avesse voluto dipingere una istantanea del rock n roll forse avrebbe dipinto proprio i Gatecrashers. Non ho neppure il coraggio di augurare loro almeno la fortuna dei Backyeard Babies, pensare di perdere anche loro tra i meandri di un suono meno diretto mi fa star male. Violenti come e più dei loro amici conterranei Hell Dormer (di cui un giorno, chissà, scriverò due righe malinconiche) non possono e non devono mancare assolutamente nelle case degli appassionati delle bands che ho menzionato. Imperdibili. (WB)

DNR:Visual Evolution

Blacklist Union: Breakin Bread With The Devil

Backyard Babies: Backyard Babies

Lonny Blaster: Love/Hate

Revel: The 4Freaky Songs E.P.

Krys: Under the rain

Ashtones: Hellfire and Paradise Falls

Swedish Erotica: Swedish Erotica

Cherry Lips: Cherry Lips

Asian Typhoon: Wings

The Guestz: Not for money

Editoriale: 2008 poco coraggioso

Concerto: ESP

Pretty Wild: All the way

Wheels of fire

E colpa mia nuovo video ITDO

White Flame: Yesterday’s News

Till Death Do Us Party

Beggars & Losers

L’Aria Che Respiro Soffoca

Let my heart go

The Lucky Ones

Snew You

Anthems Of A Degeneration

Nuovo anno per No Respect.

Wrecked, Wasted and Still don\'t give a Fuck

The Best Of Heaven's Touch (1988-1995)

Alex Falcone: Aphasia.

Disfunctionally Yours¦ Live!

The Big Eye

Wild and nasty

WEDNESDAY 13

Alex Falcone

Inner Force

Ten Hatred Degrees

The Eternal Scream

Badmouth

Rising

Melville

Rock N Roll Overdose

Rock’N’Roll Revival

AphasiA

City streets

Frames

Ordinary Excess

The Hanged Man

Inkarakua

Onsetcold

Chocolate Suitcase

LANDSLIDE LADIES

NO CANDIES

Heartless

Compassion Fatigue

Boys Town

Everyday Demons

Utopia Live In Turin (Aided By Large Quantities of

Credi ancora nel candore?

And You Were A Crow

maggio

Miriam in Siberia

Bullfrog

El-Ghor

Merci Cucù

Miriam in Siberia

Lo-Fi, Back to Tape

PerchÈ Sorridere?!

Fiamma di Ritorno

Bad Sign

Sleep when i’m dead

Behind

This Is Not Woodstock

Living 4

Struck by lightning

CRAZY LIXX

Vision

CRAZY LIXX

Cora

See the thunder

Charlemagne

Barcelona

Soungarden

Cheap Tequila

Mariposa

News

Canzoni Da Spiaggia Deturpata

Metodo di Danza

The Best 1988 “ 1995

Feel The Steel

Black Celebration

The Greta Complotto

Richie Kotzen

Beg For It

Jestrairock

Negrita+Damned

No Answer

Gynger Lynn

Chickenfoot

New rose of tomorrow and dead unplugged

XVIII Pordenone Blues Festival

Online il primo singolo di Bon Jovi

12 Tales from the life of Mr. Someone

Promo

Harassment

El Camino de la Amargura

PIMI 2009 - Ecco i migliori artisti indipendenti dell'anno

L'illusione Del Volo

Sakee Sed

Video MIS

The Ranj

Uscita Chaos Physique

Anche i Cinghiali Hanno La Testa

Lipstick

MEI 2009

Beyond The Sound

Michael Jackson, MP3 e ¦ Danger Danger

Krys

Rome And Roll

Soul Salvation

Controverso

Non voglio che tu muoia ¦

LIVING COLOUR

The Science Of Chaotic Solutions

Fumaretto Neverland Inverno

Cosmic Egg

Barbed Wire

Steadlur

Young & Reckless

Eleven

Il suono del Phon - Mis

Mariposa al Nervelandinverno

Requiem To Rio

Sulla strada

Powerplay 115

Forgiveness Party EP

Lola EP

Split Cassette

Powermod

nuova uscita deftones

Back to the ˜80

stefano sibi

Faster Pussycat

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